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- AnimaTeam - Formazione Animatori Sardegna
Domenica 19 Gennaio, a Mogoro, si è svolta una giornata di Formazione per gli Animatori della Sardegna. La giornata passata a Mogoro è stata formativa sotto diversi punti di vista. Abbiamo avuto la possibilità di incontrare diverse realtà salesiane e non, vivere la messa con gli abitanti del paese ospitante e imparare un nuovo metodo di animazione. Nella prima parte della giornata abbiamo conosciuto la figura di Chiara Lubich attraverso la spiegazione di un focolarino, in seguito abbiamo vissuto il momento della messa e, successivamente, il pranzo. Anche se può sembrare banale, questo è sempre un momento educativo perché riesce a unirci stringendo nuove amicizie e scambiandoci idee ed esperienze. Nel pomeriggio ci è stato presentato il metodo S.P.R.I.N.T. , ovvero una delle modalità che esistono per organizzare degli incontri formativi. Infine, attraverso un laboratorio e divisi per gruppi , ci è stata data l’opportunità di applicare questo metodo ideando un incontro su diverse tematiche di animazione. Questa giornata ci ha consentito sia di rafforzare l’amicizia tra animatori di diversi oratori, sia di imparare un nuovo metodo di animazione per raggiungere al meglio il cuore dei nostri ragazzi.
- Comunità, Servizio, Missione! - MissioLab Terzo Incontro
Il Weekend Missionario! Nello spirito di comunità e di gioia i giovani del MissioLab hanno fatto esperienza del dono di sè e ascoltato testimonianza di cosa significa mettersi al servizio dei più poveri. Non abbiamo molte foto da farvi vedere, soprattutto per questioni di privacy, ma sappiamo come anche una piccola testimonianza sia più potente di una foto. Di seguito tre testimoninaze dei partecipanti del gruppo Toscana e Lazio-Umbria. “ Dammi da bere ” ecco la frase che ha accompagno il mio servizio presso il centro della Caritas nel centro di Firenze allestito contro l’emergenza freddo. 40 persone ecco per chi ero pronto a far servizio ed invece sono loro che hanno dato a me qualcosa. Nei due giorni, che la proposta di missiolab mi ha messo a disposizione, ho avuto modo con i ragazzi della Toscana di ascoltare la testimonianza di chi prima di me si era messo in cammino con l’idea di servire, nel suoi caso i ragazzi del carcere minorile, ed invece si è reso consapevole sempre più che il Signore ci si palesa in ogni luogo e sempre con l’obiettivo di amarci. Tutta l’esperienza non avrebbe avuto senso senza la Parola, meditata ed analizza, nell’episodio della Samarita e del pozzo. La domenica il focus era sulla nostra realtà locale e su come la povertà e le esigenze che genera possono essere affrontate nel concreto proponendo soluzioni pragmatiche ed innovative, utili solo nella dimensione in cui la programmazione e l’analisi precedo l’azione. La collaborazione e chiarezza della missione nell’ottica di testimoniare un Incontro, sono la base di ogni proposta che faremo. I due giorni con la messa vissuta in comunione con altre attività della Toscana mi hanno lasciato con tante domande e poche certezze che però sono certo che aiuteranno il mio cammino. (gruppo Toscana) Il weekend è iniziato con una testimonianza di Stefano sul carcere minorile di Firenze, il quale ha messo in risalto la ricchezza di quei giovani incontrati e di quanto sia difficile, dopo aver scontato la loro pena, reinserirsi in una società che avrà uno sguardo nei loro confronti completamente diverso. Siamo poi stati accompagnati dal Vangelo di Luca, sull'incontro della Samaritana con Gesù: un incontro che la fa sentire amata e non giudicata, liberandola dal peso del passato. Nella serata di sabato, anche noi abbiamo avuto l’opportunità di metterci a servizio in una struttura Caritas per l'emergenza freddo, dove abbiamo condiviso la cena con le persone ospitate. Un momento molto significativo è stato dopo cena, quando alcune persone, in modo spontaneo, hanno iniziato a raccontarci parti importanti della loro vita, come se ci conoscessero già da tempo. Questo ha creato un’ atmosfera familiare, atmosfera che per loro è fondamentale per vivere insieme. Questa esperienza ci ha permesso di capire che non serve fare grandi cose, perché con la loro domanda “ma quando tornate?” possiamo capire che il semplice atto di passare una cena e una serata insieme ha fatto stare bene queste persone, le ha fatte sentire ascoltate e non giudicate. Il secondo giorno, abbiamo analizzato un documento che descriveva il profilo sociale di Livorno, usando l'analisi SWOT. Questo ci ha aiutato a capire i punti di forza e debolezza del nostro oratorio, oltre a farci riflettere sulle opportunità e le minacce che affronta. L'analisi ci ha dato una visione più chiara sul come possiamo migliorare e su quali aspetti il nostro lavoro può fare la differenza per quei ragazzi che ancora sono lontani dal nostro ambiente. (gruppo Toscana) Il weekend missionario del Lazio-Umbria inizia con la preghiera della giornata missionaria mondiale "tu ci invi, come tuoi servi, ai crocicchi delle strade..." . Al "primo crocicchio" abbiamo incontrato i giovani dell'EcoLab di Sant'Egidio: Un garage di montagne di vestiti usati, scarto di molti - possibilità per altri, una messa per la pace a Santa Maria in Trastevere, la testimonianza di Marco: dai crocicchi a costruttori di Pace. Il servizio dell'EcoLab mi ha lasciato uno stupore a tratti amaro, vedendo quanti e quali vestiti vengono "donati" dalla gente che poco fa caso alla qualità dell'indumento che manda ai "più bisognosi". "Tu lo indosseresti?" questo è il metro di valutazione per selezionare il capo da donare. Oltre al conoscere la grande rete di Sant'Egiido, ho scoperto il circolo virtuoso che dei tessuti non selezionati e riciclati. Domenica "secondo crocicchio" - il pranzo della domenica con alcune famiglie di Tor Bella Monaca. Cucinare, apparecchiare e servire le pietanza semplici ma ricche del divertimento della preparazione, in una parrocchia spesso dimenticata e messa in ombra da un contesto non semplice. Anche se solo di due giorni la proposta del weekend porta con sè lo sperimentare il coraggio del donarsi e mettersi completamente nelle mani di chi gestisce da anni quel luogo/attività, assaporando l'incontro con il Signore anche al di fuori del contesto salesiano in cui vivo. (gruppo Lazio-Umbria)
- Sperare è difficile - EESS Avvento Toscana
“Quello che mi stupisce, dice Dio, è la Speranza” : così sono cominciati gli Esercizi Spirituali di Avvento della Toscana. Anche quest’anno, per la seconda volta, i giovani del MGS della Toscana e della Liguria hanno vissuto i loro Esercizi Spirituali in silenzio , dal 29 Novembre al 01 Dicembre, al Monastero di Valserena, ospiti delle suore trappiste. Un’esperienza decisamente diversa da quella del cortile di tutti i giorni che siamo abituati ad abitare. Dopo un primo momento vissuto insieme (e decisamente non silenzioso) della cena di venerdì, sono iniziati gli esercizi spirituali, e con questi il silenzio: fino al pranzo della domenica abbiamo cercato di togliere tutto ciò che non era necessario, a partire dal telefono e la vita caotica di tutti i giorni, piena di riunioni e messaggi, fino alle parole e tutte quelle chiacchiere superflue con cui siamo abituati a riempire ogni situazione. Per riuscire a cogliere davvero la voce del Signore, c’è bisogno di quel silenzio, dentro e fuori di noi, che ci permette di sentire “il sussurro di una brezza leggera”. La Speranza è stata la protagonista di questi tre giorni di silenzio. In questo avvento, in questo anno così particolare, questa Virtù è la guida migliore che avessimo potuto chiedere. “Quello che mi stupisce, dice Dio, è la Speranza” (da “Il portico del mistero della seconda virtù”, Charles Peguy): Dio stesso è stupito della capacità di sperare dell’uomo, da qui il titolo dei nostri Esercizi. Sperare è difficile. Suor Marta Giuliano ha guidato le nostre riflessioni, attraversando la Scrittura insieme ad alcuni personaggi, che sono davvero un modello di come fare a sperare e ad abbandonarsi nonostante le difficoltà. Il primo è stato Abramo , che rimane saldo nella speranza contro ogni speranza. Poi Giovanni Battista , che attende la Speranza e sa che la realizzazione di quella promessa è vicina. Infine, Gesù : portandoci avanti verso il giorno del Natale, la nascita della Speranza, quella Vera, quella dalla quale tutte le altre speranze della nostra vita discendono e acquistano senso. Questi esercizi spirituali, che hanno segnato per tutti noi presenti l’inizio di questo avvento, sono stati davvero un momento per rimettere ordine nel nostro cuore. Per me è stato importante condividere e rimettere al centro quella Speranza della quale quest’anno parliamo tanto, e riportarla alla sua vera fonte, a quel dono che il Signore costantemente ci fa e ci chiede: continuare a sperare anche nelle difficoltà. Vogliamo continuare a vegliare in questo avvento, convinti sempre di più che la nostra speranza ha il suo fondamento saldo in Dio, che è Padre e che ci ama, desiderando il meglio per noi e per la nostra vita.
- I mille volti della povertà - Secondo Incontro MissioLab
Continuano gli incontri di MissioLab... Dopo il primo incontro di conoscenza e introduzione ai mille volti del Mondo, il 16 novembre i giovani del nostro territorio che partecipano al laboratorio missionario, hanno affrontato i diversi volti della povertà , riflettendo cosa oggi significa povertà. Visto che MissioLab viene svolto nelle diverse zone che costituiscono l'MGS IC, ci piacerebbe dare voce ad ogni zona e come nel locale hanno elaborato la tematica. SARDEGNA . P er poter parlare di povertà abbiamo chiamato in aiuto una salesiana cooperatrice della casa salesiana di Cagliari, Daniela Pettinao , insegnante alla facoltà di Economia a Cagliari. Daniela ci ha parlato della povertà in generale ma concentrandosi soprattutto sulla Caritas di Cagliari, mostrandoci così i mille volti del territorio. Dopo il suo intervento ci siamo messi in gioco, in tutti i sensi, con un gioco da tavola strutturato da noi chiamato “ Cagliaropoli ” dove ognuno di noi ha provato ad avere un ruolo decisivo all’interno del territorio di Cagliari. Quello che è emerso dal nostro incontro è la presa di coscienza che la povertà ha mille volti e spesso noi lo riduciamo a uno solo e davanti a Lei, cercare di conoscerla a piccoli passi; partendo dal nostro territorio possiamo provare a metterci in gioco. TOSCANA. Durante questo incontro di MissioLab abbiamo riflettuto su come vivere la missionarietà nel quotidiano . Siamo stati accompagnati da due ospiti speciali, due giovani che vivono la loro vita come una continua missione. Attraverso le loro esperienze: a Lampedusa, in Zimbabwe e nel servizio quotidiano nell’oratorio, nel consiglio comunale e nel centro missionario di Modena ci hanno aiutato a vedere come la missione possa essere vissuta ovunque, come un modo di essere più che un semplice fare. In particolare, hanno raccontato il loro contatto con la povertà in Zimbabwe, di come non si sia trattato solo di "vedere", ma di "toccare" con mano una realtà fatta di volti e storie. Questo incontro ha trasformato il loro sguardo, rendendolo più profondo e umano. Ci hanno fatto riflettere sul rischio di osservare queste realtà solo attraverso uno schermo, riducendo la vita delle persone al tempo di un servizio al telegiornale, e su quanto sia diverso entrare in relazione diretta: le storie diventano vite preziose, che ci sfidano a non voltare lo sguardo. LAZIO-UMBRIA. Il secondo incontro del MissioLab del Lazio-Umbria è stato un vero e proprio dono tanto per i ragazzi partecipanti quanto per i membri stessi dell’equipe formativa, dato che ha visto la presenza di un ospite eccezionale: don Sergio Massiron i, esperto di pastorale giovanile, gestore del blog A Misura d’Uomo, collaboratore de L’Osservatore Romano e teologo nel Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale. Il suo intervento, dopo una breve introduzione della tematica dell’incontro, ovvero le varie povertà che dilaniano il nostro mondo (i molti volti del mondo), ci ha permesso di formarci e conoscere quanto ogni povertà del mondo si intrecci con le altre e ci interessa in modo diretto. Don Sergio ci ha donato un’ampia lettura della relazione della Chiesa con la povertà e con le povertà del mondo. In dialogo con lui i ragazzi hanno avuto la possibilità di arricchire il proprio bagaglio culturale su una piccola parte di storia e di spiritualità ecclesiale. Si sono espressi sui propri dubbi, hanno esposto domande, avanzato riflessioni e interagendo con don Sergio c’è stato davvero modo di intavolare una discussione costruttiva e profonda sui temi proposti. Ringraziamo di cuore don Sergio per la disponibilità e lodiamo il Signore per la bella occasione di crescita di questo incontro. LIGURIA. Pensavamo di fare un incontro molto più semplice e invece si è aggiunto un fuori programma che ci ha fatto piacere… andando a portare un po' di provvidenza alla casa di riposo delle FMA di Alassio, ci hanno invitato a raccogliere un po' di agrumi. Così, dopo aver parlato di tante tipologie di povertà e aver condiviso le nostre propensioni riguardo ad eventuali esperienze di servizio, abbiamo sperimentato l'accoglienza di una nuova casa e con semplicità - tardando un po' il nostro pranzo condiviso - ci siamo messi al lavoro nella raccolta di limoni, mandarini, pompelmi e arance (tutto buono, dobbiamo dire!).
- Speranza e Social Network: costruire un futuro positivo
La Speranza e i Social Network, questo il tema della Formazione Animatori della Toscana, che si è svolta domenica 10 novembre a Pisa. È stata un’importante attività di formazione focalizzata sulla speranza, sulla comunicazione e sull’uso dei social network, rivolta tutti gli animatori e i giovani interessati dai 18 anni in su. All’incontro hanno partecipato animatori, ragazzi e adulti provenienti da praticamente tutte le case salesiane della zona Toscana. Durante l’incontro erano presenti 3 ospiti che hanno portato le loro testimonianze legate alla speranza e alla comunicazione, soprattutto mediante i social. I tre ospiti, anche se con esperienze di vita e di formazione molto diverse, hanno riposto insieme alle domande della Tavola Rotonda, portando la loro esperienza personale e provando a fare luce su se, e come, i social possano essere sorgente di speranza. In particolare, Angelo Mereghetti, Salesiano di don Bosco della nostra ispettoria, ha portato l'esperienza dei Patti Digitali (andate a cercare, è molto interessante!) e della sua formazione in Comunicazione Sociale; Alessandro, in arte SaleSalato, ha ribadito come possiamo essere speranza sui social e nella vita quotidiana continuando ad essere quella "punta di lievito" per le persone intorno a noi; ed infine, don Salvatore Glorioso, responsabile della Pastorale Giovanile dell'Arcidiocesi di Pisa, che ha richiamato l'incontro di Filippo e l'eunuco. Dopo l'ascolto della sua testimonianza, è stato possibile anche fare domande a SaleSalato, soprattutto su ciò che lo ha portato a decidere di intraprendere la strada dell'evangelizzazione e la diffusione sui social e sull’evoluzione del suo percorso di fede. La giornata si è infine conclusa con dei laboratori sulla realizzazione di contenuti social in tutte le forme (post, storie, articoli e podcast) e sulla scrittura creativa (creazione di storie e personaggi). La possibilità di ascoltare testimonianze riguardanti la speranza e come i social influiscano sulla vita di tutti i giorni può essere un’ottima occasione per ampliare le proprie capacità comunicative. Inoltre, è un’attività che può fornire molta più consapevolezza ai giovani sull’impatto che i social possono avere sulla loro vita e su quella di chi hanno accanto. È emerso come i social network possano essere uno strumento veramente prezioso, se usati attentamente e con consapevolezza. Con questa esperienza ho realizzato quanto sia fondamentale la consapevolezza nell’uso di alcuni tipi di piattaforme, e che questo andrebbe trasmesso molto di più alle nuove generazioni che vi si affacciano per la prima volta. Questa attività mi ha ispirato a impegnarmi ancora di più nella mia missione educativa, con nuove informazioni da poter trasmettere.
- Sorgenti di Speranza al Meeting MGS 2024
Dal 6 al 7 Settembre 2024, nell'oratorio del Roma Don Bosco a Cinecittà, si è svolto il Meeting MGS che ha visto coinvolti più di 600 giovani provenienti da tutto il territorio MGS Italia Centrale. Sui passi della proposta pastorale "Attesi dal Suo amore, gioiosi nella Speranza", sono state proposte le attività per tutte le fasce di età: Biennio, Triennio e Giovani adulti. Per entrare nel vivo della proposta pastorale, il Biennio e il Triennio hanno partecipato a giochi e attività ricchi di allegria e formazione. Per i giovani adulti, invece, si è svolta una tavola rotonda come occasione per confrontarsi sul tema della Speranza. Il sabato, tutti i partecipanti hanno preso parte alle "Sorgenti di Speranza", un momento dedicato al confronto con il vissuto di vari testimoni nella loro esperienza di Speranza su alcune tematiche particolari, concludendo poi con un momento di condivisione tra case. Il Meeting MGS si è chiuso con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal nuovo Ispettore dell'ICC Don Roberto Colameo, il saluto dell'Ispettrice Suor Gabriella Garofoli e l'invio dei nuovi incarichi di segreteria e animazione pastorale. In questo Meeting MGS IC, abbiamo fatto esperienza di cosa vuol dire veramente CASA: incontrarsi nuovamente, dopo i campi vissuti insieme l’estate, e percepire invariato il clima di famiglia e unità, anzi sentirlo ancora più forte, è stato un dono prezioso. E’ veramente emozionante vedere come, nonostante la 'lontananza geografica’, ci consideriamo tutti fratelli e sorelle. Non è scontato per un giovane avere l’opportunità, prima dell’inizio della routine scolastica, di vivere un’esperienza di incontro con il Signore e con altri giovani, in un ambiente in cui si respira pienamente il carisma salesiano. Seguendo l’esempio di don Bosco, e per iniziare ad essere insieme delle vere sorgenti di Speranza, abbiamo fatto quest’anno una scelta particolare: invece dei soliti gadget abbiamo deciso di devolvere la cifra di solito destinata a questi ultimi all’oratorio Don Bosco di Alessandria D’Egitto, andando a finanziare le attività oratoriane annuali di 10 bambini. Questo è solo il primo passo fatto insieme: l’augurio è di continuare a camminare per essere dei veri e propri “Pellegrini di Speranza”… prossimo appuntamento insieme: il Giubileo! Trovi tutte le foto qui: https://drive.google.com/drive/folders/1otCc0HTLeNaxMrJH2fAoARCvjlJJ8CjJ
- ALLA SCUOLA DELL’UMILTÀ - Missione in Benin
“Entrate in punta di piedi con i sandali in mano” Questa è la frase che ci ha accompagnato in queste tre settimane di missione. Quest’ultima si è svolta a Cotonou, in Benin nella comunità delle figlie di Maria Ausiliatrice, salesiane di don Bosco, che sin dal primo istante ci hanno fatto sentire a casa. In questa esperienza siamo stati a contatto con diverse realtà che ci hanno mostrato alcuni aspetti di questa città affascinante e contraddittoria. Una delle realtà in cui abbiamo svolto il nostro servizio è stato all’interno dell’Oratorio Salesiano a Zogbo, quartiere di periferia di Cotonou. Qui abbiamo partecipato alle attività estive proposte, come basket, bricollage, calcio, danza e coro. Sono stati tanti i ragazzi che abbiamo incontrato, con cui abbiamo condiviso momenti di gioco e divertimento. Ci ha stupito come, girando per le vie del quartiere, abitato da tanta povertà, l’oratorio sia uno dei pochi punti di incontro, o forse l’unico, spensierato e gioioso per i ragazzi di Zogbo. Quotidianità, complessità, fiducia queste sono le parole che possono descrivere la realtà del “Foyer Laura Vicuna” presente all’interno della comunità che ci ha ospitato. Quotidianità : le ragazze che vengono ospitate qua vivono come una grande famiglia, condividendo non solo i momenti di gioia, festa e fraternità, ma anche, e soprattutto, quelli di fragilità, dolore e difficoltà. Complessità : Ognuna di queste ragazze dietro e dentro di sé porta una storia segnata da sofferenza poiché alcune di loro sono vittime di violenza, abusi e maltrattamenti, ma nonostante questo in ognuna di loro si può vedere la forza, la speranza di un futuro migliore e tanto amore. Fiducia : le suore all’interno della comunità e tutte le educatrici si prendono cura di loro come se fossero delle figlie, cercando ogni giorno nuove opportunità per provare ad assicurargli un futuro migliore. Sebbene queste ragazze abbiamo una storia passata difficile, con il tempo si affidano e si lasciano amare con coraggio dalle FMA e da tutta la comunità educante. In queste tre settimane abbiamo vissuto con loro momenti di preghiera, gioco, ballo, laboratori di creatività e studio; inoltre non sono mancati momenti di condivisione dei loro lavori quotidiani, come cucinare, lavare panni e giardinaggio. Queste ragazze, nonostante le difficoltà che hanno incontrato e incontrano ogni giorno nella loro vita, continuano a sognare e si impegnano per realizzare i loro sogni e lo fanno affidandosi totalmente a Maria e a Dio, lasciandoci senza parole. “-Perché continui a fare quello che fai? -Perché?! Sono solo bambine, solo bambine” C. Nella città di Cotonou si trova il più grande mercato a cielo aperto dell’Africa occidentale, Dantokpa, che con conta circa 20 ettari di terreno. Nel cuore di questo grande mercato si trova la Baraque SOS, non un nome indicativo ma reale. Qui, grazie al lavoro delle assistenti sociali, le bambine che lavorano al mercato tutto il giorno trovano un luogo di riposo, ricreazione, divertimento e spensieratezza. Il nostro servizio qui si è svolto tra danze africane e danze italiane, braccialetti e perline, tra una partita di wari e l’altra, e disegni a volontà. Le bambine all’interno del mercato lavorano tutto il giorno in condizioni precarie, trasportando sulla testa merci di vario genere e di vario peso, avendo la possibilità di mangiare un solo pasto al giorno. Quando le ragazze varcavano l’uscio di quella porta, era come se avvenisse una magia, gli veniva restituito quello che gli avevano preso: l’essere bambine. Queste sono state per noi degli angeli custodi senza ali, perchè si sono prese cura di noi mostrandoci il loro amore e affetto e proteggendoci, diventando loro le adulte della situazione quando ci è capitato di uscire dalla Baraque per girare il mercato. Questa esperienza ci ha mostrato le diverse sfumature della missione speciale che questa comunità porta avanti ogni singolo giorno con amore e cura. Ogni sfumatura di questa missione porta per noi un colore diverso: il verde per la speranza, la fiducia e l’immensa fede che si sono percepite in ogni luogo da noi abitato e visitato. Il rosso è il colore dell’amorevolezza dell’affetto, del bene che aleggia sopra la città di Cotonou; il rosa è stato per noi il colore della cura, dell’attenzione e del riguardo avuti nei nostri confronti; il giallo descrive pienamente la gioia, l’entusiasmo e la serenità che hanno caratterizzato queste 3 settimane; il viola è stato il colore dell’umiltà e della semplicità della gente che vive lì, ma anche del sacrificio e della difficoltà che abbiamo incontrato in questa esperienza. Tutte queste sfumature si uniscono ad un filo: Il filo d’oro. “Questo filo d’oro, desiderio di Dio, è Dio. È lo sguardo della guida che guarda all’insù, è la preghiera di chi si sente piccolo, chi si sente peccatore, è lo sguardo verso i ragazzi che conduce, è lo sguardo verso i poveri che vuoi aiutare, è lo sguardo d’amore”. Gruppo Missionario Benin Angelica, suor Ester, Giulia, Matteo e Suraj
- Un racconto a otto mani - Campo Biblico 2024
Pov: è il mese di Aprile e stai pensando a come organizzare la tua estate. Quest’anno il campo biblico sarà un pellegrinaggio sui luoghi della vita di San Giovanni Bosco. Ci pensi: è un pellegrinaggio, quindi zaino in spalla e parecchi chilometri al giorno da fare; è agosto, fa parecchio caldo; vieni da un anno di lavoro o da una sessione interminabile. Okay, ti iscrivi. Così il 29 luglio siamo partiti, ognuno dalla propria città, e ci siamo messi in cammino. I primi due giorni li abbiamo trascorsi tra Castelnuovo don Bosco, dove Giovannino ha frequentato la scuola da ragazzetto, e Colle don Bosco, visitando la basilica, che ti accoglie col suo rivestimento in legno e la sua raffigurazione del Risorto, e la casetta de I Becchi. Lungo il cammino abbiamo incontrato la cascina Moglia e immaginato tra le vigne i momenti in cui Giovannino poteva studiare e confidarsi con don Calosso, suo “amico dell’anima”, prima guida spirituale. Sono i luoghi dell’infanzia e della crescita, i luoghi che hanno abitato l’immaginario del piccolo Giovanni Bosco e che hanno custodito il suo sogno di trasformare i lupi in agnelli. Nelle Memorie dell’Oratorio, che don Bosco lascerà ai suoi salesiani e ai suoi giovani, scrive che proprio con don Calosso scopriva per la prima volta cosa volesse dire “gustare la vita spirituale”: è parlando con lui che dirà di volersi fare prete “per avvicinarmi, parlare, istruire nella religione tanti miei compagni, che non sono cattivi, ma diventano tali, perché niuno di loro ha cura”. A guidare i nostri passi ogni giorno era un capitolo della Genesi. La Parola di Dio ha guidato la nostra riflessione e la nostra preghiera, proprio con la stessa dinamica di quando si cammina: si va avanti un passo dopo l’altro, senza soffermarsi troppo su quanti chilometri restano. Per me è stato bello arrivare a fine giornata e, nonostante la mia impressione di non aver avuto molti momenti di silenzio, sentire che lo Spirito avesse continuato a lavorare in me attraverso gli amici e la vita del nostro caro don Bosco. Un passo dopo l’altro, scoprendo nuovamente ogni giorno che siamo figli benedetti dal Padre. Siamo ora in cammino verso Chieri, è la prima grande tappa impegnativa e tutti insieme ci spostiamo verso una nuova sistemazione e andiamo alla scoperta della gioventù di Giovannino. Camminando ci siamo messi in gioco l’un l’altro: un piccolo gioco di conoscenza ci ha permesso di confrontarsi a coppie ed entrare in relazione. È stato estremamente piacevole e arricchente sapere di camminare insieme in questi giorni di pellegrinaggio, e non solo. Proprio come Giovanni parlava del suo amico Luigi Comollo, conosciuto proprio a Chieri, con il quale instaurò un forte legame al cui centro è sempre stato il Signore. Chieri rappresenta gli anni del discernimento, spesso ricordati- dallo stesso don Bosco- come ‘i migliori anni’. Abbiamo la possibilità di visitare la struttura del seminario e lì di ascoltare e meditare il brano della Genesi in cui il Signore fa visita ad Abramo e gli annuncia la promessa della discendenza. “Egli alzò gli occhi e vide che tre uomini stavano in piedi presso di lui. Appena li vide, corse loro incontro dall'ingresso della tenda e si prostrò fino a terra, dicendo: Mio signore, se ho trovato grazia ai tuoi occhi, non passare oltre senza fermarti dal tuo servo.” (Gen 18, 2) Abbiamo riflettuto sul passaggio, sulla bocca di Abramo, dal plurale al singolare rivolgendosi ai tre uomini fermi presso di lui; dell’arrivo inatteso del Signore, spesso nei momenti più ‘caldi’. È stato bello fermarsi nel cortile del seminario e raccogliersi in ascolto dello Spirito, probabilmente nei luoghi dove il giovane don Bosco trascorreva gran parte dei suoi silenzi negli anni del seminario. Altro giorno, altro cammino. Di certo questo campo ci ha lasciato un insegnamento per la vita: non si finisce mai di camminare. "E quando le vostre gambe saranno stanche...camminate col cuore" diceva San Giovanni Paolo II. Mai questa frase fu più azzeccata che per questi giorni. Don Bosco qui a Torino lo ha sperimentato. Proprio qui dove si è compiuto il suo sacerdozio e dove dunque si potrebbe credere che il suo cammino spirituale sia arrivato a compimento, egli mosse invece il primo passo. Un passo verso una strada nuova e antica, che lo aveva segnato sin dall’infanzia: quella con il Signore. Qui l’incontro con Bartolomeo Garelli nella chiesa di san Francesco d’Assisi e un Ave Maria che diede inizio a tutto. Un’amicizia verso un ragazzo di cui ancora non sapeva neanche il nome. Poi Valdocco: i giovani di Torino che chiedevano un amico e don Bosco che, senza sapere come, né con quali mezzi o risorse, per diventarlo diede tutto quello che aveva: sé stesso. Un’umile tettoia di un certo signor Pinardi, un cortile, delle pietre poste una ad una dai ragazzi che lo abitavano; una Casa che ancora oggi si apre al mondo e lo accoglie. Qui la nostra ultima tappa del campo Biblico in cui le figure di Giacobbe e di Giuseppe il re dei sogni ci hanno accompagnato nelle nostre riflessioni. Il primo nel capire che la preghiera non è altro che un faccia a faccia con Dio, una lotta con Lui in cui vince chi nella lotta ci resta: chi Lo cerca e chiede il Suo nome. Il secondo nel comprendere che la prima relazione che dobbiamo cercare è quella con il Padre, solo così potremo commuoverci al Suo irrompere nelle nostre vite. Giuseppe meditava sui sogni, ci restava e li affidava. Così dobbiamo fare noi con i nostri desideri di pienezza: abitarli, custodirli e affidarli, a partire dall’incontro con Dio nella Parola e nell’Eucaristia. Il momento centrale delle nostre giornate era proprio quello della Messa. L’ultima celebrazione del campo l’abbiamo vissuta all’interno della chiesa di San Francesco di Sales, per la cui costruzione hanno contribuito proprio i ragazzi di don Bosco. Un momento particolarmente forte per me è stato il canto finale: giullare dei campi. In poche note da una chitarra, delle voci e dei battiti di mani a ritmo, delle parole che continuano a riecheggiare nel tempo, ci ho rivisto la Valdocco di don Bosco. C’è un quadro posto presso l’altare dell’Immacolata che raffigura Domenico Savio e altri ragazzi in piedi, vicini alle panche della Chiesa. Mentre cantavamo il mio sguardo ne è stato catturato e lì ho pensato: “doveva proprio essere così quando c’eri tu”. Possiamo solo esserne grati. Sono stati giorni pieni e ricchi di profondità e di gioia. Ripercorrere i passi della vita di don Bosco accompagnati dall’ascolto della Parola e nella forma di pellegrinaggio è stato una Grazia. Farlo in gruppo è stato un valore aggiunto che ci ha uniti a tal punto da ritagliarci momenti nostri di preghiera, l’uno per l’altro, conoscendo nuove persone o riscoprendone delle altre. Un valore aggiunto che ci ha permesso di ricordarci ancora una volta quanto un sogno di un bambino di soli nove anni, se affidato, possa unire molti più cuori di quanto si possa immaginare. Cuori e volti che camminano come te e con te verso un’unica meta (una sola): il Paradiso, ma con percorsi Unici (diversi e originali, scritti a quattro mani col Padre). Colpisce come nonostante il tempo passi il carisma salesiano continui a crescere. Un dono dello Spirito per tanti che continuano ad entusiasmarsi per la fede incarnata nel servizio dei giovani per altri giovani. Perciò sì, “l’antica fontana del grande cortile” non butterà più acqua ora, ma è ancora vero che tu “aspetti qualcuno che ancora racconti l’amore alla gioventù.” Perciò possiamo solo dirti grazie perché, per un volere più grande, continui ad essere padre, maestro ed amico per tutti i giovani: quelli di ieri e quelli di oggi. Gaia Greco, Mattia De Santis, Sara Loffredo
- Campo Bivio 2024 - Cosa significa ESSERE veramente animatori salesiani?
Da Domenica 21 a sabato 27 luglio si è tenuto, come di consueto, il Campo Bivio, nell’edizione 2024. Dopo un anno di fermo, il Castagno d’Andrea, in Toscana, ha visto la storica partecipazione (record) di 66 persone: 55 ragazzi e 10 membri dell’equipe. Tre annate diverse si sono incontrate per portare a termine la propria formazione iniziale da animatori salesiani, raccogliendo le lezioni della pandemia, della Giornata Mondiale dei Giovani di Lisbona e del Forum MGS IC, e dandosi appuntamento per la formazione permanente. Caro campo Bivio, quante emozioni mi hai lasciato! Sei stato per me testimonianza vera della gioia che porta il donarsi agli altri totalmente. Mi hai insegnato l'importanza di vivere con gioia, umiltà e impegno, ispirata dagli insegnamenti di Don Bosco. La figura di Don Bosco è stata una presenza costante, non solo nelle parole dei nostri animatori, ma anche nello spirito di amicizia e amore che ha permeato ogni attività. Ho lasciato il campo con il cuore pieno di gratitudine e nuove prospettive sull'essere animatori salesiani. Condividere le proprie esperienze personali, i propri sogni e le proprie paure ha creato un legame profondo tra tutti noi e i membri dell'equipe. Questo campo mi ha lasciato più domande di quante ne avevo all'inizio, ma allo stesso tempo mi ha dato la forza per intraprendere veramente il mio cammino! Giorgia Manghi, Varazze Dopo aver imparato l’essenziale per diventare animatori con il Campo Base e aver conosciuto da vicino la vita di Don Bosco con il Campo Bosco, rimaneva ancora aperta la domanda: cosa significa ESSERE veramente animatori salesiani? La risposta a questa domanda l’abbiamo trovata grazie al Campo Bivio, un’esperienza che ci ha dato gli strumenti per capire veramente che cosa significa essere salesiani nelle nostre realtà, nei nostri oratori e nelle nostre scuole, ma anche nella vita di tutti i giorni. È stata una settimana veramente piena di gioia, crescita personale, confronto, riflessioni e anche tanto divertimento. Eravamo ragazzi e ragazze provenienti da realtà molto diverse tra loro, eppure tutti accomunati dall’amore che Dio ci dà, per fare la stessa cosa con gli altri. Il momento che mi ha colpito maggiormente è stato quello della formazione mattutina intitolata “ecco il tuo campo, ecco dove devi lavorare”, proprio perché ci si pone la domanda: perché? Perché siamo animatori salesiani? Lo siamo non perché lo abbiamo deciso, ma perché siamo stati chiamati da Dio e dobbiamo decidere se rispondere o no. Andrea Olla, Cagliari
- Un telaio nelle sue mani
Inizia tutto, come sempre, con la parola del Signore. Ad accogliere la nostra partenza è la parola del Vangelo secondo Marco: "e prese a mandarli due a due [...] ed ordinò loro di non prendere per il viaggio nient'altro che un bastone" [Mc 6, 7-13]. Ad accompagnarci, a uso e costume delle circostanze della modernità, non abbiamo fisicamente un bastone di sostegno a cui affidarsi nel cammino, ma la croce di un mandato missionario, segno indelebile del vero e primigenio sostegno: Gesù. Forti di questo, ogni mattina ci facciamo largo in punta di piedi a Piazzale Nenni per giocare coi ragazzi e le ragazze di questo luogo. Periferico e desolato appare il mondo dei dimenticati, di chi non ha alternative, di chi vede e vive il buio come unica soluzione e possibilità. Il quartiere Paolo VI di Taranto , epicentro della nostra missione, vede e vive il buio da molto tempo e forse, ascoltando le storie di alcuni suoi protagonisti, da sempre. Chiamate a leggere nei cuori potenzialità di bene sono le Figlie di Maria Ausiliatrice che qui ogni giorno affrontano i vivai della criminalità. È grazie all'azione incessante e benevolente delle Figlie di Maria Ausiliatrice. Suore, che ci insegnano ogni giorno come la missione sia un esercizio di fede e di gioia, di carità e di amore, di speranza e di passione. Giungere in un contesto così denso, monòtono e monotòno come Piazzale Nenni, luogo-filatore dell'intricato tessuto di strada di Paolo VI, getta il più saldo degli ideali nel circuito tortuoso della rivalutazione e del dubbio. Qui dove tutto sembra destinato a scivolare via tra roghi, cenere, mobilia, sporcizia, sterpaglie, calcinacci, disillusioni, vergogna e volti che preferiscono il nascondersi, ci muoviamo nel tentativo di costruire percorsi di speranza nella marginalità, stando tra di loro, cercando di incontrarli in modo autentico, senza fingere fiducia e facendogli capire che esiste un'alternativa alla cultura, quella rovinosa, della strada. Nel dare continuità all'attività svolta per le strade la mattina, accogliamo con gioia i bambini e le bambine al pomeriggio negli spazi dell'oratorio l'Aquilone, prendendo parte alle Olimpiadi della Pace , dove loro possono divertirsi ed imparare. Misuriamo nei vari "peccato che domani non ci sarete", "quindi sabato ve ne andate" o "qui mi sento come a casa" l'affetto che questi ragazzi, imparanti della vita, ogni giorno sono disposti a elargire. Diciamo "grazie", un grazie sentito e condiviso, che raccolga in sé i nostri desideri e le nostre speranze: essere telai , aghi e fili di un nuovo e fruttifero filato, quello che contribuirà, sotto le mani del sapiente Sarto, il Signore Gesù, a confezionare abiti a misura della dignità, a misura del rispetto, a misura dell'amore fraterno e umano, a misura del sostegno, a misura del cuore. Edoardo Belfiore e il Gruppo Missionario di Taranto Per approfondimenti leggere gli articoli estesi su: https://donbosco.it/un-telaio-nelle-sue-mani/ https://donbosco.it/dalla-strada-al-paradiso/
- CAMPO BOSCO - Nei luoghi di Don Bosco
Cos’è il campo bosco e cosa è stato per me? Il campo bosco è un campo formativo che si svolge presso i luoghi di vita di Don Bosco, dove ognuno di noi si può calare nel passato attraverso la propria mente e conoscere la realtà dei fatti. Riassumendo la giornata tipo in poche parole posso dire che venivamo svegliati e subito dopo colazione partivamo alla scoperta dei luoghi grazie al nostro pullman che ci ha accompagnato in questi giorni. Arrivati al luogo, camminavamo per vedere tutte le meraviglie e poi dopo pranzo, sempre con il pullman, raggiungevamo un’altra destinazione e a seconda della giornata vivevamo la celebrazione eucaristica proprio in quei posti. Tornati nelle stanze, ci facevamo la doccia, cena e infine la parte più bella, la serata dove ognuno di noi rideva a crepapelle. Parlare del campo bosco per me è un po’ difficile perché è stato il mio primo vero campo formativo, dato che l’anno scorso non ho fatto il campo base e l’unico campo fatto era stato il biennio nel 2021. Questa esperienza mi ha lasciato un qualcosa dentro di incredibile, ho conosciuto gente fuori dalla mia città, sono cresciuto come uomo, come amico ma anche nella mia vita emotiva. Ho conosciuto molta gente fantastica con cui ho fatto amicizia ed è stata in grado di trattarmi come se mi conoscesse da tanto tempo. In modo particolare devo menzionare un membro dell’equipe con cui mi sono subito trovato a mio agio e con cui ho parlato veramente tanto, al punto che quando ci siamo salutati per andare via mi è salita un po’ di malinconia. Ho apprezzato tutta l’equipe perché è stata bellissima. Fare questa esperienza mi ha riempito il bagaglio culturale ed emotivo di moltissime cose, calpestare i luoghi in cui è vissuto Don Bosco è stata un emozione davvero immensa ma se devo essere sincero il mio posto più bello è stata la casa dove è morto Domenico Savio, che è stato il posto in cui ho pianto per la prima volta al campo. Custodirò per sempre questa settimana con amore, pregando sempre e ricordandomi che ho vissuto una delle settimane più belle della mia vita. Lagrasta Francesco, Borgo Don Bosco
- CAMPO ECOLOGICO 2K24: COSTRUIAMO LA PACE, CUSTUDIAMO LA TERRA
Dall’8 al 14 luglio abbiamo partecipato ad un campo legato all'ecologia integrale; dunque, abbiamo svolto dei laboratori sul riciclo, formazioni inerenti al tema e lavori di sistemazione degli ambienti. In particolare, ci ha accompagnato la “Laudato Si’”, l’enciclica scritta da Papa Francesco e che tratta proprio questo tema. La giornata tipo si svolgeva in questo modo: dopo la sveglia alle 7:00, ci si lavava e si scendeva a fare colazione. Eravamo divisi in tre gruppi per svolgere i servizi comuni, cioè apparecchio e sparecchio, lavaggio piatti e pulizia bagni. Le tre squadre erano gli ECONINJA, i GREENBROS e gli EARTHCREW. La mattinata cominciava con un momento di preghiera e con la lettura di un passo del vangelo, seguito da un piccolo pensiero. Successivamente alcuni di noi si recavano nei centri di San Pietro e Morrecine per svolgere alcuni lavori insieme ai ragazzi della comunità “Soggiorno Proposta”, mentre altri invece rimanevano al Feudo, il luogo in cui alloggiavamo, per svolgere attività di giardinaggio, muratura, pulizia dell’ambiente e di murales. Poiché ogni giorno era diverso dagli altri, è capitato che molti di noi partecipassero a dei i laboratori condotti da alcune volontarie che ci hanno insegnato ad utilizzare il telaio, a fare il sapone e la carta riciclata. Inoltre, un giorno abbiamo anche fatto un’uscita in montagna nel Parco della Maiella. Verso le 13:00, grazie ad Agnese e alla qualità dei suoi piatti, pranzavamo e, dopo aver mangiato, avevamo un’oretta e mezza di relax in cui non è mancato il divertimento e durante il quale abbiamo avuto modo di conoscerci a fondo, passando del tempo insieme, giocando e scambiandoci tratti di noi. Alle 15:30 iniziava il momento della formazione organizzata dall’equipe grazie alla quale ogni giorno approfondivamo un capitolo dell’enciclica e aspetti differenti dell’ecologia integrale. Le formazioni sono state veramente ricche di insegnamenti e hanno fatto riflettere molto ciascuno di noi. Dopo, piccola merenda e poi tutti al mare a divertirci. Per quanto riguarda la sera principalmente si giocava. Una sera sono venuti i ragazzi della comunità a cucinare per tutti la pizza, un’altra siamo andati in paese a mangiare il gelato, un’altra ancora abbiamo ascoltato le testimonianze dei ragazzi della comunità. Abbiamo capito che l'ecologia integrale non riguarda solo il rispetto della natura, ma anche l'integrazione con gli altri. Infatti, abbiamo imparato a non lasciarci frenare dai pregiudizi, ma a scoprire chi ci è attorno senza scartare nessuno perché l'apparenza inganna ed è possibile trovare un amico caro in qualcuno di inaspettato. Un insegnamento fondamentale che abbiamo appreso è quello dell'ascolto. In poco tempo, infatti, mostrando attenzione per l’altro abbiamo potuto scambiarci reciprocamente le nostre storie e ciascuno di noi ha regalato e lasciato un pezzetto di se stesso agli altri partecipanti del campo. Rebecca Del Casale, Carlotta Russi - Oratorio di Vasto