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  • Insieme, per raggiungere tutti

    "Bello l'incontro oggi, è andato bene! Si è fatto un po' tardi però, ci vediamo direttamente la settimana prossima?". "Sì, dai. Ciao!". Solito copione. E a quando il parlare insieme di come sta andando il gruppo, di come vediamo i nostri ragazzi? Eccolo, è il tema della giornata di formazione che gli animatori della Toscana il 3 Novembre hanno passato insieme a Firenze: è grazie ad un vero lavoro di squadra che possiamo riuscire ad arrivare davvero ad ogni ragazzo. Il nostro incontro è iniziato con una breve introduzione che ci ha portati all'ascolto della Parola; ci siamo seduti sull'erba del monte vicino al lago di Tiberiade per guardare ancora come il Signore moltiplicò pani e pesci rendendo partecipi di un suo miracolo i suoi apostoli e anche qualcuno di più: il ragazzo che offre il suo poco (che, poi, si sa come va a finire). Il Signore, anche oggi, nei nostri oratori, come in tutti i luoghi e attività della Chiesa, non ci lascia agire da soli, ci mette insieme, vicini gli uni agli altri. Ci dice: "vi metto insieme perché siate Uno". E per fortuna! Immaginate per assurdo una Chiesa, un oratorio, dove tutti fanno tutto da soli: papa, vescovi, sacerdoti, laici. Meglio non immaginare. Meglio andare per un attimo a Torino: all'oratorio di don Bosco, Michele Magone si sente a disagio, un animatore se ne accorge e gli parla. Solo grazie a lui poi, don Bosco riuscirà ad arrivare a Magone in modo mirato. Quanto spesso noi facciamo il "passa parola" di attenzioni da dare ai nostri ragazzi, da darci anche tra di noi? A Mornese, invece, Madre Mazzarello, che è ancora solo Maria Domenica, ci dà un buon esempio di umiltà: riceve tutti i voti per l'elezione come Madre Superiore tranne il suo, quando lo viene a sapere si vede cascare il mondo addosso e accetta il nuovo incarico con rassegnazione per obbedire alla volontà di tutte. Ci regala così una buona occasione per cacciare via da noi ogni presunzione di sentirci migliori di altri. Da una condivisione a gruppi ricaviamo due idee concrete da portare a casa: aumentare il clima di famiglia per favorire il confronto reciproco e aggiungere, alla fine di ogni incontro, un quarto d'ora per condividere le nostre impressioni sulle attività che facciamo e le attenzioni che ci sembra che i ragazzi richiedano. Dopo cena ci spostiamo in centro per arrivare, dopo la Galilea, dopo Torino, dopo Mornese, a Firenze. Un buon fiorentino ci accompagna e tappa per tappa scopriamo Giorgio La Pira. Scopriamo alla chiesa della Badia Fiorentina il suo impegno comunitario come animatore di una Messa per i poveri. A Palazzo Vecchio i suoi viaggi da sindaco per la pace e per il dialogo interreligioso. Alla chiesina di San Michelino la figura di don Bensi, guida spirituale della città: un tessuto sociale che diventa santo insieme. Dopo una sosta alla basilica della Santissima Annunziata, concludiamo davanti alla basilica di San Marco con una preghiera e facciamo ritorno a casa con un po' di energia in più per essere "buoni cristiani, onesti cittadini e futuri abitatori del cielo".

  • I loro passi diventano i nostri

    Il Campo Bosco è ormai finito da qualche giorno e ora, noi tutti che vi abbiamo preso parte, stiamo un po’ tirando le somme e facendo i conti con i ricordi. È stata un’ esperienza di sette giorni, sembrati durare però molto meno, in cui abbiamo seguito i passi di Don Bosco per arrivare a conoscerlo e a capirlo: siamo partiti dal posto in cui è nato per poi spostarci in diversi luoghi significativi per la sua formazione ed educazione, senza tralasciare ovviamente tutte le persone che gli sono state accanto durante la crescita o durante poi la concretizzazione di quel sogno fatto a nove anni. Abbiamo concluso il campo facendo tappa a Genova, ossia la città da cui partirono i primi missionari per far in modo che in nessuna parte del mondo ci fosse un bambino che non si sentisse amato, che si sentisse senza un padre. Abbiamo compreso fino in fondo in questi giorni e sperimentato in prima persona cosa significa ”carisma salesiano” diventando così consapevoli della responsabilità che ci viene data, del ruolo che svolgiamo, ognuno all’interno del proprio oratorio, come animatori salesiani. In questi sette giorni abbiamo avuto modo di confrontarci molto e di scoprire che le difficoltà che affrontiamo quotidianamente nella nostra piccola realtà, i dubbi che ci assalgono e le scelte che ci vengono chieste non sono problemi insormontabili o passi impossibili da compiere bensì semplicemente difficoltà ineludibili da cui poter imparare, dubbi necessari oltre che comuni e scelte che ci rendono ogni giorno testimoni agli occhi degli altri e ci avvicinano sempre più all’essere felici. Il Campo Bosco è stata un’ opportunità per riscoprirsi che abbiamo scelto di non sprecare e di far fruttare al massimo. Sopravvissuti ad un anno scolastico, reduci dal centro estivo e già con la testa in vacanza, siamo tutti partiti senza grandi aspettative per la paura di restare delusi ma desiderosi di metterci in gioco e volenterosi di saper di più riguardo quelle figure di cui spesso ci avevano parlato i nostri educatori, figure come Michelle Rua e Cagliero oppure Madre Mazzarello e Don Pestarino, per poi tornare pieni di gioia, ansiosi di mettere in pratica ciò che abbiamo scoperto di noi stessi e di condividere con gli altri ciò che abbiamo imparato. Personalmente ero partita col desiderio di lasciarmi cambiare per poter crescere e migliorare, lasciando a casa l’orgoglio e le ansie che spesso mi accompagnano, e così facendo ho stretto amicizie destinate a durare e tirato fuori una sensibilità che non sapevo neppure di avere. Durante questi sette giorni non ci siamo mai separati dalle Memorie dell’oratorio di Don Bosco, abbiamo ascoltato diverse testimonianze di Salesiani, FMA e Cooperatori Salesiani e abbiamo riservato ampio spazio per i momenti di riflessione personale ponendo sempre al centro la celebrazione eucaristica. Un tema, infine, che abbiamo affrontato con tanto interesse e particolare riguardo è stato quello della guida spirituale: abbiamo subito notato come ogni figura che incontravamo avesse una guida spirituale, come la cercasse in caso di sua assenza, e ci siamo posti diverse domande a riguardo fino a riconoscerne l’importanza, a decidere di metterci in cammino per trovarla in caso qualcuno di noi ancora non l’avesse o iniziare a sfruttarla al massimo in caso contrario. I ricordi sono perciò davvero tanti, ognuno degno di essere conservato nel cuore e di essere condiviso affinché chiunque lo ascolti possa arricchirsi a sua volta, possa desiderare di avvicinarsi tanto a Dio e vivere con e in questo carisma salesiano.

  • La nostra esperienza al Campo Base

    Il Campo Base rientra all’interno dei campi ispettoriali organizzati ogni anno dal Movimento Giovanile Salesiano, i quali mirano alla formazione dei giovani che desiderano assumere un ruolo attivo all’interno della loro comunità come animatori salesiani. Tuttavia questi campi non vengono mai promossi e valorizzati nella maniera in cui meritano. Ciò accade perché molti credono che i campi di questo tipo siano soltanto una perdita di tempo e di energie, ma non è assolutamente così. Infatti ti permettono di prendere parte ad un’esperienza fuori dal comune e di maturare sia nel rapporto con gli altri sia nella fede. Conoscere e vivere a contatto con persone che prima erano solamente degli sconosciuti ti consente di allargare le tue prospettive, di scoprire nuovi punti di vista e diverse realtà e soprattutto di creare dei legami che porterai sempre con te e che arricchiranno il tuo cammino. Come già accennato, il Campo Base ha la prerogativa di formare le prossime generazioni di animatori salesiani, insegnando loro i punti chiave del vivere salesiano, in maniera tale da renderli consapevoli della grandezza e dell’importanza del loro compito. Perciò i ragazzi sono tenuti a partecipare a corsi di formazione e laboratori che trattano i fondamenti del sistema salesiano ideato da Don Bosco e che pongono quelle che sono le basi per essere in futuro un buon animatore e un buon cristiano. Inoltre, tra gli obiettivi del campo vi è quello di favorire la formazione di un solido gruppo formato dai partecipanti al campo, affinché possano proseguire il loro cammino attraverso i successivi campi ispettoriali, e uno dei modi in cui esso si forma è il servizio. I ragazzi quindi sono tenuti a svolgere le mansioni tipiche del vivere comune, i cosiddetti servizi, e così facendo si trovano a collaborare tra loro, formando una vera e propria squadra che condivide gioie e fatiche. Ciononostante il campo non è solo lavoro e studio, ma presenta una notevole quantità di momenti di gioco e di svago, organizzati dall’equipe di animazione che escogita le modalità più divertenti per poter formare i ragazzi anche attraverso il gioco. In conclusione, il Campo Base è una grandissima possibilità che viene offerta a tutti i giovani che desiderano diventare animatori salesiani ed è anche un’esperienza molto ricca dal punto di vista sia umano sia formativo, perché stimola alla riflessione su noi stessi e su ciò che veramente vogliamo essere una volta divenuti adulti. Non possiamo fare altro se non consigliare a tutti coloro che sono indecisi o hanno intenzione di partecipare al Campo Base o a qualsiasi campo organizzato dal Movimento Giovanile Salesiano di non esitare un minuto di più e di iscriversi, perché è certamente un’esperienza che non ha eguali. Tommaso e Elena Dal 24 giugno al 1 luglio, nella splendida cornice degli Altipiani di Arcinazzo, si è svolta la seconda data del Campo Base 2018, il campo ispettoriale per formazione animatori del Movimento Giovanile Salesiano dell'Italia Centrale. In tutto più di 60 persone, tra ragazzi dai 15 ai 18 anni provenienti da tutto il centro Italia, salesiani, FMA e anche una famiglia con i loro tre figli hanno trascorso una settimana nella struttura salesiana di Casal Biancaneve. Obiettivo: formarsi come animatori e capire veramente cosa vuol dire essere un animatore salesiano. Le giornate erano molto piene e i ritmi serrati. Dopo la sveglia alle 7.30, preghiera mattutina, colazione, servizi e poi subito tutti a lezione, con il primo tema formativo della giornata, che andava dal Sistema Preventivo all'Animazione, passando per Conoscenza di sè e Affettività. Prima di pranzo il momento della messa, e poi, dopo aver mangiato, ricreazione, con i giochi organizzati dall'Equipe del campo. Nel pomeriggio tre ore di laboratori, che racchiudevano l'essenza di tutto ciò che vuol dire animare: Tecniche e Giochi, Animazione Missionaria, Comunicazione, Assistenza e Accoglienza e infine Affettività erano gli argomenti trattati. Poi momento di formazione sul MGS e cena. Dopo di che il momento del gioco serale, dove i ragazzi, divisi in quattro squadre, si sono sfidati tra gare di ballo, sfide di intelligenza, ricerche di tesori, strisciate notturne nel bosco e nazioni del mondo. Dopo il momento della buonanotte finalmente tutti a dormire. Ogni giorno veniva proposta anche un attività diversa. Martedì sera è stato proposto il film "The Giver - Il mondo di Jonas", sul tema dell'affettività; venerdì sera c'è stata l'adorazione eucaristica e giovedì pomeriggio la celebrazione penitenziale, con possibilità di confessarsi; il mercoledì è stato il giorno della camminata in montagna, uno dei momenti più importanti del campo, fondamentale per permettere ai ragazzi di conoscersi meglio e creare rapporti più profondi. La serata finale del campo, il sabato, è stata organizzata interamente dai ragazzi: ogni squadra doveva tenere una delle parti della serata, e una giuria esperta e preparata in materia composta dai membri dell'equipe giudicava lo svolgimento dell'attività organizzata e alla fine decretava il vincitore, ovvero la squadra che aveva rispettato meglio le indicazioni per l'organizzazione del gioco e condotto meglio la sua parte di serata. Domenica invece è arrivato il momento del temutissimo esame finale, dove sono state messe alla prova le conoscenze acquisite. La prova scritta, con lo spettro degli esami di riparazione a settembre al meeting di Roma in caso di bocciatura, e poi un colloquio orale nel quale spiegavamo le nostre motivazioni, cercavamo di ricapitolare l'esperienza e vedevamo cosa ci riportavamo a casa. Personalmente, il Campo Base è stata un esperienza bellissima, molto forte, una tappa fondamentale per me e spero per tutti i ragazzi che vi hanno partecipato. Ho conosciuto molte nuove persone, tra ragazzi e educatori, che hanno lasciato una traccia indelebile nella mia vita e nel mio percorso di crescita personale. Ho imparato molto su cosa voglia dire essere un animatore salesiano, sul fare parte del Movimento Giovanile Salesiano e sulla spiritualità salesiana. Ho appreso molte conoscenze da mettere in pratica nel mio servizio di animazione e ho percorso un passo in più nel mio cammino di formazione, che non può e non deve mai fermarsi. È stata una settimana vissuta a stretto contatto con Dio, con la natura e con persone fantastiche che non dimenticherò mai, sotto lo sguardo di Don Bosco e l'ala protettrice di Maria Ausiliatrice. Dobbiamo necessariamente ringraziare tutta l'equipe del campo, Don Daniele, Don Gianluigi, Don Emanuele, Suor Nicoletta, Suor Emilia, Tiziano, Aurelio, Jean, Elisabetta, Luca e Lara e i loro figli, i gestori della struttura e le fantastiche cuoche, senza i quali tutto questo non sarebbe mai potuto accadere. Grazie di cuore, ci rivediamo a settembre. David Dal 24 giugno al 1 luglio ho partecipato al Campo Base per animatori salesiani che si è svolto ad Arcinazzo in una casa salesiana. Qui ogni giorno partecipavamo a numerose ore di formazione in preparazione all'esame finale ovviamente le ore di studio erano alternate con le ore di svago e conoscenza tra di noi e giorno dopo giorno i legami diventavano sempre più stretti, non solo con i ragazzi di altre case ma anche con l'equipe che con varie attività ci ha fatto scoprire cosa significa davvero essere animatori che seguono la spiritualità salesiana di Don Bosco. Ogni momento passato al campo è stato davvero speciale a partire dai momenti di preghiera che facevamo tutti insieme, alla camminata in montagna, ai momenti di silenzio e di riflessione, alle ore di formazione e studio. Era da molto tempo che avevo il desiderio di partecipare a questo campo ma avevo anche un po' di timore dato che non conoscevo nessuno e invece appena ho messo piede nel pullman ho iniziato a conoscere persone fantastiche e ogni giorno che passava ci aprivamo sempre di più uno con l'altro fino a diventare una grande famiglia che ovviamente comprendeva anche l'equipe, sempre disponibile ad ascoltarci e darci dei consigli e questo penso che sia stata una delle cose più importanti del campo, ovvero l'ascolto reciproco. Concludo con una frase di Don Bosco: 'La prima felicità di un fanciullo è sapersi amato' e sono sicura che ognuno di noi in questo campo si è sentito amato. Clarissa

  • Ci guadagno il colore del grano

    In ogni percorso ci sono dei passi fondamentali da affrontare, nel nostro dell'animazione il Campo Base è uno di questi. Si tratta di un'esperienza che dura una settimana a cui partecipano ragazzi sui 16 anni di tutto il MGS Italia Centrale. Questo permette non solo di crescere ed essere più consapevoli del proprio percorso da animatore, ma anche di stringere nuove e profonde amicizie. Animatori più grandi ci avevano già parlato del campo e di quanto fosse piaciuto loro, dunque avevamo aspettative molto alte, ma mai ci saremmo potuti immaginare di vivere una tale esperienza. Preghiera, colazione e servizi davano inizio ad ogni giornata che proseguiva con laboratori formativi, presenti anche il pomeriggio in maniera più dinamica. La sera si faceva un gioco notturno al termine del quale vi era un pensiero della buonanotte che dava fine alla giornata. Durante la settimana è stato vissuto un giorno diverso dagli altri: il mercoledì abbiamo affrontato una passeggiata sul monte Scalambra che è servita per unire ancora di più il gruppo e metaforicamente per sottolineare come insieme si possano affrontare le difficoltà. Ogni attività, fosse essa un laboratorio, un break o un pranzo, offriva a tutti l'opportunità di stringere legami e conoscere realtà diverse dalla propria. Per noi è stata davvero un'esperienza significativa che ci porteremo sempre nel cuore. Tutti i laboratori svolti sono serviti per crescere come animatori e come persone, sia singolarmente che come gruppo. Ci sono state anche molteplici occasioni per ascoltare se stessi e indagarsi nel profondo; ciò era ben accompagnato da vari momenti di gioco e di condivisione, di gruppo e/o con amici ed educatori. Non sono mancati i tempi di preghiera personale e collettiva, come messa, penitenziale e adorazione eucaristica. Per la perfetta realizzazione del campo è stata fondamentale la presenza di sacerdoti, suore, salesiani e animatori che oltre a giocare con noi erano sempre disponibili all'ascolto e al confronto. Gli addii sono stati sicuramente molto difficili, ma durante questi ci siamo lasciati con una promessa: rivederci al Campo Bosco È un'esperienza che consigliamo a tutti e se ci chiedete cosa abbiamo guadagnato penso che saremmo tutti d'accordo nel dire: "Ci guadagno il colore del grano" (Antoine De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe).

  • Un weekend per costruire ponti

    In preparazione alla festa L’8 aprile si è svolta, come di consueto, la festa MGS Lazio Umbria rivolta ai bambini delle scuole elementari e ai ragazzi delle medie. Ma quest’anno ha avuto una particolarità rispetto al passato… Il sabato prima, 7 aprile, si sono ritrovati all’oratorio del Pio XI non solo i rappresentanti del comitato e gli animatori maggiorenni, ma persino ragazzi più giovani, della fascia d’età delle scuola superiori biennio e triennio, provenienti dai vari oratori salesiani del Lazio, per organizzare la giornata di domenica. Il tema era “+ ponti – muri”, con il ben noto hashtag #nessunoescluso che accompagna tutto il Movimento Giovanile Salesiano dell’Italia da ormai un anno, e nel pomeriggio di sabato è stato preparato tutto il necessario per la buona riuscita della festa di domenica. Per la prima volta i più giovani sono stati in prima persona incaricati, previa organizzazione dei responsabili, di predisporre l’accoglienza, allestire il cortile, ideare i giochi e il momento formativo di preghiera... e possiamo dire che ci sono riusciti benissimo! Non sono mancati ovviamente i momenti educativi anche per loro: prima di mettersi all’opera, i ragazzi hanno ascoltato le testimonianze di don Stefano Casu, salesiano al Sacro Cuore che lavora con i giovani stranieri, e di Ibu, un ragazzo proveniente dal Gambia che è stato accolto appunto nell’oratorio alla stazione Termini, il quale ha condiviso con i giovani il suo passato e di come adesso si stia facendo una vita qui in Italia. Dopo la prima fase di preparazione, un’adorazione con riflessione in cappellina e dopo la cena serata di divertimento tutti insieme, in perfetto stile salesiano. Tutti parte di un movimento Una giornata passata tra giochi e allegria in un clima sereno e di condivisione, in perfetto stile salesiano. Questo è stata la giornata dell’8 aprile, giorno della festa fanciulli MGS Lazio-Umbria. Dalle elementari agli universitari, tutti sono stati coinvolti nella festa. I più piccoli si sono messi in gioco nelle varie attività proposte seguendo il tema “+ ponti, - muri”, i più grandi sono stati al loro fianco accompagnandoli ed animando i vari momenti. Dopo il lancio del tema e i giochi della mattinata, la celebrazione eucaristica presieduta da don Vittorio che nella sua omelia ha coinvolto attivamente i ragazzi presenti sottolineando l’importanza di darsi da fare per costruire ponti eliminando qualsiasi barriera. Pranzo e subito pronto per i giochi del pomeriggio. Un ringraziamento speciale a tutte le persone che hanno collaborato per rendere questo appuntamento occasione di crescita per tutti i partecipanti, dai più grandi ai più piccoli.

  • Li amò fino alla fine

    Don Bosco aveva pensato gli Esercizi come un momento per riposarsi e riprendersi, sia a livello fisico che spirituale. Siamo arrivati venerdì ognuno con motivi diversi: chi per abitudine, chi per staccare dalla vita quotidiana e chi, invece, non avrebbe voluto venire affatto. Invece il Signore ha lasciato un segno nel cuore di ognuno di noi. Primo tra tutti la bellezza e la dolcezza delle suore di clausura della comunità di Santa Chiara, che ci hanno ospitato nel monastero di San Severino, e ci hanno guidato con le loro voci nei nostri momenti di preghiera più intensi. Nei tre giorni abbiamo riflettuto sul Dono di sé che il Signore ha fatto sulla croce per noi e che ci chiede di fare ogni giorno nella nostra quotidianità. “Fino a dare la vita per tutti” è la frase che ci ha accompagnato nei momenti di deserto introdotta dal film “Stelle sulla Terra”, che a modo suo ci racconta come in ogni ragazzo ci sia un punto accessibile al bene, a cui ognuno di noi, come educatori, deve arrivare. La prima riflessione è stata sull’episodio del Vangelo di Giovanni dell’ultima cena, quando Gesù lavando i piedi ai suoi discepoli si dona completamente a loro come un servo al suo padrone. Come Lui stesso nel Vangelo compie gesti semplici, “Si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita”, chiede a noi di donarci in piccoli gesti d’amore tutti i giorni. Nel pomeriggio il brano del vangelo di Giovanni del chicco di grano che cade nella terra e porta frutto ha accompagnato la celebrazione penitenziale che con la grazia di Cristo ci permette di partecipare con cuore nuovo alla Pasqua del Signore. Siamo così arrivati all’Adorazione Eucaristica carichi di pensieri e preghiere da poter affidare al Signore e colmi di gratitudine per la giornata appena trascorsa. Abbiamo concluso con la bella e commuovente testimonianza di Chiara Corbella che, come sale della terra e luce del mondo (Mt 5, 13-16), nella sua breve ma intensa vita, ha dato tutta se stessa per un dono più grande e un amore che porta ancora frutto nella vita di tanti giovani. Don Piero Ingegnere, affiancato dallo Spirito Santo, si è donato a noi per farci comprendere ciò che il Signore ci chiede, che non è mai al di sopra delle nostre capacità. Se siamo partiti dubbiosi di questi Esercizi, torniamo a casa consapevoli che è proprio bello donarsi per qualcuno.

  • Stupore e meraviglia: gli effetti dell'incontro con Lui

    Venerdì pomeriggio ci siamo messi in viaggio per gli Esercizi Spirituali che hanno avuto luogo a Solanas, a Villasimius. La casa che ci ha accolto si trova in riva al mare: le onde, la sabbia, il sole non potevano che aiutarci nelle meditazioni guidate da Don Mirko Rosso. La prima riflessione ha riguardato la nostra predisposizione agli esercizi e alla vita: sono pronto a rimanere incantato davanti al Signore e ad affidarmi completamente a Lui? Faccio in modo che lo Spirito Santo mi guidi nel silenzio e nella solitudine? Queste domande hanno dato luogo all’inizio degli esercizi e hanno permesso di soffermarci sulla cura della preghiera, fonte inesauribile di crescita e di fiducia del rapporto con Dio. La serata di venerdì è continuata con giochi e sfide in cui tutti noi abbiamo potuto divertirci e condividere la gioia di questa esperienza, per poi concludere la serata con la via Crucis prima di andare a dormire. Sabato abbiamo avuto la fortuna di svegliarci con un sole splendente potendo ascoltare le predicazioni di Mirko all’aperto: abbiamo letto gli Atti degli Apostoli e continuato a riflettere sui doni dello Spirito Santo e sulle domande che possiamo porci per crescere da buoni cristiani. Le nostre debolezze e fragilità possono essere occasioni di incontro e di accoglienza se affidate al Signore! Nel pomeriggio abbiamo avuto modo di abbracciare Gesù nella confessione e nella celebrazione penitenziale potendo meditare sui nostri desideri, comportamenti e reazioni di fronte a un problema; in seguito abbiamo cantato insieme nella serata karaoke per poi terminare con l’adorazione eucaristica. Domenica mattina ci siamo riuniti per la celebrazione eucaristica e abbiamo ragionato su come dare spazio allo Spirito Santo per agire su di noi e su come spesso mettiamo invece noi stessi al centro della nostra vita: Dio agisce in modi che spesso non ci aspettiamo e non comprendiamo ma affidandoci alla preghiera possiamo essere testimoni della gioia di essere cristiani donando l’amore che riceviamo agli altri. Questo è il più grande risultato della meraviglia e dello stupore dell’incontro con Lui!

  • La palestra dell'anima

    “Sì ma esattamente cosa sono gli Esercizi Spirituali?” Così un’amica si è rivolta a me subito dopo esser tornato dagli Esercizi Spirituali organizzati dal MGS Lazio- Umbria dal 2 al 4 marzo. Varie sono le risposte che ho tentato di dare prima di leggerne una più “ufficiale”, e data la sua efficacia (e considerato che ubi maior minor cessat) ho deciso di riproporla qui: “Come il passeggiare, il camminare e il correre costituiscono esercizi fisici, così si chiamano Esercizi Spirituali tutti quei modi di preparare e disporre l'anima, così da scartare da sé tutte le affezioni disordinate, e cercare e trovare la volontà divina nella disposizione della propria vita, per la salvezza dell'anima.” (S. Ignazio di Loyola). Essenzialmente l’esperienza vissuta (penso di poter parlare a nome di tutti i 21 giovani presenti) è stato questo: una nicchia in cui cercare di mettere a posto qualche tassello, di rileggere gli ultimi accadimenti, di dare una disposizione alla propria vita. Una pausa non per negare ma per vivere la bellezza dell’ordinario. In particolare questi Esercizi hanno assunto sfumature particolarmente belle, a mio avviso, essendo stati capaci di far convivere profondi silenzi personali con momenti di condivisione con chi era accanto e con il gruppo nella sua totalità. Ecco che il tuo stato d’animo cambiava tanto per un brano della Parola, quanto per un commento, o persino per un sorriso. Questo, esemplificando, è stata per me l’esperienza: il prestare particolare attenzione ad una voce (che pur non smette mai di parlare) e che si mostra in diverse parole, volti, sorrisi, voci, ed anche risate. Così se sento di poter affermare che porto con me riflessioni generate da (ri)letture di passi come quello del martirio di S. Stefano (ed altri, specialmente degli At), allo stesso modo credo di poter dire che porto dietro altrettante riflessioni nate da storie raccontate che si sono incrociate con la mia. Un’esperienza di fede, ma anche un’esperienza di umanità, di Chiesa. Anche questo a mio modo di vedere è toccare con mano cosa significhi fino in fondo quel #nessunoescluso di cui iniziamo a sentir spesso parlare. Anche questo è un esercizio per l’anima.

  • Chiamati a scomodarsi per diventare benedizione

    Non c’è miglior modo di iniziare l’Avvento che lasciarsi guidare ed abitare dallo Spirito Santo. Questo fine settimana venti giovani del Movimento Giovanile Salesiano del Lazio-Umbria si sono ritrovati nella casa salesiana di Genzano per vivere insieme gli Esercizi Spirituali. Accompagnati ed ispirati alla Proposta Pastorale dell’anno, “La Chiesa: Casa per molti, Madre per tutti”, ci siamo lasciati provocare in particolare da tre figure, Abramo, Maria e gli Apostoli. La figura di Abramo ci ha permesso di riflettere su tre parole: Terra, benedizione, discendenza, i tre grandi doni della promessa che Dio concede ad Abram. Essi vengono concessi e si realizzano solamente lasciandosi plasmare dal desiderio di Dio di farsi vicino all’uomo per liberarlo dal buio del peccato. Il Dio di Abram non è dunque paragonabile agli altri dèi dei popoli vicini. Il Dio di Abram è Dio di relazioni. La figura di Maria, nel brano della visitazione e nella preghiera del Magnificat, si pone come nuova Arca dell’Alleanza, portando nel suo grembo la nuova alleanza. Si rivela a noi come donna accogliente e ci dà gli strumenti per poter essere anche noi uomini e donne accoglienti perché radicati sulla Parola del Signore che costantemente ci parla. Maria non è dunque “l’irraggiungibile”, ma si presenta a noi come madre premurosa e vicina che invita anche noi ad essere come Lei: beati. Altro aspetto su cui ci siamo soffermati è la presenza di Maria nel Vangelo di Marco (3, 31-35). La Madre, apre e chiude questo brano che sfida ciascuno di noi a riflettere sul nostro rapporto con il Signore. Oltre alla Madre, nel brano ci vengono presentati due diversi atteggiamenti, due modi di essere in cui ciascuno di noi può identificarsi: i parenti si sa chi sono, conoscono Gesù ma stanno fuori, son o lontani da Lui; la folla non ha un’identità, ma sta seduta attorno a Gesù. Ecco allora che possiamo identificarci come “parenti stretti” di Gesù, ma stare fuori rispetto a Lui, oppure possiamo essere “senza volto e senza identità”, desiderosi però conoscere e ascoltare il Signore. Presumibilmente alcuni della folla dicono a Gesù che fuori ci sono i parenti che lo aspettano. Ci siamo poi soffermati sull’atteggiamento degli Apostoli nel brano della Pentecoste (Atti degli Apostoli 2, 1-13.) L’evento della Pentecoste non è un fatto relegato al passato, legato solamente alla prima comunità dei credenti, ma dentro quell’esperienza ci siamo anche noi, e ciascuno con la propria esperienza di vita. Il tempo che stiamo vivendo è abitato dallo Spirito Santo. Abramo, Maria e gli Apostoli hanno vissuto un cammino di scoperta della fede, illuminati dalla Parola che hanno innanzitutto ascoltato e incontrato. Essi per noi sono immagine viva della Chiesa che è capace di uscire dalle proprie terre di egoismo e di chiusura per diventare luogo fertile in cui far germogliare l’Infinito. Esempio più bello di questo lo vediamo in Maria, Madre per tutti i credenti e donna dell’ascolto, del silenzio e del servizio, che ha saputo insegnare agli Apostoli, dopo i fatti della Resurrezione, ad essere Chiesa accogliente, casa per molti, credenti e non credenti che anelano nel profondo, alla ricerca di quella realtà che disseta e ci fa uno: Gesù Cristo.

  • Il sì che riempie

    Durante i primi tre giorni di dicembre si sono svolti a L’Aquila, presso il Monastero Sant’Amico delle suore di clausura agostiniane, gli Esercizi Spirituali della zona Marche-Abruzzo. Il tema degli Esercizi, predicati da Don Mirko Rosso, è stato “La Chiesa: Casa per molti, Madre per tutti”. Venerdì sera, dopo essere stati accolti nel caldo monastero, ci siamo predisposti all’ascolto dello Spirito Santo, raccogliendoci e meditando nel silenzio. Il giorno dopo abbiamo riflettuto sull'episodio della Pentecoste, cioè l’evento in cui i discepoli ricevono lo Spirito Santo, e sull’immagine dello storpio guarito. Possiamo riconoscerci in questo personaggio, perché molti sono gli ostacoli che incontriamo lungo i nostri cammini, ma grazie alla fiducia e con il nostro “Sì” Dio ci riempie di grazia e amore, ci porge la mano e ci aiuta ad alzarci, a farci saltare dalla gioia come con lo storpio. Dopo il momento di condivisione pomeridiano, toccante è stato l’incontro con due suore di clausura. Smontati un po’ di stereotipi legati alla concezione della clausura, ci hanno raccontato come il loro risveglio è ogni giorno più gioioso del giorno prima, perché sempre più sicure della loro scelta di una vita appartata di preghiera per il prossimo, in comunione con le sorelle, alternata a momenti di cura della casa, dell’orto e di lavori di ricamo. La clausura implica una separazione materiale con il mondo, ma ciò non comporta il disinteresse per l’umanità. La sera, dopo un momento di gioco a squadre, ci siamo riuniti per l’Adorazione Eucaristica serale, momento di preghiera e di incontro con Dio. La domenica, la prima dell’Avvento, iniziata con una spruzzata di neve, abbiamo ripreso le nostre riflessioni attraverso la figura del primo Martire: Santo Stefano. Egli, testimone dell’amore di Dio, giudicato negativamente dai suoi stessi amici, si mette a servizio di Lui per portare l’annuncio di un amore grande, di perdono e misericordia. Accetta il suo destino, così come Maria accetta di diventare madre, in piena fiducia di Colui che è grande e fa cose grandi per noi, senza abbandonarci mai.

  • Abbracciare i confini

    Entrare nella “logica dello sconfinamento di Dio” è stato un po’ il motto degli Esercizi Spirituali che i ragazzi della Toscana e del GR Main Liguria-Toscana hanno vissuto a Lucca, nel weekend della prima domenica di Avvento. Questi tre giorni di Grazia sono incominciati con alcuni consigli che suor Carmen ha voluto regalarci: pendere dalle labbra di Dio e prestare l’orecchio alla Sua Parola. Solo con questi due atteggiamenti di fiducia verso il Padre possiamo vivere al meglio questi giorni di silenzio che nascono proprio per mettere al centro Dio e la Sua Parola. Le tre meditazioni che suor Carmen ci ha proposto hanno avuto come punto in comune il tema della proposta pastorale di quest’anno, colto con una sfumatura particolare sintetizzata nell’hashtag #abbracciareiconfini. Ci siamo lasciati guidare da tre personaggi: Maria, la donna cananea e il centurione Cornelio. In questi tre passi biblici abbiamo tre sconfinamenti del Signore. Con l’Annunciazione, il Padre sceglie di sconfinare nel quotidiano: squarcia i cieli e scende per abitare in mezzo a noi. Maria si interroga, ma non si impone, si affida alla volontà del Signore che sconfina nel suo cuore colmo di Grazia. Anche don Bosco e Madre Mazzarello hanno ricevuto delle annunciazioni. Anche noi nella nostra vita ne abbiamo ricevute, ma forse non sempre siamo stati in grado di riconoscere il Signore che ci cerca, che ci viene incontro. La donna cananea ci ricorda che Cristo è venuto per tutti, anche per quelli che, come lei, stanno ai confini. I discepoli questo non lo avevano capito. Spesso anche noi ci comportiamo come loro. Vediamo dei confini che riteniamo invalicabili, e dimentichiamo che Gesù è quella manna scesa dal cielo per tutta l’umanità. Il centurione Cornelio ci insegna che il confine può diventare il luogo dell’incontro tra le differenze. Dall’incontro tra Pietro e lui scaturisce una grande verità: la Grazia di Dio raggiunge chiunque sia pronto ad accoglierLo nel suo cuore e chiunque viva nella giustizia. Questo ci ha portato a ricordare tutte quelle persone che abbiamo incontrato e che, con la loro bellezza, ci hanno permesso di vedere il volto del Signore. Nella notte tra sabato e domenica abbiamo vissuto un’intensa Adorazione che ci ha permesso di portare davanti al Signore tutte le preghiere nate nei nostri cuori in questi giorni. Domenica mattina don Emanuele ha spezzato per noi la Parola della prima domenica di Avvento, dopo di che ci siamo salutati con una grande certezza: Ciascuno di noi è il preferito di Dio.

  • La bellezza di un Dio che ci ama

    Tre giorni intensi si sono appena conclusi a Suvero, nell’entroterra spezzino. Noi ragazzi del Movimento Giovanile Salesiano della Liguria e della Toscana ci siamo incontrati nelle colline liguri per vivere insieme gli Esercizi Spirituali. Il tema dell’anno pastorale 2017/18, “La Chiesa: Casa per molti, Madre per tutti”, ci ha accompagnato nelle nostre riflessioni aiutati dalla Parola, in particolare dagli Atti degli Apostoli. Tre sono stati i momenti di meditazione, alternati dalla celebrazione penitenziale e dall’Adorazione Eucaristica notturna. Le nostre riflessioni sono partite dalla Pentecoste, quando lo Spirito discende sui discepoli che aprono gli occhi e il cuore al mondo assumendo la capacità di testimoniare cioè di rendere lode a Colui che ci ha creato. Anche noi, nel nostro quotidiano, dobbiamo imparare a uscire da noi stessi per incontrare Gesù nel prossimo e per farlo dobbiamo diventare comunità. Ricevendo lo Spirito il centro non è più il progetto del singolo ma tutti collaborano al progetto di Dio e niente è più senza senso. Ogni comunità però è costituita da individui differenti e quindi essa è soggetta a spaccature. Ma proprio attraverso queste brecce, Dio riesce ad entrare, il suo Amore penetra attraverso quei muri che l’uomo si costruisce per “difendersi” dagli altri uomini. Proprio quando Dio tocca il cuore dell’uomo allora esso non confiderà più nelle sue forze ma si affiderà totalmente al progetto di Dio, perseverando con entusiasmo e fedeltà, proprio come succedeva nella prima comunità cristiana. Ascoltando la Parola cambia il modo di pensare e di vivere: si guardano gli altri con gli occhi di Dio. Si entra in comunione con Dio, con l’Ostia consacrata, si diventa luce per gli altri. “Ci vuole uno sguardo capace di far passare un uomo dalla morte alla vita” e questo non è certamente facile, eppure è il compito di un cristiano, cioè di colui che si sente amato da Dio. Sì, proprio quel Dio che è totalità ma che si fa piccolo, si fa bisognoso, per lasciare spazio all’uomo. Ecco allora la certezza, quella di cui dobbiamo ricordarci ogni volta che facciamo il segno della Croce: Dio ci ama così tanto da dare la vita per noi, per la nostra salvezza. Qui entra in gioco Stefano, primo martire della storia cristiana, uomo pieno di Spirito, disprezzato dai suoi amici perché aveva cambiato vita per testimoniare la Verità. Il martirio è l’annuncio di un amore più grande capace di trasformare la cattiveria degli uomini in offerta di salvezza. Gli avversari sono benedetti e i nemici amati. Quanto è già difficile amare un amico, pensate un nemico! Un amore così grande si può sperimentare anche nel nostro quotidiano “basta” vivere dell’amore di Gesù. Ecco perché i martiri sono sorridenti: vivono la gioia del dono. Il momento più intenso di questi tre giorni è stato sicuramente quando ci siamo trovati faccia a faccia con Gesù, durante l’Adorazione. Per tutta la notte ci siamo alternati a stare con Lui, a dialogare con Lui, ascoltando la Sua voce. In questo momento Lui ha toccato il nostro cuore, la nostra anima, ci ha fatto sentire il Suo calore di Padre e Amico. Lui è il Fedele. E proprio per la sua fedeltà ci mettiamo interamente nelle sue mani, perché è da lì che proveniamo. Lui è la nostra guida. Sei pronto a lasciarti prendere per mano da Gesù? Riesci a fare un passo indietro, un passo di umiltà per riconoscere che Cristo è il tuo Re?

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