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Chiamati a scomodarsi per diventare benedizione


Non c’è miglior modo di iniziare l’Avvento che lasciarsi guidare ed abitare dallo Spirito Santo.

Questo fine settimana venti giovani del Movimento Giovanile Salesiano del Lazio-Umbria si sono ritrovati nella casa salesiana di Genzano per vivere insieme gli Esercizi Spirituali.

Accompagnati ed ispirati alla Proposta Pastorale dell’anno, “La Chiesa: Casa per molti, Madre per tutti”, ci siamo lasciati provocare in particolare da tre figure, Abramo, Maria e gli Apostoli.

La figura di Abramo ci ha permesso di riflettere su tre parole: Terra, benedizione, discendenza, i tre grandi doni della promessa che Dio concede ad Abram. Essi vengono concessi e si realizzano solamente lasciandosi plasmare dal desiderio di Dio di farsi vicino all’uomo per liberarlo dal buio del peccato. Il Dio di Abram non è dunque paragonabile agli altri dèi dei popoli vicini. Il Dio di Abram è Dio di relazioni.

La figura di Maria, nel brano della visitazione e nella preghiera del Magnificat, si pone come nuova Arca dell’Alleanza, portando nel suo grembo la nuova alleanza. Si rivela a noi come donna accogliente e ci dà gli strumenti per poter essere anche noi uomini e donne accoglienti perché radicati sulla Parola del Signore che costantemente ci parla. Maria non è dunque “l’irraggiungibile”, ma si presenta a noi come madre premurosa e vicina che invita anche noi ad essere come Lei: beati.

Altro aspetto su cui ci siamo soffermati è la presenza di Maria nel Vangelo di Marco (3, 31-35). La Madre, apre e chiude questo brano che sfida ciascuno di noi a riflettere sul nostro rapporto con il Signore. Oltre alla Madre, nel brano ci vengono presentati due diversi atteggiamenti, due modi di essere in cui ciascuno di noi può identificarsi: i parenti si sa chi sono, conoscono Gesù ma stanno fuori, son o lontani da Lui; la folla non ha un’identità, ma sta seduta attorno a Gesù. Ecco allora che possiamo identificarci come “parenti stretti” di Gesù, ma stare fuori rispetto a Lui, oppure possiamo essere “senza volto e senza identità”, desiderosi però conoscere e ascoltare il Signore. Presumibilmente alcuni della folla dicono a Gesù che fuori ci sono i parenti che lo aspettano.

Ci siamo poi soffermati sull’atteggiamento degli Apostoli nel brano della Pentecoste (Atti degli Apostoli 2, 1-13.) L’evento della Pentecoste non è un fatto relegato al passato, legato solamente alla prima comunità dei credenti, ma dentro quell’esperienza ci siamo anche noi, e ciascuno con la propria esperienza di vita. Il tempo che stiamo vivendo è abitato dallo Spirito Santo.

Abramo, Maria e gli Apostoli hanno vissuto un cammino di scoperta della fede, illuminati dalla Parola che hanno innanzitutto ascoltato e incontrato. Essi per noi sono immagine viva della Chiesa che è capace di uscire dalle proprie terre di egoismo e di chiusura per diventare luogo fertile in cui far germogliare l’Infinito. Esempio più bello di questo lo vediamo in Maria, Madre per tutti i credenti e donna dell’ascolto, del silenzio e del servizio, che ha saputo insegnare agli Apostoli, dopo i fatti della Resurrezione, ad essere Chiesa accogliente, casa per molti, credenti e non credenti che anelano nel profondo, alla ricerca di quella realtà che disseta e ci fa uno: Gesù Cristo.







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