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  • Insieme a Gesù, al servizio degli altri

    Oratorio di Monleone, domenica 24 febbraio 2019. Dopo aver attraversato innumerevoli paesini, siamo arrivati all’Oratorio di Monleone, dove siamo stati caldamente accolti con una ricca colazione. Verso le 10 ci siamo spostati nella sala adibita a teatrino e, dopo una breve presentazione da parte dell’incaricata dell’Oratorio di Monleone, abbiamo iniziato la prima attività con la stessa psicologa che aveva partecipato al primo incontro. L’incontro di domenica era incentrato sulla seconda parte del tema MGS di quest’anno, ovvero “Per la vita degli altri”, quindi il rapporto con il prossimo. La psicologa ci ha descritto i diversi tipi di rapporti che ci possono essere tra le persone, coinvolgendoci in prima persona con domande ed esempi. Terminata questa prima attività, dopo una piccola pausa che ci ha permesso conoscerci a vicenda, ci siamo spostati nella piccola chiesetta di Monleone ed è stata celebrata la messa da don Emanuele De Maria e Don Marco. Successivamente, siamo andati a pranzare tutti insieme e abbiamo fatto una bella foto nel cortile esterno, complice una bellissima giornata di sole. La seconda attività è stata tenuta da don Emanuele, il quale, partendo da alcuni titoli di giornale, ci ha fatto riflettere su quanto sia difficile oggigiorno giudicare se le azioni compiute sono a favore o contro le altre persone. Inoltre, ci ha fatto analizzare alcuni episodi biblici in cui Gesù ha aiutato il prossimo, cambiandogli la vita per sempre. Dopo i saluti siamo ripartiti, ciascuno verso le proprie destinazioni, contenti di un altro incontro che ci ha permesso di riflettere su noi stessi e il nostro rapporto con il prossimo.

  • MGS Liguria in trasferta a Mornese

    Mornese, 20/01/2019 - Una giornata proposta ai ragazzi dall’età delle medie fino agli universitari in cui siamo stati guidati dalle suore FMA della comunità di Mornese, alla scoperta della figura di Madre Mazzarello, nella condivisione, immersi in un clima di famiglia. La giornata è iniziata con un viaggio verso la cittadina piemontese: all’arrivo ci siamo separati in gruppi, dividendoci per età così da poter condividere questi momenti di gioco, riflessione e confronto con ragazzi di altre realtà. Durante l’arco della giornata abbiamo visitato la casa natia della santa, dove abbiamo approfondito la vita di Maria Domenica: come sia riuscita, in silenzio e umilmente, a donare tutta se stessa a Dio e agli altri, come abbia affrontato con coraggio momenti di debolezza ad esempio il periodo di malattia che ha segnato la sua vita, mettendo in discussione tutte le sue certezze, trovando la forza di affidarsi e capire quale fosse il progetto di Dio su di lei. Una tappa fondamentale è stato il Museo Missionario che ci ha aiutato a capire come il carisma di Madre Mazzarello si sia diffuso nel mondo grazie a 6 giovani, di cui due ragazze di 17 anni, che si sono imbarcate da Genova verso un luogo a loro sconosciuto, sicure che, con la fede e tenendo viva la loro relazione personale con Gesù, avrebbero potuto far fronte a qualsiasi situazione. Successivamente ci siamo recati al collegio, destinato alle figlie di Maria Ausiliatrice da don Bosco per permettere alle suore di vivere in comunità, accogliendo le ragazze emarginate dal paese e insegnando loro a cucire. Nonostante la divisione in gruppi abbiamo potuto condividere il pranzo e la Messa, cantando tutti insieme e intonando come canto finale “Oltre quella finestra”: testo scritto da alcune ragazze dell’Ispettoria ILS per ricordare a tutti quanto Maria Domenica, guardando dalla finestrella della Valponasca, si sentisse chiamata a portare l’amore infinito di Gesù a coloro che le stavano intorno. Al termine di questa giornata, stanchi ma con la voglia di raccontare nei nostri oratori la storia di Madre Mazzarello, non possiamo non pensare come una donna così determinata, energica e innamorata di Dio, possa essere un grande esempio per tutti di come ESSERE UNA MISSIONE PER LA VITA DEGLI ALTRI!

  • CON(DI)VIVO: quando lo studio diventa opportunità

    Livorno, 14-18 gennaio 2019. Si è conclusa la convivenza studio per universitari, la prima del Movimento Giovanile Salesiano della zona Toscana. Sono stati giorni caratterizzati, oltre che dallo studio (forse un po' matto ma non disperatissimo), anche da un forte clima di semplicità e familiarità tra noi ragazzi, grazie anche all’oratorio salesiano di Livorno che ci ha accolto come se fosse casa nostra: in ogni piccolo momento della vita di tutti i giorni (la preparazione del pranzo, della cena e il gioco in oratorio con i bambini) ciascuno ha messo del suo, facendo scoprire agli altri le sue qualità e i suoi punti deboli. È stato come rivivere il clima che si respirava a Valdocco ai tempi di don Bosco, in cui giovani e salesiani condividono gli spazi e i momenti di preghiera tutti insieme, tra cui anche una lectio in parrocchia a cui noi universitari abbiamo avuto modo di partecipare. Come in tutte le case, non sono mancati i momenti di gioco, di cena insieme alla comunità salesiana e agli altri animatori e neanche il momento di un'uscita in giro per Livorno. Se dovessi racchiudere l'esperienza in due parole sceglierei: serenità e opportunità. "Serenità" perché, nonostante il periodo di sessione d'esame, l'esperienza mi ha permesso in questi giorni di uscire dalla routine quotidiana, di fermarmi un attimo e di studiare più tranquillamente; "Opportunità" perché mi ha permesso di conoscere altre persone, di condividere i miei interessi e scoprirne di nuovi. È un'esperienza che consiglio perché mi ha fatto riscoprire che, anche quando meno te lo aspetti, il Signore si fa sempre riconoscere ed è pronto a non lasciarti vincere dalla preoccupazione e dalla chiusura in te stesso. "Qui con voi mi trovo bene, è proprio la mia vita stare con voi."

  • Nel cerchio d’amore della Trinità

    Quando mi è stato chiesto di scrivere un articolo sugli esercizi spirituali che noi giovani della Liguria e della Toscana abbiamo vissuto da venerdì 30 novembre a domenica 2 dicembre, ho subito pensato che sarebbe stato difficile rendere la ricchezza e l’intensità delle giornate trascorse. Spero comunque di potervi dare un piccolo assaggio! Il nostro “Tabor” è stato la Cittadella dell’Immacolata, sul monte Fasce, vicino a Genova. Il luogo ci ha aiutato fin da subito a entrare nel clima adatto agli esercizi: potevamo vedere dall’alto la città che per molti di noi rappresenta il quotidiano, sentire i suoi rumori ovattati… circondati dalla tranquillità è stato più facile accogliere l’invito a “Sostare”, per andare in profondità insieme alla Madonna, Vergine del silenzio. In un mondo che esalta l’esteriorità e le apparenze, riducendo la ricerca della nostra interiorità alla ricerca del benessere psico-fisico e dell’armonia con il cosmo, abbiamo capito l’importanza di “Riscoprire” invece il cammino verso il nostro cuore, in senso biblico il luogo della nostra totalità e l’organo della preghiera. Qui, nel nostro cuore, scopriamo che non ci siamo solo noi! Infatti “il nostro cuore non è campo disabitato, ma è terra in cui dimora una Presenza”. Per essere consapevoli di questa Presenza è necessario cambiare la nostra “postura” abituale: comprendere che Dio ci cerca sempre per primo e che siamo al centro del circolo d’amore che lega le Persone della Trinità. Don Marco Frecentese, il nostro predicatore, ci ha spiegato questo concetto facendo riferimento alla bellissima immagine della “Trinità misericordiosa” di suor Caritas Müller, che ci ha accompagnato durante tutte le giornate. Attraverso Gesù che ci dona la Sua relazione con il Padre, nel nostro intimo c’è un nucleo sempre in contatto con Dio per opera dello Spirito Santo: la preghiera non è quindi un qualcosa da praticare, ma un dono già ricevuto, da far vibrare. In modo particolare abbiamo sfruttato questo tesoro tanto naturale che è la preghiera durante l’adorazione notturna, un momento davvero intenso di intimità con il Signore. Il passaggio successivo, “Lasciarsi amare”, è stato molto consolante secondo me: l’amore di Dio non dipende da quanto siamo degni, dal nostro essere all’altezza di ogni situazione, come invece il mondo in continuazione pretende. Dio ti ama perché sei tu, non perché hai fatto qualcosa. In particolare durante la celebrazione penitenziale per me è stato bellissimo sperimentare che l’amore incondizionato di Dio si rivela nei momenti più bui, nel deserto, quando ci sentiamo deboli. Ma proprio i nostri limiti e le nostre ferite, che spesso ci scoraggiano, sono le fessure attraverso cui l’amore di Dio può penetrare nel nostro cuore di pietra e scioglierlo da dentro. È un’immagine che mi ha molto colpito, anche perché se Dio stesso ha scelto di essere un “Dio vulnerabile” io non mi devo sforzare di essere più forte di quello che sono! Può stupire forse, ma è bello ammettere di essere vulnerabili davanti a Dio, e così lasciarsi amare e consolare: “l’amore è possibile solo tra due cuori feriti” e “il Cuore di Gesù è un cuore ferito, per sempre, per amore”. L’ultima tappa, “Io sono missione” ci ha metaforicamente “catapultati” verso l’esterno: dopo aver scoperto in noi il dono della preghiera ed aver ricordato la nostra altissima dignità di figli amati dal Padre, abbiamo capito che quella di figli non è l’unica identità che condividiamo con il Figlio, Gesù: con Lui, come Lui, siamo chiamati ed essere missione, a realizzare la volontà di Dio. Mi ha colpito molto la spiegazione per cui la volontà di Dio non consiste in un qualcosa da eseguire, ma nel desiderio da innamorato che Dio prova nei nostri confronti. Se rimaniamo legati come il tralcio alla Vite possiamo vivere questa profonda relazione, che ci mette al centro dell’Amore avvolgente della Trinità e che ci rivela come missione #perlavitadeglialtri! Infine, oltre ai ringraziamenti a don Marco Frecentese e a FMA ed SDB che ci hanno accompagnato, vorrei aggiungere che vivere esperienze tanto forti con giovani non “solo” accomunati dalla fede, ma anche dal sentirsi figli di don Bosco, parte di un carisma, ha reso tutto ancora più intenso e mi ha fatto sentire a casa. Non poteva esserci modo migliore per iniziare l’Avvento! Per chi è arrivato a leggere fino a qui, la Madonna, Vergine del silenzio e Immacolata, ci insegni a far vibrare le corde del nostro cuore, perché la musica della nostra preghiera e della nostra vita sia dolce per il Bambino che nascerà.

  • IO SONO una missione

    Anche quest’anno, in occasione dell’Avvento, noi giovani della Casa salesiana di Macerata, insieme ai giovani di Civitanova Marche, abbiamo partecipato agli Esercizi Spirituali che il Movimento Giovanile Salesiano propone. Un momento davvero molto atteso, in grado di offrire l'occasione di riprendere un po' fiato, staccandosi dall'affanno della quotidianità per potersi ricentrare, vivendo con più serenità e consapevolezza l'Avvento. Un momento per riprendere la giusta ricarica e vivere uno spazio di silenzio necessario, che permette di spolverare il cuore. Ci siamo ritrovati, dunque, dal 30 novembre al 2 dicembre a Pollenza, ospitati dalle Sorelle Povere di Santa Chiara: eravamo un bel gruppo, circa una trentina di giovani! Non è stato, però, il numero più consistente del solito a dare la nota positiva, bensì la bella sintonia e il bel clima che si è creato tra noi. Le suore clarisse ci hanno accolti nella loro residenza, regalandoci la possibilità di vivere in una piccola oasi pacifica un momento davvero intenso. Ad accompagnarci durante queste tre giornate, Don Francesco Valente, un salesiano che ci ha molto colpiti e al quale siamo grati per le belle e intriganti parole condivise con noi, giorno dopo giorno, meditazione dopo meditazione. Grazie a lui, abbiamo potuto approfondire il tema dell’anno pastorale “Io Sono una Missione”, tratto dal capitolo quinto dell’enciclica “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco. Abbiamo avuto modo di riflettere su quanto, ancor prima di “una missione”, sia centrale quell’ “io sono”. Noi siamo. Siamo figli, uomini, fratelli e sorelle, pensati e desiderati ad immagine e somiglianza di Dio Padre. Solo riusciremo guardare il mondo con la luce giusta, con la luce del Padre, allora anche noi potremmo splendere di quella santità alla quale siamo stati tutti chiamati, radicando in noi stessi l’essere missione per la vita degli altri. Alcune modalità organizzative di questo ritiro ci hanno sorpresi: venerdì, appena arrivati, dopo la sistemazione dei bagagli e una breve meditazione introduttiva, abbiamo avuto occasione di vivere la cerimonia penitenziale, che ordinariamente avveniva sempre i giorni successivi. Questa novità, propria di una Chiesa giovane che conosce i giovani, ci ha permesso di affrontare con grande serenità i due giorni successivi, disponendoci ad un ascolto sincero della Parola. Nella giornata di sabato, tra una meditazione e l’altra, ci siamo sperimentati nei piccoli servizi vivendo proprio come una famiglia, anche grazie all’aiuto di Fabio e Brunella Cifola, i nostri grandi chef. I momenti conviviali non sono mai mancati: tra giochi, canti, chiacchiere e preghiere abbiamo avuto modo di conoscerci per quello che siamo. A sottolineare il senso di famiglia e comunione, il momento di incontro e testimonianza con le sorelle clarisse e la stupenda conclusione della giornata con l’Adorazione Eucaristica. Immancabili e fondamentali nella loro presenza anche Suor Loredana FMA, Don Emanuele De Maria SDB e Don Flaviano D’Ercoli SDB, che hanno passato con noi questo tempo, accompagnandoci e sostenendoci, ai quali siamo grati per la loro vicinanza e disponibilità. La nostra avventura si è conclusa domenica mattina, con un bel momento di condivisione, la celebrazione eucaristica della prima domenica di Avvento insieme alla comunità delle clarisse, e l’invito a vivere questo tempo di attesa attivamente, da missionari nel quotidiano.

  • E tu come stai?

    Il weekend dal 23 al 25 novembre un gruppo di ragazzi ha colto un’occasione straordinaria per ascoltare Dio. Partendo dalla domanda “A che punto sono nella mia vita?”, Don Ivan, il predicatore, ci ha accompagnato ad un incontro determinante, soprattutto alle porte dell’Avvento, quello con Dio; insomma dietro alla domanda “come stai?” ci viene richiesto di andare oltre il convenzionale “tutto bene” per poter vedere in faccia la verità e provare a capire dove stiamo andando. Quindi gli esercizi spirituali non sono stati uno stacco dalla realtà, ma una prospettiva diversa da cui vederla. Importanti sono stati i tre momenti di deserto, in cui, in maniera differente, ognuno di noi si è sentito toccare il cuore da interrogativi e provocazioni che non ci permettono di restare inermi, ma ci chiamano ad un quotidiano e profondo cambiamento. Se la tecnica della Lectio è stata il canale privilegiato con cui Dio ci ha parlato, sicuramente noi avevamo bisogno di sintonizzarci sulla Sua “frequenza” e ciò non sarebbe stato possibile senza la partecipazione a momenti come la Messa, il Rosario e la Confessione. Un altro punto di forza era il confronto, che si poteva vivere in momenti più informali tra noi o, meglio ancora, con i Salesiani e le Figlie di Maria Ausiliatrice presenti, che offrivano volentieri una parola di conforto, di correzione o di incoraggiamento a chiunque ne avesse bisogno. Un’altra componente significativa sono state le testimonianze di Suor Adele e delle novizie Sara, Sara e Carmen, le quali hanno condiviso parte della loro vita facendoci capire che il progetto che Dio ha per noi non corrisponde sempre al nostro, anzi, a volte ci chiama su strade che inizialmente avremmo escluso, trasmettendo la bellezza di dire sì a Lui e la libertà che scaturisce dall’abbandonarsi a chi ci ama e chiede fiducia. Ma come posso capire a cosa Dio mi chiama? Io non sento mica la Sua voce! È questo il centro: partire dalle vicende quotidiane, soprattutto dalle più evidenti, e viverle bene. Solo così saremo in grado di capire a cosa siamo chiamati nelle cose più grandi, vivendo in pieno la realtà di ogni giorno. Lo stesso stile di queste giornate, pur avendo al centro tematiche non facili, è stato molto semplice, improntato sullo stile di Don Bosco, che non escludeva mai un “sano divertimento”. Per questo i momenti di gioco ed allegria non sono potuti mancare; persino nelle meditazioni erano presenti impegni pratici, esperienze personali e modalità che scoraggiavano ogni possibile astrazione dalla mia realtà. Insomma davvero un’esperienza ricca di divertimento, riflessione e soprattutto un’opportunità di crescita nel rapporto col Signore, in un momento delicato come l’Avvento che troppe volte passa inosservato o travolto dalle mille attività che tempestano le nostre giornate. Mi auguro che anche tu che leggi possa rispondere alla domanda “Tu come stai?” che ogni giorno Dio ci pone, accettando l’idea di poter essere sconvolto dalla risposta e di ricominciare, giorno dopo giorno, partendo da essa, consapevole che non saremo mai soli nel nostro cammino. A volte sembra che Dio faccia silenzio, o meglio, che sia lì, da qualche parte, a confermare una routine in cui tutto sommato, tra fatiche e difficoltà, non stiamo poi così male. Ma se non fosse così? Se ci stesse urlando qualcosa di diverso?

  • Dentro ad ogni problema c'è una risorsa

    Riscoprire Dio che si dona per noi sulla croce: questo è uno dei punti su cui ci siamo concentrati durante gli esercizi spirituali che si sono svolti ad Arborea dal 23 al 25 novembre. Sin da venerdì si è respirato un clima di famiglia e di condivisione favorito anche dalla confidenza che si è creata fin da subito tra i presenti; Don Valerio ci ha aiutato a riflettere su come ognuno di noi fosse chiamato ad essere santo seguendo anche l’esempio di San Paolo che nella sua prima lettera ai Corinzi si sofferma su questo tema; non sono mancati poi gli spunti importanti, offerti anche dai riferimenti su altri brani della Bibbia che ci sono stati proposti. E’ stato importante capire che se San Paolo è riuscito a testimoniare ed essere un esempio a Corinto, luogo notoriamente difficile per tutti gli ostacoli che gli si sono posti davanti, ognuno di noi può riuscire nella propria vita e nella propria realtà se si affida a Dio! La serata poi è continuata con la cena e il gioco in cui abbiamo dovuto risolvere alcune piccole sfide: abbiamo potuto ballare, ridere e divertirci insieme. A seguire, grazie all’aiuto di Suor Graziella, abbiamo potuto pregare il rosario missionario sotto le stelle, per poi poter andare a riposare per il giorno dopo. Sabato abbiamo riflettuto sul capitolo 13 della Prima lettera ai Corinzi: la carità. Siamo stati chiamati a fare verità su come conduciamo la nostra vita con varie occasioni per soffermarci anche sul nostro rapporto con il prossimo e con Dio; amare qualcun altro significa dare la vita per questa persona, che si tratti di un amico, una fidanzata, un padre o una madre. Comportarsi in modo tale da vivere in equilibrio tra la dimensione di essere padre e quella di essere figlio, in cui abbiamo occasione, nel primo caso, di guidare e dirigere gli altri e nel secondo, di lasciarsi condurre e farsi servo, ci permette di donarci agli altri. Abbiamo vissuto insieme la celebrazione eucaristica e dopo pranzo abbiamo condiviso ciò che ognuno di noi aveva elaborato durante il deserto. Nel pomeriggio abbiamo riscoperto l’amore di Dio tramite la celebrazione penitenziale aiutati dalla parabola del Padre Misericordioso; abbiamo potuto vivere il sacramento della riconciliazione. Abbiamo capito, sempre grazie all’aiuto di Don Valerio, che ogni nostra convinzione porta a un’emozione e questa ha come conseguenza un’azione: in questo modo possiamo sperimentare sempre che quello che pensiamo, proviamo e facciamo è correlato. Domenica è iniziata con una meditazione sui sacramenti che ha colpito tutti: siamo chiamati a rivivere la resurrezione di Gesù con tutto ciò che implica, anche la sofferenza e il sacrificio della croce. Da qui lo spunto sul trovare nel problema una risorsa, anche dai nostri comportamenti sbagliati. Questo può aiutarci a capire come modificare il nostro comportamento, ma soprattutto ad accettarci imperfetti ricordando sempre che l’amore di Dio nei nostri confronti è infinito e non si può ridurre a un ragionamento umano della misurazione matematica del faccio-ricevo. Tutti noi siamo protagonisti, tutti noi siamo prodigio!

  • «Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare, perché sono giovane»

    Spesso si pensa che una volta raggiunta la maggior età si sia maturi e formati al 100%... ma non è per niente così! È da lì che inizia tutto! E i 50 ragazzi che domenica 11 novembre erano alla formazione giovani a Varazze l'hanno capito. È stata una giornata di vera comunità e condivisione: a partire dall'accoglienza ci siamo sentiti subito in famiglia. Dopo un breve momento di preghiera guidato da don Alessio, siamo stati divisi in due gruppi per sviluppare in differenti maniere il tema della giornata: “io sono una missione”. Abbiamo avuto modo di condividere le nostre idee con suor Rebecca e avere un confronto su noi stessi con una psicologa. Non c'era modo migliore di concludere la mattinata se non con la Messa tutti insieme. Dopo un buon pranzo in compagnia, il parroco di Varazze don Claudio ha proposto una lectio divina sul tema “missione”, approfondendo le figure di Geremia, di Samuele e di san Paolo. La giornata si è conclusa con un riscontro riguardante la giornata e con l’arrivederci ai prossimi incontri: gli Esercizi Spirituali d'Avvento sul Monte Fasce e a Monleone per la seconda parte della proposta pastorale “#per la vita degli altri”!

  • Insieme, per raggiungere tutti

    "Bello l'incontro oggi, è andato bene! Si è fatto un po' tardi però, ci vediamo direttamente la settimana prossima?". "Sì, dai. Ciao!". Solito copione. E a quando il parlare insieme di come sta andando il gruppo, di come vediamo i nostri ragazzi? Eccolo, è il tema della giornata di formazione che gli animatori della Toscana il 3 Novembre hanno passato insieme a Firenze: è grazie ad un vero lavoro di squadra che possiamo riuscire ad arrivare davvero ad ogni ragazzo. Il nostro incontro è iniziato con una breve introduzione che ci ha portati all'ascolto della Parola; ci siamo seduti sull'erba del monte vicino al lago di Tiberiade per guardare ancora come il Signore moltiplicò pani e pesci rendendo partecipi di un suo miracolo i suoi apostoli e anche qualcuno di più: il ragazzo che offre il suo poco (che, poi, si sa come va a finire). Il Signore, anche oggi, nei nostri oratori, come in tutti i luoghi e attività della Chiesa, non ci lascia agire da soli, ci mette insieme, vicini gli uni agli altri. Ci dice: "vi metto insieme perché siate Uno". E per fortuna! Immaginate per assurdo una Chiesa, un oratorio, dove tutti fanno tutto da soli: papa, vescovi, sacerdoti, laici. Meglio non immaginare. Meglio andare per un attimo a Torino: all'oratorio di don Bosco, Michele Magone si sente a disagio, un animatore se ne accorge e gli parla. Solo grazie a lui poi, don Bosco riuscirà ad arrivare a Magone in modo mirato. Quanto spesso noi facciamo il "passa parola" di attenzioni da dare ai nostri ragazzi, da darci anche tra di noi? A Mornese, invece, Madre Mazzarello, che è ancora solo Maria Domenica, ci dà un buon esempio di umiltà: riceve tutti i voti per l'elezione come Madre Superiore tranne il suo, quando lo viene a sapere si vede cascare il mondo addosso e accetta il nuovo incarico con rassegnazione per obbedire alla volontà di tutte. Ci regala così una buona occasione per cacciare via da noi ogni presunzione di sentirci migliori di altri. Da una condivisione a gruppi ricaviamo due idee concrete da portare a casa: aumentare il clima di famiglia per favorire il confronto reciproco e aggiungere, alla fine di ogni incontro, un quarto d'ora per condividere le nostre impressioni sulle attività che facciamo e le attenzioni che ci sembra che i ragazzi richiedano. Dopo cena ci spostiamo in centro per arrivare, dopo la Galilea, dopo Torino, dopo Mornese, a Firenze. Un buon fiorentino ci accompagna e tappa per tappa scopriamo Giorgio La Pira. Scopriamo alla chiesa della Badia Fiorentina il suo impegno comunitario come animatore di una Messa per i poveri. A Palazzo Vecchio i suoi viaggi da sindaco per la pace e per il dialogo interreligioso. Alla chiesina di San Michelino la figura di don Bensi, guida spirituale della città: un tessuto sociale che diventa santo insieme. Dopo una sosta alla basilica della Santissima Annunziata, concludiamo davanti alla basilica di San Marco con una preghiera e facciamo ritorno a casa con un po' di energia in più per essere "buoni cristiani, onesti cittadini e futuri abitatori del cielo".

  • I loro passi diventano i nostri

    Il Campo Bosco è ormai finito da qualche giorno e ora, noi tutti che vi abbiamo preso parte, stiamo un po’ tirando le somme e facendo i conti con i ricordi. È stata un’ esperienza di sette giorni, sembrati durare però molto meno, in cui abbiamo seguito i passi di Don Bosco per arrivare a conoscerlo e a capirlo: siamo partiti dal posto in cui è nato per poi spostarci in diversi luoghi significativi per la sua formazione ed educazione, senza tralasciare ovviamente tutte le persone che gli sono state accanto durante la crescita o durante poi la concretizzazione di quel sogno fatto a nove anni. Abbiamo concluso il campo facendo tappa a Genova, ossia la città da cui partirono i primi missionari per far in modo che in nessuna parte del mondo ci fosse un bambino che non si sentisse amato, che si sentisse senza un padre. Abbiamo compreso fino in fondo in questi giorni e sperimentato in prima persona cosa significa ”carisma salesiano” diventando così consapevoli della responsabilità che ci viene data, del ruolo che svolgiamo, ognuno all’interno del proprio oratorio, come animatori salesiani. In questi sette giorni abbiamo avuto modo di confrontarci molto e di scoprire che le difficoltà che affrontiamo quotidianamente nella nostra piccola realtà, i dubbi che ci assalgono e le scelte che ci vengono chieste non sono problemi insormontabili o passi impossibili da compiere bensì semplicemente difficoltà ineludibili da cui poter imparare, dubbi necessari oltre che comuni e scelte che ci rendono ogni giorno testimoni agli occhi degli altri e ci avvicinano sempre più all’essere felici. Il Campo Bosco è stata un’ opportunità per riscoprirsi che abbiamo scelto di non sprecare e di far fruttare al massimo. Sopravvissuti ad un anno scolastico, reduci dal centro estivo e già con la testa in vacanza, siamo tutti partiti senza grandi aspettative per la paura di restare delusi ma desiderosi di metterci in gioco e volenterosi di saper di più riguardo quelle figure di cui spesso ci avevano parlato i nostri educatori, figure come Michelle Rua e Cagliero oppure Madre Mazzarello e Don Pestarino, per poi tornare pieni di gioia, ansiosi di mettere in pratica ciò che abbiamo scoperto di noi stessi e di condividere con gli altri ciò che abbiamo imparato. Personalmente ero partita col desiderio di lasciarmi cambiare per poter crescere e migliorare, lasciando a casa l’orgoglio e le ansie che spesso mi accompagnano, e così facendo ho stretto amicizie destinate a durare e tirato fuori una sensibilità che non sapevo neppure di avere. Durante questi sette giorni non ci siamo mai separati dalle Memorie dell’oratorio di Don Bosco, abbiamo ascoltato diverse testimonianze di Salesiani, FMA e Cooperatori Salesiani e abbiamo riservato ampio spazio per i momenti di riflessione personale ponendo sempre al centro la celebrazione eucaristica. Un tema, infine, che abbiamo affrontato con tanto interesse e particolare riguardo è stato quello della guida spirituale: abbiamo subito notato come ogni figura che incontravamo avesse una guida spirituale, come la cercasse in caso di sua assenza, e ci siamo posti diverse domande a riguardo fino a riconoscerne l’importanza, a decidere di metterci in cammino per trovarla in caso qualcuno di noi ancora non l’avesse o iniziare a sfruttarla al massimo in caso contrario. I ricordi sono perciò davvero tanti, ognuno degno di essere conservato nel cuore e di essere condiviso affinché chiunque lo ascolti possa arricchirsi a sua volta, possa desiderare di avvicinarsi tanto a Dio e vivere con e in questo carisma salesiano.

  • La nostra esperienza al Campo Base

    Il Campo Base rientra all’interno dei campi ispettoriali organizzati ogni anno dal Movimento Giovanile Salesiano, i quali mirano alla formazione dei giovani che desiderano assumere un ruolo attivo all’interno della loro comunità come animatori salesiani. Tuttavia questi campi non vengono mai promossi e valorizzati nella maniera in cui meritano. Ciò accade perché molti credono che i campi di questo tipo siano soltanto una perdita di tempo e di energie, ma non è assolutamente così. Infatti ti permettono di prendere parte ad un’esperienza fuori dal comune e di maturare sia nel rapporto con gli altri sia nella fede. Conoscere e vivere a contatto con persone che prima erano solamente degli sconosciuti ti consente di allargare le tue prospettive, di scoprire nuovi punti di vista e diverse realtà e soprattutto di creare dei legami che porterai sempre con te e che arricchiranno il tuo cammino. Come già accennato, il Campo Base ha la prerogativa di formare le prossime generazioni di animatori salesiani, insegnando loro i punti chiave del vivere salesiano, in maniera tale da renderli consapevoli della grandezza e dell’importanza del loro compito. Perciò i ragazzi sono tenuti a partecipare a corsi di formazione e laboratori che trattano i fondamenti del sistema salesiano ideato da Don Bosco e che pongono quelle che sono le basi per essere in futuro un buon animatore e un buon cristiano. Inoltre, tra gli obiettivi del campo vi è quello di favorire la formazione di un solido gruppo formato dai partecipanti al campo, affinché possano proseguire il loro cammino attraverso i successivi campi ispettoriali, e uno dei modi in cui esso si forma è il servizio. I ragazzi quindi sono tenuti a svolgere le mansioni tipiche del vivere comune, i cosiddetti servizi, e così facendo si trovano a collaborare tra loro, formando una vera e propria squadra che condivide gioie e fatiche. Ciononostante il campo non è solo lavoro e studio, ma presenta una notevole quantità di momenti di gioco e di svago, organizzati dall’equipe di animazione che escogita le modalità più divertenti per poter formare i ragazzi anche attraverso il gioco. In conclusione, il Campo Base è una grandissima possibilità che viene offerta a tutti i giovani che desiderano diventare animatori salesiani ed è anche un’esperienza molto ricca dal punto di vista sia umano sia formativo, perché stimola alla riflessione su noi stessi e su ciò che veramente vogliamo essere una volta divenuti adulti. Non possiamo fare altro se non consigliare a tutti coloro che sono indecisi o hanno intenzione di partecipare al Campo Base o a qualsiasi campo organizzato dal Movimento Giovanile Salesiano di non esitare un minuto di più e di iscriversi, perché è certamente un’esperienza che non ha eguali. Tommaso e Elena Dal 24 giugno al 1 luglio, nella splendida cornice degli Altipiani di Arcinazzo, si è svolta la seconda data del Campo Base 2018, il campo ispettoriale per formazione animatori del Movimento Giovanile Salesiano dell'Italia Centrale. In tutto più di 60 persone, tra ragazzi dai 15 ai 18 anni provenienti da tutto il centro Italia, salesiani, FMA e anche una famiglia con i loro tre figli hanno trascorso una settimana nella struttura salesiana di Casal Biancaneve. Obiettivo: formarsi come animatori e capire veramente cosa vuol dire essere un animatore salesiano. Le giornate erano molto piene e i ritmi serrati. Dopo la sveglia alle 7.30, preghiera mattutina, colazione, servizi e poi subito tutti a lezione, con il primo tema formativo della giornata, che andava dal Sistema Preventivo all'Animazione, passando per Conoscenza di sè e Affettività. Prima di pranzo il momento della messa, e poi, dopo aver mangiato, ricreazione, con i giochi organizzati dall'Equipe del campo. Nel pomeriggio tre ore di laboratori, che racchiudevano l'essenza di tutto ciò che vuol dire animare: Tecniche e Giochi, Animazione Missionaria, Comunicazione, Assistenza e Accoglienza e infine Affettività erano gli argomenti trattati. Poi momento di formazione sul MGS e cena. Dopo di che il momento del gioco serale, dove i ragazzi, divisi in quattro squadre, si sono sfidati tra gare di ballo, sfide di intelligenza, ricerche di tesori, strisciate notturne nel bosco e nazioni del mondo. Dopo il momento della buonanotte finalmente tutti a dormire. Ogni giorno veniva proposta anche un attività diversa. Martedì sera è stato proposto il film "The Giver - Il mondo di Jonas", sul tema dell'affettività; venerdì sera c'è stata l'adorazione eucaristica e giovedì pomeriggio la celebrazione penitenziale, con possibilità di confessarsi; il mercoledì è stato il giorno della camminata in montagna, uno dei momenti più importanti del campo, fondamentale per permettere ai ragazzi di conoscersi meglio e creare rapporti più profondi. La serata finale del campo, il sabato, è stata organizzata interamente dai ragazzi: ogni squadra doveva tenere una delle parti della serata, e una giuria esperta e preparata in materia composta dai membri dell'equipe giudicava lo svolgimento dell'attività organizzata e alla fine decretava il vincitore, ovvero la squadra che aveva rispettato meglio le indicazioni per l'organizzazione del gioco e condotto meglio la sua parte di serata. Domenica invece è arrivato il momento del temutissimo esame finale, dove sono state messe alla prova le conoscenze acquisite. La prova scritta, con lo spettro degli esami di riparazione a settembre al meeting di Roma in caso di bocciatura, e poi un colloquio orale nel quale spiegavamo le nostre motivazioni, cercavamo di ricapitolare l'esperienza e vedevamo cosa ci riportavamo a casa. Personalmente, il Campo Base è stata un esperienza bellissima, molto forte, una tappa fondamentale per me e spero per tutti i ragazzi che vi hanno partecipato. Ho conosciuto molte nuove persone, tra ragazzi e educatori, che hanno lasciato una traccia indelebile nella mia vita e nel mio percorso di crescita personale. Ho imparato molto su cosa voglia dire essere un animatore salesiano, sul fare parte del Movimento Giovanile Salesiano e sulla spiritualità salesiana. Ho appreso molte conoscenze da mettere in pratica nel mio servizio di animazione e ho percorso un passo in più nel mio cammino di formazione, che non può e non deve mai fermarsi. È stata una settimana vissuta a stretto contatto con Dio, con la natura e con persone fantastiche che non dimenticherò mai, sotto lo sguardo di Don Bosco e l'ala protettrice di Maria Ausiliatrice. Dobbiamo necessariamente ringraziare tutta l'equipe del campo, Don Daniele, Don Gianluigi, Don Emanuele, Suor Nicoletta, Suor Emilia, Tiziano, Aurelio, Jean, Elisabetta, Luca e Lara e i loro figli, i gestori della struttura e le fantastiche cuoche, senza i quali tutto questo non sarebbe mai potuto accadere. Grazie di cuore, ci rivediamo a settembre. David Dal 24 giugno al 1 luglio ho partecipato al Campo Base per animatori salesiani che si è svolto ad Arcinazzo in una casa salesiana. Qui ogni giorno partecipavamo a numerose ore di formazione in preparazione all'esame finale ovviamente le ore di studio erano alternate con le ore di svago e conoscenza tra di noi e giorno dopo giorno i legami diventavano sempre più stretti, non solo con i ragazzi di altre case ma anche con l'equipe che con varie attività ci ha fatto scoprire cosa significa davvero essere animatori che seguono la spiritualità salesiana di Don Bosco. Ogni momento passato al campo è stato davvero speciale a partire dai momenti di preghiera che facevamo tutti insieme, alla camminata in montagna, ai momenti di silenzio e di riflessione, alle ore di formazione e studio. Era da molto tempo che avevo il desiderio di partecipare a questo campo ma avevo anche un po' di timore dato che non conoscevo nessuno e invece appena ho messo piede nel pullman ho iniziato a conoscere persone fantastiche e ogni giorno che passava ci aprivamo sempre di più uno con l'altro fino a diventare una grande famiglia che ovviamente comprendeva anche l'equipe, sempre disponibile ad ascoltarci e darci dei consigli e questo penso che sia stata una delle cose più importanti del campo, ovvero l'ascolto reciproco. Concludo con una frase di Don Bosco: 'La prima felicità di un fanciullo è sapersi amato' e sono sicura che ognuno di noi in questo campo si è sentito amato. Clarissa

  • Ci guadagno il colore del grano

    In ogni percorso ci sono dei passi fondamentali da affrontare, nel nostro dell'animazione il Campo Base è uno di questi. Si tratta di un'esperienza che dura una settimana a cui partecipano ragazzi sui 16 anni di tutto il MGS Italia Centrale. Questo permette non solo di crescere ed essere più consapevoli del proprio percorso da animatore, ma anche di stringere nuove e profonde amicizie. Animatori più grandi ci avevano già parlato del campo e di quanto fosse piaciuto loro, dunque avevamo aspettative molto alte, ma mai ci saremmo potuti immaginare di vivere una tale esperienza. Preghiera, colazione e servizi davano inizio ad ogni giornata che proseguiva con laboratori formativi, presenti anche il pomeriggio in maniera più dinamica. La sera si faceva un gioco notturno al termine del quale vi era un pensiero della buonanotte che dava fine alla giornata. Durante la settimana è stato vissuto un giorno diverso dagli altri: il mercoledì abbiamo affrontato una passeggiata sul monte Scalambra che è servita per unire ancora di più il gruppo e metaforicamente per sottolineare come insieme si possano affrontare le difficoltà. Ogni attività, fosse essa un laboratorio, un break o un pranzo, offriva a tutti l'opportunità di stringere legami e conoscere realtà diverse dalla propria. Per noi è stata davvero un'esperienza significativa che ci porteremo sempre nel cuore. Tutti i laboratori svolti sono serviti per crescere come animatori e come persone, sia singolarmente che come gruppo. Ci sono state anche molteplici occasioni per ascoltare se stessi e indagarsi nel profondo; ciò era ben accompagnato da vari momenti di gioco e di condivisione, di gruppo e/o con amici ed educatori. Non sono mancati i tempi di preghiera personale e collettiva, come messa, penitenziale e adorazione eucaristica. Per la perfetta realizzazione del campo è stata fondamentale la presenza di sacerdoti, suore, salesiani e animatori che oltre a giocare con noi erano sempre disponibili all'ascolto e al confronto. Gli addii sono stati sicuramente molto difficili, ma durante questi ci siamo lasciati con una promessa: rivederci al Campo Bosco È un'esperienza che consigliamo a tutti e se ci chiedete cosa abbiamo guadagnato penso che saremmo tutti d'accordo nel dire: "Ci guadagno il colore del grano" (Antoine De Saint-Exupéry, Il Piccolo Principe).

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