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  • Abbracciare i confini

    Entrare nella “logica dello sconfinamento di Dio” è stato un po’ il motto degli Esercizi Spirituali che i ragazzi della Toscana e del GR Main Liguria-Toscana hanno vissuto a Lucca, nel weekend della prima domenica di Avvento. Questi tre giorni di Grazia sono incominciati con alcuni consigli che suor Carmen ha voluto regalarci: pendere dalle labbra di Dio e prestare l’orecchio alla Sua Parola. Solo con questi due atteggiamenti di fiducia verso il Padre possiamo vivere al meglio questi giorni di silenzio che nascono proprio per mettere al centro Dio e la Sua Parola. Le tre meditazioni che suor Carmen ci ha proposto hanno avuto come punto in comune il tema della proposta pastorale di quest’anno, colto con una sfumatura particolare sintetizzata nell’hashtag #abbracciareiconfini. Ci siamo lasciati guidare da tre personaggi: Maria, la donna cananea e il centurione Cornelio. In questi tre passi biblici abbiamo tre sconfinamenti del Signore. Con l’Annunciazione, il Padre sceglie di sconfinare nel quotidiano: squarcia i cieli e scende per abitare in mezzo a noi. Maria si interroga, ma non si impone, si affida alla volontà del Signore che sconfina nel suo cuore colmo di Grazia. Anche don Bosco e Madre Mazzarello hanno ricevuto delle annunciazioni. Anche noi nella nostra vita ne abbiamo ricevute, ma forse non sempre siamo stati in grado di riconoscere il Signore che ci cerca, che ci viene incontro. La donna cananea ci ricorda che Cristo è venuto per tutti, anche per quelli che, come lei, stanno ai confini. I discepoli questo non lo avevano capito. Spesso anche noi ci comportiamo come loro. Vediamo dei confini che riteniamo invalicabili, e dimentichiamo che Gesù è quella manna scesa dal cielo per tutta l’umanità. Il centurione Cornelio ci insegna che il confine può diventare il luogo dell’incontro tra le differenze. Dall’incontro tra Pietro e lui scaturisce una grande verità: la Grazia di Dio raggiunge chiunque sia pronto ad accoglierLo nel suo cuore e chiunque viva nella giustizia. Questo ci ha portato a ricordare tutte quelle persone che abbiamo incontrato e che, con la loro bellezza, ci hanno permesso di vedere il volto del Signore. Nella notte tra sabato e domenica abbiamo vissuto un’intensa Adorazione che ci ha permesso di portare davanti al Signore tutte le preghiere nate nei nostri cuori in questi giorni. Domenica mattina don Emanuele ha spezzato per noi la Parola della prima domenica di Avvento, dopo di che ci siamo salutati con una grande certezza: Ciascuno di noi è il preferito di Dio.

  • La bellezza di un Dio che ci ama

    Tre giorni intensi si sono appena conclusi a Suvero, nell’entroterra spezzino. Noi ragazzi del Movimento Giovanile Salesiano della Liguria e della Toscana ci siamo incontrati nelle colline liguri per vivere insieme gli Esercizi Spirituali. Il tema dell’anno pastorale 2017/18, “La Chiesa: Casa per molti, Madre per tutti”, ci ha accompagnato nelle nostre riflessioni aiutati dalla Parola, in particolare dagli Atti degli Apostoli. Tre sono stati i momenti di meditazione, alternati dalla celebrazione penitenziale e dall’Adorazione Eucaristica notturna. Le nostre riflessioni sono partite dalla Pentecoste, quando lo Spirito discende sui discepoli che aprono gli occhi e il cuore al mondo assumendo la capacità di testimoniare cioè di rendere lode a Colui che ci ha creato. Anche noi, nel nostro quotidiano, dobbiamo imparare a uscire da noi stessi per incontrare Gesù nel prossimo e per farlo dobbiamo diventare comunità. Ricevendo lo Spirito il centro non è più il progetto del singolo ma tutti collaborano al progetto di Dio e niente è più senza senso. Ogni comunità però è costituita da individui differenti e quindi essa è soggetta a spaccature. Ma proprio attraverso queste brecce, Dio riesce ad entrare, il suo Amore penetra attraverso quei muri che l’uomo si costruisce per “difendersi” dagli altri uomini. Proprio quando Dio tocca il cuore dell’uomo allora esso non confiderà più nelle sue forze ma si affiderà totalmente al progetto di Dio, perseverando con entusiasmo e fedeltà, proprio come succedeva nella prima comunità cristiana. Ascoltando la Parola cambia il modo di pensare e di vivere: si guardano gli altri con gli occhi di Dio. Si entra in comunione con Dio, con l’Ostia consacrata, si diventa luce per gli altri. “Ci vuole uno sguardo capace di far passare un uomo dalla morte alla vita” e questo non è certamente facile, eppure è il compito di un cristiano, cioè di colui che si sente amato da Dio. Sì, proprio quel Dio che è totalità ma che si fa piccolo, si fa bisognoso, per lasciare spazio all’uomo. Ecco allora la certezza, quella di cui dobbiamo ricordarci ogni volta che facciamo il segno della Croce: Dio ci ama così tanto da dare la vita per noi, per la nostra salvezza. Qui entra in gioco Stefano, primo martire della storia cristiana, uomo pieno di Spirito, disprezzato dai suoi amici perché aveva cambiato vita per testimoniare la Verità. Il martirio è l’annuncio di un amore più grande capace di trasformare la cattiveria degli uomini in offerta di salvezza. Gli avversari sono benedetti e i nemici amati. Quanto è già difficile amare un amico, pensate un nemico! Un amore così grande si può sperimentare anche nel nostro quotidiano “basta” vivere dell’amore di Gesù. Ecco perché i martiri sono sorridenti: vivono la gioia del dono. Il momento più intenso di questi tre giorni è stato sicuramente quando ci siamo trovati faccia a faccia con Gesù, durante l’Adorazione. Per tutta la notte ci siamo alternati a stare con Lui, a dialogare con Lui, ascoltando la Sua voce. In questo momento Lui ha toccato il nostro cuore, la nostra anima, ci ha fatto sentire il Suo calore di Padre e Amico. Lui è il Fedele. E proprio per la sua fedeltà ci mettiamo interamente nelle sue mani, perché è da lì che proveniamo. Lui è la nostra guida. Sei pronto a lasciarti prendere per mano da Gesù? Riesci a fare un passo indietro, un passo di umiltà per riconoscere che Cristo è il tuo Re?

  • Chiamati da Dio ad essere testimoni del Risorto e pescatori nella Chiesa

    Questa è la proposta che ci viene fatta durante gli Esercizi Spirituali in Sardegna, ad Arborea (OR), svoltisi da venerdì 24 a domenica 26 novembre. La vera domanda che ci siamo posti in questi giorni è: cosa posso fare per essere testimone? Grazie alla guida di Don Ivan, Don Gabriele, Don Daniele e ai consigli di Suor Loredana e suor Debora abbiamo potuto analizzare e riflettere su alcuni brani del Vangelo. Il primo che ci è stato presentato è l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria, esempio lampante della differenza tra credere in Dio e far affidamento in Lui: Dio ci viene incontro facendo il primo passo, sta a noi saperLo ascoltare e sentirLo nel nostro cuore. Spesso il nostro modo di pensare prevale su quella che è la logica di Dio nel momento in cui crediamo che i criteri per i quali Dio ci chiama siano gli stessi della nostra società o della nostra valutazione personale: Maria era una ragazza semplice, giovane, che abitava in una piccola città; sconosciuta dal mondo ma famosa per Dio. Inoltre abbiamo fretta di avere subito tutte le risposte alle domande che gli poniamo e andiamo nel panico se non sappiamo esattamente dove ci porterà ogni singolo passo del nostro cammino, quando basterebbe semplicemente dire ‘’Eccomi!’’ e farci sorprendere da Dio. Dopo la lectio e la medidatio abbiamo pregato i vespri per ringraziarLo e chiederGli di guidarci in questi giorni di riflessione e condivisione. Dopo la cena grazie all’organizzazione di Marco e Michele siamo tornati tra i banchi di scuola giocando insieme tra la ricreazione, l’ora di italiano e quella di matematica. La giornata di sabato è iniziata con il sole e le lodi, per continuare poi con la riflessione sul brano dell’ascensione di Gesù grazie al quale abbiamo potuto ragionare sul fatto che ognuno di noi può fare la differenza perché è testimone dell’amore di Dio che si è donato per noi. Possiamo solo essere grati e felici, invocare lo Spirito Santo e metterci nelle Sue mani! La giornata è continuata con la messa e la condivisione delle nostre riflessioni. Di pomeriggio abbiamo avuto l’occasione di essere abbracciati da Lui grazie alla celebrazione penitenziale in cui abbiamo potuto pregare, ascoltare e farci provocare dalla Sua parola per poi confessarci. Come ci eravamo ripromessi all’inizio di queste giornate, abbiamo continuato ad affidare a Maria i pesi che ci portavamo appresso e a chiederLe di aiutarci a custodire i tesori che Dio ci ha affidato attraverso la preghiera del Rosario. Dopo cena ognuno di noi ha avuto occasione di pregare per gli altri durante l’adorazione eucaristica grazie anche alle letture preziose proposte da Don Ivan e ai canti. L’ultima giornata di esercizi abbiamo ragionato sul perché ognuno di noi potesse dire ‘’l’anima mia magnifica il Signore’’, su quali bellissimi doni ci ha fatto e sul modo in cui Lui ci accompagna durante la nostra vita. L’ultimo testo che abbiamo letto insieme era quello in cui Gesù ci chiede di affidarci e fidarci di Lui prendendo il largo e gettando le reti: è arrivato il momento di prendere coraggio e trasformare in realtà tutto l’amore provato e ricevuto in questi giorni di ritiro dimostrando agli altri che non esiste paura se Dio è accanto a noi! Abbiamo partecipato insieme all’Eucarestia e condiviso le nostre impressioni sui brani. La vera nostra missione, però, è iniziata domenica nel momento in cui siamo tornati a casa e abbiamo capito che Dio ci dà la libertà di essere testimoni di quanto sia felice la nostra vita se Lui è presente!

  • L'ascolto e il silenzio

    Tra il 28 e il 29 Ottobre si è tenuto il primo incontro dell'anno 2017/18 delle iniziative GR GxG (Gruppo Ricerca Giovani per i Giovani) e GR Ado (Gruppo Ricerca Adolescenti) dell'Italia Centrale. L'incontro si è svolto nell'Istituto Salesiano Villa Sora, coinvolgendo più di 80 ragazzi giunti da tutto il Lazio e dall'Umbria. Arrivati nel tardo pomeriggio nel luogo indicato, dopo un periodo di gioco all'interno del cortile dell'Istituto, i ragazzi si sono radunati in una delle strutture presenti e sono stati introdotti al tema principale dei due gruppi ricerca dell’anno: l'ascolto. Prima di iniziare le attività per illustrare più approfonditamente il tema, ai ragazzi è stato dato del tempo per pensare e scrivere a "chi" e a "cosa" danno ascolto durante la loro giornata, su dei post-it. Una volta terminata l'introduzione, si è dato il via a due attività, l'una l'opposto dell'altra, dove si sono illustrate le diverse modalità di ascolto. Durante la prima attività, dopo un breve riepilogo delle due modalità di respirazione (polmonare e diaframmatica), ai ragazzi è stato chiesto di fare silenzio e di ascoltare il suono del loro respiro, nel mentre gli venivano poste alcune domande: l'attività aveva l'obiettivo di far ascoltare sé stessi ai ragazzi. La seconda attività è stata invece l'opposto: far comprendere ad un compagno situato al centro del cerchio dei ragazzi, una frase nel mentre che questi aveva indosso delle cuffie con musica ad alto volume. La persona al centro avrebbe dunque dovuto scegliere cosa ascoltare, se la musica o le grida dei propri compagni. Terminate le attività, queste ultime sono state spiegate: esse avevano lo scopo di far realizzare ai ragazzi il modo con cui si può ascoltare qualcosa o qualcuno, ovvero non solo con l'udito, ma anche con la mente e con l'attenzione da parte dell'"ascoltatore". Il giorno dopo è stato caratterizzato da un momento di silenzio nel quale i ragazzi si sono messi a confronto col loro "ascolto" della Parola di Dio e su cosa glielo impedisce durante l'arco delle giornate, e dalla possibilità delle confessioni. L'incontro si è terminato con la Messa domenicale, e con il pranzo insieme. Personalmente, il primo degli incontri è stato estremamente intenso e, secondo i commenti di molti dei ragazzi, è stato efficace ed ha permesso davvero di metterci più in ascolto con noi stessi.

  • Imparare a guardare con occhi nuovi

    A piccoli passi... la Scuola di Mondialità della Toscana è ripartita! Accogliendo l’invito di Papa Francesco ad «imparare a guardare con occhi nuovi» abbiamo dato un’occhiata al mondo, per scoprire che è molto più vicino di quello che pensiamo, se non siamo noi stessi a volerlo tenere lontano. Emergenza ecologica, analfabetismo, urgenza educativa, non equo alle risorse, estremismi di ogni tipo, chiusure ideologiche, prepotenza di una economia disumana e molti altri fenomeni che con preoccupazione osserviamo non sono davvero tanto distanti dal nostro quotidiano, dal luogo preciso in cui viviamo. Tutto ciò ci interpella come persone che hanno a cuore il presente e il futuro del mondo e che scoprono ogni giorno di più la forza umanizzante del Vangelo di Gesù che non tralascia di “sfidarci”. Allora con coraggio e orizzonte, ognuno di noi la sfida la accetta! Perché è vero e ciascuno di noi lo sente: «Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (EG 273). Suggeriamo anche a voi che leggete due input di riflessione che per noi sono stati particolarmente significativi nell’incontro del 21 ottobre, con la speranza di avervi con noi sabato l’11 novembre, a Firenze. https://www.youtube.com/watch?v=oUqeFQNjyiE&t=66s https://www.youtube.com/watch?v=w-dZteGvFjg

  • La risposta di Geremia

    Dal 13 al 15 ottobre si è svolto il primo incontro dei GR Main. A questo nuovo percorso proposto dall’Ispettoria ILS abbiamo scelto di partecipare in 4, tutte provenienti da case diverse della Circoscrizione. In questi tre giorni nella particolarissima casa di Carrara, che ospita tra le altre cose anche due case famiglia per minori e alcuni monolocali in cui sono accolte donne migranti con bambini, siamo state accompagnate da suor Anna Maria, dalla neoprofessa suor Letizia e, ospite speciale, la novizia Giorgia. Il nucleo fondamentale dell’incontro è stato la conoscenza di sé: tema che abbiamo affrontato a partire dal brano della chiamata di Geremia e poi con l’aiuto di suor Paola della Ciana, direttrice di Rimini. La prima sera abbiamo avuto anche la possibilità di conoscere la realtà che ruota intorno alla casa di Carrara preparando una veglia aperta a tutti. Nel pomeriggio di sabato, invece, un volontario VIDES affezionato alle FMA, Marco, ci ha portato in giro per conoscere la città. Più di tutto però ci ha colpite il lavoro che silenziosamente ogni giorno svolge questa comunità, assistendo ragazze che portano sulle loro spalle situazioni nella maggior parte dei casi molto pesanti. Cariche di questo primo incontro di approfondimento sul discernimento vocazionale, ci siamo salutate dandoci appuntamento agli Esercizi Spirituali della Toscana.

  • Un cammino di vita

    A distanza di quasi due mesi dalla partenza sicuramente abbiamo perso un po' l’allenamento, ma sentiamo ancora viva la gioia della fatica di questo cammino verso il santo martire. Siamo partiti “leggeri” ma allo stesso tempo “carichi”, pronti per metterci in gioco! Sulle spalle uno zaino pieno di T-shirt, cerotti, calzini… ma soprattutto carico di intenzioni e preghiere custodite nel cuore.Come tutti gli atleti sanno durante i primi giorni i muscoli soffrono e ti rendono debole, ma poi appena prendi ritmo ti sembra di volare. Noi abbiamo vissuto questa stessa esperienza nella preghiera. Partiti con l’idea di chiedere qualcosa al Cammino, abbiamo capito sempre di più, giorno dopo giorno, dove eravamo diretti… la consapevolezza della meta ci faceva scoprire una verità completamente diversa, noi eravamo diretti ad una tomba. La tomba dell’apostolo è stata la metafora per capire che tutti i nostri pensieri e interrogativi si riducevano, come per San Giacomo, al dilemma: Gesù o la vita? Meditare sulla sincerità con cui il Santo si è posto a questa domanda ci ha messo davanti alle nostre debolezze e a quanta strada avessimo (e abbiamo) ancora davanti, non solo fisica!Sicuramente condividere il cammino con altri giovani come noi, impegnati sia nelle loro vite, sia nel servizio nelle proprie realtà, è stato un dono che ha reso questo pellegrinaggio da una parte più leggero e dall’altra più inteso. Condividere le fatiche, ma anche la semplicità di una colazione e di una messa del pellegrino con altri giovani (e non) in cammino da varie parti del mondo ha reso ogni giornata, come diceva don Bosco, straordinaria nella sua ordinarietà. L’inginocchiarsi davanti alle reliquie del Santo, dopo sei giorni di cammino, meditazioni e preghiera, mantenendo nel cuore viva la domanda fondamentale, ci ha portato nel cuore due riflessioni: “la fiducia nella chiamata del Signore” e la domanda “tu per chi dai la vita?”. Siamo grati al Signore del dono del pellegrinaggio vissuto in quest’estate, auguriamo a tanti giovani di vivere il Cammino di Santiago con lo spirito di chi è in ascolto e con la semplicità di chi si mette in viaggio sapendo solo qual è la sua meta, affidandosi per il resto al Signore ogni giorno.

  • Un nuovo inizio è alle porte

    Anche quest'estate è finita, con tutte le sue esperienze e ricordi che ci portiamo dietro, pronti a ricominciare quello che ha già il profumo di un nuovo e bellissimo anno! Ho avuto la fortuna di poter partecipare a tante iniziative proposte sia dal MGS sia dal mio oratorio: l'estate ragazzi con i bambini della scuola materna, una vacanza studio con ragazzi della scuola media e, soprattutto, il Campo Bosco a Torino dove ho avuto la possibilità di pregare, ridere, giocare e commuovermi come l'anno precedente, al campo base, nonostante la fatica, i dubbi e la stanchezza dovuta non solo a un anno di lavoro ma anche a un'estate che già era partita a pieno ritmo. Alla fine di ogni anno, oratoriano e scolastico, ciò che attendo con più gioia sono proprio le attività estive: per quanto stancanti e impegnative, soprattutto dopo un anno intenso, riescono sempre a darmi la carica per ricominciare al meglio e per non adagiarmi nei mesi estivi. Mai avrei pensato che una simile gioia potesse continuare nel tempo senza estinguersi mai! La possibilità di rivedere gli amici, di conoscerne di nuovi, di stare con i ragazzi che ci vengono affidati mi porta sempre a scoprire nuove cose, a meravigliarmi delle cose quotidiane, a trovare nuovi spunti per l'anno che verrà. In modo particolare per via dell'incontro con amici di altre case salesiane: così infatti riusciamo sempre a scambiarci idee, pareri, novità presenti nei nostri ambienti, capire cosa non va e si può migliorare e cosa si può portare di nuovo tra i nostri ragazzi. Con il cuore traboccante di ricordi, idee, speranze sono pronta a ricominciare al meglio questo nuovo anno, nella speranza che tutto l'amore ricevuto in questo tempo appena passato riuscirà ad essere ridonato almeno in egual misura!

  • Anche le pietre parlano!

    'Qui anche le pietre parlano!' Con queste cinque parole si apre il Campo Bosco, un campo-pellegrinaggio, possiamo dire, sulle orme di Don Bosco e Madre Mazzarello, seconda tappa per la formazione animatori destinata a tutti i ragazzi del Movimento Giovanile Salesiano. Appena sentita questa frase le mie reazioni sono state: ‘Da quando in qua le pietre parlano? Perché dovrebbero farlo? E soprattutto, cosa mai ci potranno dire?’ Poi pensandoci non si parlava di pietre qualsiasi, bensì di pietre che avevano ‘vissuto’ la scoperta della chiamata, la maturazione e la realizzazione del progetto di vita che Dio aveva scelto di riservare a Don Bosco e Madre Mazzarello, e pensare che delle pietre potessero arrivare addirittura a ‘parlare’ mi ha dato subito l’idea di quanto anche solo gli stessi luoghi sarebbero bastati a trasmettere una testimonianza. Il mio spirito iniziale perciò, oltre ad essere felice di rincontrare i ragazzi conosciuti l’estate scorsa al precedente campo Base, fremeva nel vedere ma soprattutto respirare ‘una boccata di Vita’, e posso dire che le mie aspettative non sono state deluse. Perciò con lo zaino in spalla, delle scarpe comode ai piedi, moltissimo Autan spruzzato su gambe e braccia e soprattutto le ‘Memorie dell’Oratorio’ sempre a portata di mano piano piano ci siamo incamminati ogni giorno diretti verso una nuova meta affrontando ogni volta un diverso aspetto della Spiritualità Salesiana, partendo da dove tutto è nato, Becchi e Colle Don Bosco, e arrivando fino a Mornese, luogo natio del Carisma Salesiano al femminile. All’iniziale sentimento di curiosità e meraviglia nel poter finalmente visitare i luoghi dei quali avevo tanto sentito parlare fin da bambina, si è andato poi ad affiancare l’impegno di vivere ogni momento con ancor più serietà, approfittando del silenzio come occasione di confronto personale, lasciandomi così prima sfiorare e poi toccare dalle vite dei due Santi. Posso dire che l’esperienza di questa estate sia stata uno ‘schiaffo’ ma allo stesso tempo una grande carezza. ‘Il campo Bosco è forse il campo più difficile’, altra frase che dentro me ha riecheggiato più volte. E qui si spiega lo ‘schiaffo’. Uno dei grandi doni inaspettati che mi ha fatto questo campo è stato l’essermi ritrovata e non è sempre stato facile, anzi, l’ascolto delle quattro testimonianze di don Michelangelo, Marco, Danilo e Sara e suor Nicoletta, l’approfondimento del Carisma Salesiano e la riflessione quotidiana sulle esperienze e le difficoltà incontrare da Don Bosco e Madre Mazzarello e il loro atteggiamento nell’affrontarle sono stati tutti elementi che mi hanno spinto ogni volta a mettermi sempre più in discussione con me stessa, portandomi il più delle volte a fare un passo indietro per paura forse, tentennando un po’. Tuttavia alla fine il desiderio di fare una scelta, anche faticosa, era più grande della paura di prendere una decisione. L’iniziale ‘schiaffo’ è stato così seguito da una grande carezza, una carezza nell’incontro con persone con le quali condividere un’esperienza forte ed entusiasmante come questa e nel non sentirsi così gli unici che dentro avevano qualcosa che Giovannino e Madre Mazzarello gli avevano messo sottosopra, una carezza nel sentire una pienezza ed una Gioia che ormai sembra non terminare più e una carezza avvertita nell’affidamento quotidiano durante la preghiera e la celebrazione eucarestica nell’incontro con il Signore. Quello di cui mi sto sempre più rendendo conto è che sensazioni come queste non si finisca mai di ‘metabolizzarle’ per bene, o per lo meno questa è la mia esperienza; c’è sempre qualcosa di nuovo che quando meno te lo aspetti fa capolino, stravolgendoti così (in positivo) ancora una volta ed arricchendoti sempre di più. Il senso di gratitudine per tutto ciò che ho vissuto è davvero grande e ogni volta che ci ripenso è sempre più grande! Sicuramente non posso che fare tesoro di questa settimana e cercare di testimoniare nel quotidiano ciò che mi è stato donato. Perché quando ci si sente Amati nasce spontaneo il desiderio che tutte le persone che ci sono attorno si sentano a loro volta Amate; si vuole condividere la Gioia . Siamo così prima i destinatari dello sguardo del Signore poi un suo ‘strumento’ per dare agli altri ciò che noi abbiamo potuto ricevere prima di loro.

  • Assemblee e nuovi arrivi

    Nel corso del mese di settembre si sono svolte le Assemblee MGS in tutte le zone dell’Italia Centrale: a Genova Sampierdarena per la Liguria, a Vasto per la zona Marche-Abruzzo, nella casa fma di via Marghera per la zona Lazio-Umbria, a Scandicci per la Toscana e infine ad Arborea per la Sardegna. L’Assemblea MGS è il momento di confronto che avviene a inizio e fine anno per tutti gli animatori e educatori maggiorenni di ciascun ambiente. È luogo di presentazione, progettazione, verifica. Le Assemblee di questo inizio anno sono state molto partecipate ed è stato bello vedere come il Movimento Giovanile Salesiano di ciascun ambiente abbia voglia di lavorare insieme inserendosi in un percorso comune. Dopo aver pregato insieme, in ogni Assemblea abbiamo posto l’attenzione sulla proposta pastorale dell’anno: Casa per molti, madre per tutti - #nessunoescluso. A seguire la presentazione del calendario ed ogni varia ed eventuale di zona. Ed è proprio sulla scia della proposta di quest’anno che vogliamo essere pronti a camminare: nel sentire la Chiesa come madre accogliente e inclusiva, pronta ad uscire fuori dalle nostre mura per poter annunciare che nessuno è escluso in questa Casa. La Segreteria MGS, inoltre, in questo inizio anno dà il benvenuto a un nuovo membro: ringraziando Lorenzo per il lavoro svolto, lasciamo la parola a Michele, nuovo Segretario MGS Sardegna: Mi chiamo Michele e sono uno studente al primo anno in Scienze Tossicologiche e controllo di Qualità. Frequento la parrocchia-oratorio di San Paolo a Cagliari dove sono animatore del gruppo Leader e durante la messa dei ragazzi suono con la mia chitarra; durante il tempo libero pratico arti marziali e guardo serie tv. Da quest’anno sarò il Segretario del MGS Sardegna e sono molto felice per questo nuovo incarico che sarà sicuramente una bella esperienza! Buon servizio a Michele e buon anno pastorale a tutti!

  • La meta è una tomba

    Una tomba. Sì amici, la meta del cammino è stata ed è la visita a una tomba. Non è un granché, si potrebbe pensare. Ma il sepolcro di San Giacomo apostolo è da dodici secoli, per i pellegrini di tutta la terra, un luogo unico, da cui trasuda la testimonianza di un immenso amore. Non morte ma amore. L’amore del Maestro per il discepolo, reso partecipe dei momenti più intimi e toccanti della missione di Gesù, e l’amore del discepolo per il Maestro, testimoniato da Giacomo fino alla fine col martirio. Noi, piccoli piccoli davanti a questa grande eredità, ci siamo messi in cammino per gli ultimi 120 km in terra di Galizia per giungere dopo 6 giorni di cammino a Santiago de Compostela. Difficile (come sempre) fare un sommario preciso, perché quello che si potrebbe dire è di gran lunga superiore allo spazio disponibile, quindi andiamo all’ essenziale. Ecco. L’essenziale. Un pellegrinaggio è un richiamo all’essenzialità, il bagaglio deve essere leggero altrimenti si va troppo lenti. I pellegrini del passato lo sapevano bene, pochissimi oggetti tra i quali il bordone (un bastone) e la bisaccia, che servivano da “distintivo” per farsi identificare come tali. Anche a noi il primo giorno, a simboleggiare quest’antico “kit” del pellegrino, è stato dato il Vangelo, bastone per sorreggere i nostri passi, ed un taccuino, bisaccia nella quale raccogliere ciò che più ci avrebbe colpito. Fin dal primo giorno è chiaro che il pellegrinaggio ha come primo scopo stare in amicizia e vicinanza con il Signore, “Tu sei vicino a chi ti cerca con cuore sincero”, abbiamo recitato durante la preghiera iniziale. Un ricercare Dio ogni giorno, nella lettura della Parola seguendo i brani in cui emergeva la figura di Giacomo e concentrandoci gli ultimi giorni sui brani della Passione, come facevano gli antichi pellegrini. Un ricercare Dio nei momenti di silenzio e nella conoscenza fra noi, che giorno dopo giorno si è accresciuta in intimità e profondità. Cammin facendo ci si accorge che tutti partiamo con due bagagli, uno sulle spalle (al massimo 8-9 kg), e uno sul cuore (non deve pesare più di qualche grammo). Inutile dire quale sia quello più importante. Se mi metto in cammino con mille preoccupazioni, se mi metto in cammino col cuore pieno di ansie, di nodi da sciogliere è inevitabile che Dio non me lo potrà riempire. Bisogna partire con l’essenziale, poche domande ma che siano quelle giuste. Anzi, ne basta solo una, quella più importante che raccoglie tutte le altre “Signore, a che cosa mi chiami?”. Questa è la differenza fondamentale fra attesa e aspettativa. Il clima giusto di un pellegrinaggio (e di un cammino di fede) è quello dell’attesa. L’attesa è propria di chi è libero, l’aspettativa di chi è pieno di pesi e ingombri e aspetta solo che Dio lo alleggerisca. Insomma, bisogna partire poveri. Poveri in spirito più che negli oggetti (un chilo in più o in meno fa poca differenza, tanto i dolorini già dopo il primo giorno vengono a tutti). Una povertà questa, che in realtà ci rende ricchi perché capaci di accogliere l’inaspettato, le tante grazie di cui ogni giorno è disseminato: dalle semplici parole scambiate camminando, fino all’immensa bellezza di arrivare davanti alla tomba dell’apostolo. Non è facile descrivere che cosa si provi arrivati a Santiago, ognuno di noi potrebbe dire un’infinità di cose diverse. Dopo tanto camminare, dopo tanto attendere, poter stare lì, fra le mura che hanno visto le preghiere e i desideri di milioni di cristiani, è semplicemente commovente, la stanchezza passa in secondo piano lasciando il posto a immensa gratitudine. La cripta non è molto grande e spesso affollata, rari sono i momenti di calma, ma non importa, solo Lui adesso è importante. Una suora guanelliana incontrata durante il cammino ci ha detto che in occasioni come queste il Signore non aspetta altro che mettersi a “zappare” nel nostro cuore per fare una semina abbondante. Direi che l’immagine è più che azzeccata. Poi però bisogna tornare alla normalità, alla vita di sempre, ma si torna un po’ cambiati e con una voglia matta di rendere partecipi gli altri di quello che abbiamo visto e sentito. Perché il vero cammino comincia quando si arriva a casa.

  • Campo Base 2: un grazie che continua!

    Altipiani di Arcinazzo: qui è iniziato il nostro Campo Base (25 giugno - 2 luglio). Partita senza troppe aspettative, ho cercato di mettermi in gioco con tutta me stessa e ad oggi non posso essere altro che fiera del risultato ottenuto: è stata un'esperienza che ha lasciato il segno sia a livello formativo che umano. In primis mi ritengo molto fortunata per i compagni di avventura che ho avuto: non avrei mai pensato di stringere legami così forti e importanti per me in solo una settimana. Ogni giorno è stato pieno; sveglia presto, preghiera del mattino e colazione: così cominciava la nostra giornata. Nella mattinata ci venivano proposti i temi formativi, che avevano lo scopo di aiutarci a capire meglio la dimensione salesiana e di farci crescere come come animatori salesiani. Subito dopo c’era la possibilità di partecipare liberamente al momento centrale della celebrazione eucaristica. Nel pomeriggio partecipavamo ai vari laboratori (per esempio tecniche e giochi) in cui l’équipe ci ha aiutato a migliorare i metodi e gli approcci da avere durante le attività quotidiane (e non solo) dei nostri oratori. Ogni sera, inoltre, i nostri educatori hanno organizzato per noi giochi che abbiamo molto apprezzato ed è stato anche grazie a questo che noi ragazzi ci siamo divertiti e uniti ancora di più. La giornata che personalmente resterà indelebile nel mio cuore è quella di mercoledì 28 giugno, quando abbiamo "scalato" la montagna anche con nuvole e pioggia (che non ci hanno mai abbandonato); ci siamo aiutati durante il percorso e abbiamo trovato modo di divertirci anche sotto il tetto di una casetta abbandonata, bloccati a causa del tempo. Durante il campo abbiamo naturalmente avuto anche momenti di svago che, sempre anche grazie all’équipe, sono stati favolosi (come dimenticare le partite di calcio, i tornei di pallavolo e le strimpellate sotto agli alberi). Che dire: è difficile spiegare appieno la bellezza di questa esperienza e probabilmente solo chi l'ha vissuta può capire quanto sia difficile raccontare un campo che ti ha scosso il cuore. Vorrei ringraziare tutti i membri della nostra équipe: ci hanno accompagnato, sostenuto, fatto divertire e molte volte hanno anche raccolto le nostre lacrime in questo splendido campo che è stato soltanto l'inizio del nostro cammino formativo come animatori salesiani.

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