Cerca nel sito
156 risultati trovati con una ricerca vuota
- Il Forum MGS IC con gli occhi dei giovani
Di questo mio primo forum MGS mi ha colpito fin da subito il tema, “creati per la Bellezza”, che ho trovato molto stimolante e di straordinaria attualità. Sia che si pensi ai dubbi e alle insicurezze dell’adolescenza, in cui non è ancora chiaro cosa il Signore ci chiami a fare, sia che si considerino, in una prospettiva più ampia, i grandi stravolgimenti che stiamo vivendo come società, questo forum si è dimostrato una boccata di ottimismo e speranza circa il futuro che ci attende, una prova di grande impegno ed entusiasmo da parte degli organizzatori. Nonostante sia stato impossibile, per cause di forza maggiore, rispettare le aspettative che descrivevano l’evento come occasione di raduno di migliaia di ragazzi di varia provenienza, il meccanismo delle dirette si è rivelato molto simpatico. Ascoltare le testimonianze poi, tutte diverse ma pertinenti, mi è sembrato un metodo ugualmente efficace per metterci in contatto con delle realtà che, almeno io, prima non conoscevo. Concludo dicendo però che, viste le insolite modalità, le attività del forum avrebbero potuto essere più concentrate per evitare tempi morti, sebbene una parte altrettanto bella siano stati i momenti di condivisione con la propria casa salesiana. Laura Donnini, Firenze Questo è stato il primo anno in cui ho partecipato ad un forum, perciò non potrò confrontarlo con gli anni precedenti, ma posso comunque dire che è stata un’esperienza indimenticabile. Vivere tutto ciò a Firenze sarebbe stato fantastico, ma anche nella distanza, ci siamo sentiti uniti. La Bellezza come tema del forum è stata una fantastica scelta, che mi ha veramente incuriosita. Mi ha fatto molto piacere partecipare e sono sicura che di questa esperienza mi rimarrà un bellissimo ricordo. Martina Carta, Cagliari Il forum MGS "Creati per la Bellezza" è stato il primo quale io abbia mai partecipato. Mi è sempre stato proposto all'unanimità come un'esperienza preziosa, alla quale è doveroso prendere parte. Ho scelto di aderire con ancora più gioia ed entusiasmo quando abbiamo scoperto che si sarebbe svolto a Firenze e quale sarebbe stato il tema... quanto è attraente per un giovane parlare di BELLEZZA! Ritengo che il desiderio di ogni essere umano sia vivere nella bellezza, riempirsi gli occhi e il cuore di cose e persone che sappiamo dare un valore aggiunto a ciò che ci circonda, che ci facciano emozionare e vivere nella gioia. È prezioso riconoscere e condividere la bellezza in ogni sua forma, in particolare assumere la consapevolezza che Dio ci ha creato per la bellezza e che ne siamo portatori! Purtroppo abbiamo vissuto questo forum in modalità profondamente diverse da quelle nelle quali avevamo sperato. Devo dire che ho apprezzato l'impegno e l'entusiasmo degli organizzatori, per provare a conservare la "magia" e la profondità dell'esperienza. È stato interessante approfondire la bellezza nelle sue varie sfumature, grazie alla presenza di numerosi ospiti provenienti da realtà diverse. Ho apprezzato, in particolare per noi universitari, la possibilità che ci è stata data di confrontarci con loro e tra di noi. Il forum è stato in grado di creare un clima di gioia e di famiglia, per quanto possibile svolgendolo in modalità online. Nonostante questo, credo che le varie difficoltà di connessione, la staticità di alcuni momenti e l'inevitabile lontananza abbiano tolto parte della ricchezza e della bellezza che quest'esperienza avrebbe dovuto offrire, in alcuni momenti rendendola anche un po' pesante agli occhi di noi giovani. Sono impaziente di poterla vivere dal vivo, sperando in un tema e in luogo altrettanto belli come quelli di quest’anno! Benedetta Visca, Latina
- Scuola di italiano, didattica a distanza per i ragazzi di Rod El Farag
Ciao a tutti, Siamo Elena e Leo due insegnanti e compagni di vita che da due anni a questa parte hanno avuto la fortuna e l’opportunità di poter svolgere un progetto di volontariato per l’insegnamento di Italiano LS in collaborazione con la scuola Don Bosco del Cairo e con queste righe volevamo ringraziare la comunità salesiana che ci ha permesso di conoscere una realtà meravigliosa e di vivere esperienze uniche da un punto di vista personale e professionale. Quest’anno il covid purtroppo non ha permesso di organizzare il corso in presenza, ma è stata bella ed emozionante anche l’esperienza della didattica a distanza ed è stato bellissimo ritrovare amici e colleghi dello scorso anno e sentirsi parte di qualcosa, superando comunque barriere, distanze e confini. E’ grazie a queste esperienze che l’Egitto ci è entrato nel cuore, in particolare il Cairo, città incredibile, e Rod El Farag il quartiere popolare nel quale è inserita la scuola; un angolo di mondo operoso e straordinario nel quale le culture e le religioni si confrontano quotidianamente, alla ricerca di una convivenza che sappia guardare oltre le differenze. Essendo insegnanti, poi, per noi l’esperienza ha acquisito un valore aggiunto, perché ci ha messo in contatto con un sistema scolastico ed educativo completamente diverso dal nostro e questo ci ha fatto interrogare ed è stato un motore di profonde riflessioni. Spesso siamo a discutere del ruolo della scuola nella società di oggi e la discussione diventa terreno di lotta e di scontri, difficilmente di conciliazioni e di posizioni condivise. Noi insegnanti ci sentiamo frustrati, rincorriamo un riconoscimento sociale che ci sembra ci venga costantemente negato e guardiamo sempre indietro a quando la scuola era un’altra cosa e il rispetto per la nostra professione era molto più incondizionato. Con le famiglie a volte non riusciamo a sentirci parte di un sistema armonico e restiamo ancorati a posizioni di scontro e di ruolo, forse anche a causa dei condizionamenti sociali che ci vengono imposti e di una crisi culturale che ha fatto della scuola un argomento da bar: tutti ne parlano ma nessuno si ascolta veramente. In tutto questo i ragazzi ne fanno le spese, studiare non è più un’ambizione, è difficile trovare una motivazione intrinseca che sproni a fare di più e a costruirsi un solido bagaglio di conoscenze e competenze. Poi ti capita, come a noi, di andare in Egitto e di scoprire una scuola diversa. Una scuola conosciuta ovunque, amata dagli studenti, una scuola verso la quale si resta riconoscenti perché si è consapevoli delle opportunità che ha dato e che continua a dare. Una scuola nella quale ragazzini di 14 anni, in piena estate, si mettano alla prova e danno il meglio di se stessi per essere ammessi e continuare lì gli studi superiori. Una scuola nella quale tutti i giorni si promuove un’integrazione attiva e le differenze di cultura e religione non costituiscono più una barriera; una scuola rigida e rigorosa senza dubbio, ma che alla fine licenzia ragazzi preparati, competitivi, educati, con una conoscenza della lingua italiana che ha poco o niente da invidiare a quella di un madrelingua; al punto che a volte, nelle interazioni quotidiane, quasi ti dimentichi che stai parlando con ragazzi egiziani e ti torna indietro un contesto di italianità che accentua il sentimento di sentirsi a casa. Tutto questo non è poco e non è stato poco per noi e spiega il legame che si è creato, che sentiamo e ci porta a voler tornare in Egitto per approfondire la conoscenza di un paese e di una cultura straordinari e a continuare a intessere le relazioni di amicizia con la comunità salesiana del Cairo e con i colleghi della scuola Don Bosco, con la speranza di poter tornare, anche l’anno prossimo, a Rod El Farag pronti a dare il nostro piccolo contributo e a ricevere un’ospitalità senza pari. A quasi un mese dalla fine del corso in modalità didattica a distanza e a un anno dal nostro ritorno dal Cairo, ci sentiamo di ringraziare di cuore la comunità salesiana, in Egitto e in Italia, per l’opportunità insostituibile che ci ha dato e la Direzione didattica della scuola che ci hanno permesso di crescere come persone e come insegnanti. Grazie di cuore Elena e Leo
- Tra il respiro e l'apnea
È il 18 giugno 2020. Come molti, sono seduto alla scrivania davanti al libro del prossimo esame, resistendo al caldo ancora vagamente sopportabile di inizio estate. È il momento di una pausa. Vado in cucina, prendo un caffè, cedo al richiamo del divano su cui mi stendo per pochi minuti. Apro Instagram ed inizio a fare scrolling sulla bacheca. Sembrerà strano, ma qui inizia il mio campo Biblico! Precisamente, inizia quando vedo la locandina che annuncia il campo, pubblicata dall’account di Spazio MGS. E se a qualcuno toccò un roveto ardente che non bruciava (Esodo 3), ad altri una voce nella notte (1Samuele 3), noi per ora dobbiamo accontentarci di un post come segno/invito di Dio nella nostra vita. Peraltro, la prima risposta che do è negativa: troppo studio questa estate, troppi impegni, c’è bisogno di riposo e non di aggiungere dell’altro. Bene, è deciso: niente campo. Qualche giorno dopo, sempre in una pausa serale dallo studio, sono in spiaggia a chiacchierare con uno dei miei più cari amici che, dopo un sorso di birra e due patatine prese dal pacchetto, commenta la scelta di non andare con poche (ma provvidenziali) parole: “ma in fondo, che hai da fare? Di certo, non può farti male…”. In fondo ha ragione, perché non andare? Benedetto fu questo cambio di idea. Il campo biblico è stato (un po’ per tutti) come una boccata d’ossigeno dopo una prolungata apnea, e allo stesso tempo come quando ti viene tolto il fiato dalla Bellezza di ciò che hai davanti. È stato un po’ come respirare ed essere senza respiro nello stesso momento. Per ciò che concerne il respiro, mi riferisco al bisogno, avvertito da molti, di rimettersi in carreggiata, di ricaricare le pile dopo mesi indubbiamente destabilizzanti. Ebbene, questo è forse il dato che maggiormente ci si poteva aspettare già prima di partire, aspettativa nei pensieri di molti che è stata ampiamente soddisfatta e superata. La vera sorpresa però riguarda la meraviglia e lo stupore legata ad alcuni momenti o aspetti, che forse in pochi potevano immaginare. È quello cui mi riferivo poc’anzi con l’immagine del rimanere senza fiato. Tante le volte in cui la Bellezza ha investito i nostri occhi, obbligandoci a qualche secondo di apnea. In particolare, sono tre le “apnee” che mi piacerebbe condividere con il lettore di queste righe (beninteso, a voler tacere di tutte le altre, seppur numerose). La prima apnea è senza dubbio quella del secondo giorno in cui si è vissuto un pellegrinaggio ad Assisi, sui luoghi di S. Francesco. Un giro in basilica inferiore e superiore, tappa nel Santuario della spogliazione, visita di San Damiano, Celebrazione Eucaristica in Santa Maria degli Angeli. Luoghi che profumano di santità, che brillano di povertà e semplicità. La seconda apnea invece non è un dove, ma è un chi. In particolare è chi ha partecipato, come equipe e come partecipanti. Persone note che si ritrovano dopo molto tempo o storie nuove che si conoscono in un reciproco arricchimento. Qualcuno qui potrebbe obiettare che questo è un aspetto tipico di ogni campo, e di certo non possiamo smentire. Tuttavia, il campo biblico resta uno dei pochi momenti MGS dedicati a giovani non più adolescenti (universitari/lavoratori) e dunque un momento preziosissimo per noi per riconoscerci nell’altro mentre ci confrontiamo con la sua storia, per ricordarci che “non solo io, non solo a me”. Inoltre, il tema scelto, la fragilità, esigeva, più di altri, di mettersi a nudo con se stessi e davanti ai compagni di viaggio. Infine, il numero elevato di ragazzi ha permesso senza dubbio l’incontro di storie sempre più diverse, ma sempre più intimamente legate da un’unica fede. Un gruppo in armonia tanto grande da generare quella Bellezza che toglie il fiato. L’ultima apnea è legata alle particolarità che questo campo ha visto a causa della pandemia. Anzitutto alcune regole da seguire come l’avere ciascuno la propria borraccia a tavola per non passarsi oggetti durante i pasti, oppure il dover rispettare le distanze ed indossare la mascherina in molti momenti, hanno dato la cifra della specialità del periodo che stiamo vivendo, bisognoso di attenzioni sotto più punti di vista. Ben più forte però è stata l’esperienza di assistere al rinnovo dei voti temporanei di Marco, il quale avrebbe dovuto professare perpetuamente nel prossimo autunno, ma che invece ha dovuto rinviare causa covid. È stata il primo rinnovo dei voti temporanei all’interno di un campo ed in generale davanti ad un’assemblea di giovani e laici. Un’emozione forte che trasudava Bellezza e, di nuovo, toglieva il respiro.
- Dare Parola alla Fragilità
Ognuno di noi, alzandosi al mattino e guardandosi allo specchio, si trova di fronte ad un’immagine di sé che non corrisponde alle aspettative: c’è chi è scontento del suo aspetto, chi ha paura di non essere all’altezza, chi si rimprovera di essere incoerente. In sintesi, ognuno di noi, ogni giorno, si riscopre fragile. Tra i tanti spunti che custodisco nel cuore al termine di questo Campo Biblico, c’è un intervento di Alessandro D’Avenia che dice “Un uomo forte non teme di avere debolezze, perché sono parte della sua identità, amata da chi conta”. Spontaneo ed immediato è il rimando alle parole di San Paolo: “Quando sono debole, è allora che sono forte”. D’Avenia prosegue affermando “Su di lui (l’uomo che non teme di avere debolezze) puoi appoggiarti, sa prendersi responsabilità̀, sa sostenere il peso della vita, senza fuggire, anche se a volte piange perché la vita sembra schiacciarlo”. Confrontandosi con la Parola, si riconosce come questa sia esattamente la logica con la quale Dio ha scelto i protagonisti della lunga storia della Salvezza. Mosè era un assassino affetto da balbuzie e fu chiamato a guidare il popolo eletto nella Terra Promessa, Davide era il più piccolo tra i suoi fratelli, ma da gracile pastore è stato unto Re di Israele. Mi ha sorpreso scoprire come queste fragilità siano un elemento strutturale della nostra natura, quanto ci rende pienamente umani. Dio stesso, al momento della creazione di Adamo, ha posto un divieto e gli ha tolto una costola, ovvero ha segnato dei limiti. Con questa finitezza, non ci ha voluto rendere manchevoli per sadismo, ma ha piuttosto instillato in noi il desiderio di Infinito e la consapevolezza di non poterci autodeterminare, di avere bisogno di qualcuno che si prenda cura di noi e di qualcuno di cui prenderci cura. Mi piace immaginare San Francesco camminare tra l’erba alta attorno la chiesetta di San Damiano, mentre loda il Signore anche per “Sora Fragilità”. Prima di diventare il poverello d’Assisi, Francesco è descritto dalle cronache come basso e non troppo bello, arrivista e amante delle feste e, senza conoscere la sua storia, non verrebbe da scommettere che lo stesso uomo, molti anni dopo, dirà che la gioia piena, la celebre “perfetta letizia”, consiste proprio nell’abbracciare e vivere le mancanze, invece dei successi. Dove trovava la forza per vivere una vita così, casto povero e obbediente? Da nessun’altra parte se non in Gesù Cristo, che vero Dio, si fa vero Uomo, che sulla mensa eucaristica si dona come pane spezzato, che sulla croce diviene l’emblema di una fragilità potente, salvifica. “L’amore è possibile solo tra due cuori feriti. Il Cuore di Gesù è un cuore ferito, per sempre, per amore” (don Giorgio Gozzellino). Cinque giorni non sono certo sufficienti per guardarsi dentro e imparare a fare pace con le proprie cicatrici, il campo dunque non è una parentesi autoreferenziale, ma quasi vede il suo inizio proprio ora che siamo tornati nel nostro quotidiano. Un seme è stato gettato, sta a noi metterlo nelle condizioni di portare frutto. Anche voi, considerate il vostro cuore come un pezzo di pietra. Se la pietra è liscia e perfettamente levigata, l’acqua vi scorre sopra senza scalfirla, ma se su quella superficie si trova una crepa, una frattura, è proprio là che l’acqua si insinua e, col tempo, inizia a sgretolare la roccia, rivelando il cuore di carne. Prendiamoci tutti il nostro tempo e, facendoci accompagnare, rendiamo le nostre ferite delle feritoie da cui far entrare Dio e da cui far splendere la Sua luce.
- "E' il momento per prendere il largo"
Ammetto che questa volta è più difficile del solito scrivere questo articolo. La Consulta MGS IC di fine anno di questo 2020 è stata un po’ diversa. Come al sempre eravamo giovani, Salesiani, FMA di tutta l’Italia Centrale, come sempre avevamo un ordine del giorno ricco di appuntamenti e pieno di orari a scandire il tempo a nostra disposizione, come sempre le menti e i cuori dei partecipanti erano totalmente coinvolte per poter vivere a pieno un momento sì di verifica dell’anno, ma soprattutto di incontro, di scambio e confronto delle esperienze delle varie regioni. Non mancavano i diversi strani accenti, le battute, le risate, i confronti e le domande… insomma, c’era tutto. Ma una cosa in più ci ha permesso di portare al termine questi due giorni di progettazione dell’estate e del Forum: una grande voglia di continuare a camminare insieme, così come ci è possibile. Vivere questa Consulta 2.0 dietro uno schermo per due giorni sembrava un’impresa difficile, devo ammettere che non credevo che la passione potesse spingerci a tal punto da rendere questo tempo piacevole e fecondo. È bello vedere che nonostante tutto, nonostante una pandemia, la creatività spinta dall'amore riesce ancora a generare idee e bei momenti. È bello poter dire ancora ora, nonostante tutto, che il MGS continua ad esserci, ad esserci in modo creativo, giovane per i giovani, determinato, camminando con i piedi per terra e spinto dal cuore rivolto al cielo. A voi che state leggendo dico: state pronti e soprattutto siate giovani vivi!
- Cercate le cose di lassù
Non si può certo dire che Dio non sia un tipo fantasioso: chi di noi avrebbe immaginato di essere contattato da Lui in videochiamata? Invece è proprio quello che è successo in questi giorni, perché senza dubbio l’idea di vivere a distanza gli Esercizi Spirituali non può che essere stata ispirata dallo Spirito Santo, come dimostrano la gioia e la gratitudine che oggi abitano il nostro cuore. E non è stato solo Dio a raggiungerci lì dove eravamo, ma è stato il Movimento Giovanile Salesiano! La difficoltà di concentrarsi (anzi, raccogliersi!) a casa è stata compensata dall'unità straordinaria che si è creata, dall'entusiasmo di condividere questo momento con tutti i giovani del MGS IC. Di più, proprio questa inedita modalità di vivere il ritiro ci ha permesso di superare i confini delle nostre regioni e così abbiamo gustato insieme un’esperienza di esercizi che forse prima potevamo dare per scontata, ma che ora è davvero da riconoscere come dono gratuito e soprattutto non scontato. Con la sua dolcezza e saggezza don Mario Rollando ci ha presi per mano e ci ha accompagnati sulle orme del Risorto. L’incontro con Lui attraverso la sua Parola fa rinascere in noi la memoria del suo amore che scalda il cuore e che ci rende testimoni: non persone perfette, ma mendicanti che sempre desiderano il Signore. Come e con sant'Agostino don Mario ci ha esortato proprio a desiderare, perché il nostro desiderio di Dio è preghiera, anche e soprattutto quando emotivamente siamo in difficoltà, quando ci sentiamo insensibili alla Grazia o addirittura in lotta con essa. Dalle nostre contraddizioni può scaturire una preghiera che è solo nostra, che è personale e originale, come quella di san Tommaso, che soffre e pretende di vedere Gesù per poi prorompere nel bellissimo “Mio Signore e mio Dio!”. Nell'ultima intensa tappa del nostro percorso don Mario ci ha portato in Galilea, luogo non scelto a caso da Gesù per incontrare i suoi discepoli: luogo dello scarto, del margine, dei poveri, dei peccatori… Luogo da cui vorremmo fuggire, ma che fa parte di noi, che rappresenta le nostre più intime zone buie, gli aspetti di noi stessi e della nostra vita che vorremmo nascondere e con cui non siamo riconciliati. Ma Gesù ci dà appuntamento proprio in quelle Galilee, ci aspetta lì, perché “ama illuminare i nostri sotterranei”. Quelli in cui forse siamo anche più veri. Perché non c’è bisogno di sforzarti per meritare l’amore di Dio: la sua Grazia ti precede ed è lei che crea in te infiniti motivi per amare ogni pezzo della tua vita, che sia Galilea o che sia Giudea, buio o luce. Ancora don Mario ci ha spinto a vedere la bellezza nella diversità che abita il mondo e la stessa Chiesa, come nelle due figure di Pietro e Giovanni, a scoprire che la relazione con Dio è l’asse portante che spinge il pastore ad amare il suo gregge, perché: “soltanto gli assidui frequentatori del mistero di Dio possono essere raffinati interpreti e servitori del mistero dell’uomo”. Così il nostro amore per gli altri non risulta sminuito dal nostro rapporto prioritario con Dio, ma semmai potenziato, reso divino. Dopo queste giornate abbiamo imparato per esperienza che a contatto con la Parola di Dio il nostro cuore può sempre ardere, non importa dove siamo: nella natura, in oratorio, all'università, al lavoro, in Chiesa… A casa. Come ci ha detto madre Yvonne, altro grande regalo di questi Esercizi, la Parola ci raggiunge nel nostro oggi, con una chiamata che non è quella di ieri e nemmeno quella di domani: oggi, #lìdovesei, non lasciar spegnere il fuoco che Dio ha acceso nel tuo cuore.
- Esercizi Spirituali: qualche informazione
Ciao ragazzi! Come sapete la situazione che stiamo vivendo ci richiede di cambiare molti ritmi e abitudini, e già nelle nostre case ci stiamo organizzando in vari modi per non perdere le nostre belle attività. Perché allora non pensare in modo nuovo anche gli esercizi spirituali? Come MGS Italia Centrale vorremmo dare la possibilità a tutti i giovani universitari e lavoratori di vivere i "classici" 3 giorni di esercizi da casa. Ci ritroveremo sulla piattaforma Zoom venerdì 8, sabato 9 e domenica 10 maggio per dei momenti di ascolto e di condivisione della Parola, guidati da don Mario Rollando, un sacerdote della diocesi di Chiavari che alcuni di noi hanno già conosciuto in Liguria durante gli ultimi esercizi di Avvento. Saranno degli esercizi spirituali un po' particolari ovviamente, centrati sul tempo di Pasqua che stiamo vivendo, dove ci lasceremo guidare da tre brani in cui Gesù incontra i discepoli dopo la Resurrezione, dove non mancheranno momenti di condivisione per provare a rileggere, alla luce della Parola, il momento difficile che stiamo vivendo. Non sarà facile vivere gli esercizi come se fossimo in una casa per ritiri, ma anche casa nostra può diventare proprio il luogo in cui Gesù viene per incontrarci! Per questo quindi basta avere piccole attenzioni per preparare bene il cuore a questo incontro: -custodire i momenti di silenzio il più possibile -staccarsi da smartphone e pc se proprio non ne abbiamo bisogno per studio o lavoro -ridurre al minimo lavori extra, video-aperitivi, maratone Netflix -dare valore al riposo e alla notte per poter essere connessi con mente e cuore -e perché no, condividere anche con le nostre famiglie il tempo che vivremo! Ecco il programma dettagliato: VENERDI' 8 17.45 ritrovo su Zoom e introduzione agli esercizi 18.00 prima meditazione, a seguire tempo personale 21 ritrovo su Zoom per preghiera del Rosario e buonanotte SABATO 9 9.00 ritrovo su Zoom e seconda meditazione, a seguire tempo personale 17.00 ritrovo su Zoom per preghiera divisi per gruppi con una breve condivisione DOMENICA 10 10.30 ritrovo su Zoom e terza meditazione, a seguire tempo personale 16.00 ritrovo su Zoom e condivisione per gruppi 17.00 Messa conclusiva dal Sacro Cuore a Roma I dettagli tecnici per il collegamento verranno mandati a ciascuno via mail a iscrizioni concluse.
- Andare incontro è la parola d’ordine
Oggi, Domenica delle Palme, inizio la mia giornata con un bel sorriso soddisfatto perché come gruppo animatori siamo riusciti a far preparare ai nostri ragazzi dei Savio (Gruppi Apostolici) delle palme di carta che il nostro parroco benedirà virtualmente attraverso la Messa in diretta dalla pagina di Facebook del nostro oratorio! Evvai, li abbiamo raggiunti! Siamo riusciti a dare loro una parvenza di normalità in questi giorni sconquassati dove ci sembra di vivere a testa in giù! Prendo il telefono per ascoltare il messaggio di don Maurizio che tutte le mattine mi dà qualche spunto per la giornata e trovo un messaggio di una mamma che prova a spiegarmi che il suo bambino non è riuscito a fare tutte le attività proposte perché il suo papà è ricoverato in ospedale dal 27 di marzo per COVID-19. Non è intubato, ma ha bisogno di ossigeno e la situazione si prospetta alquanto lunga. Ed è in quel momento che realizzo quanto tutte le mie preoccupazioni siano reali: fino ad ora ho solo rivolto il mio pensiero alle persone malate e ho pregato per loro, mi sono dispiaciuta per non essere riuscita a continuare il percorso con i bambini del gruppo - proprio in questo periodo avremmo dovuto cominciare a parlare dei sacramenti e avremmo camminato tutti insieme verso questo incontro con Gesù - mi sono chiesta come stiano i ragazzi che ci vedono semplicemente come un campetto da calcio e che inconsapevolmente ci regalano un pezzettino della loro quotidianità venendo a tirare calci al pallone. Insomma, tutto quello che mi frullava per la testa mi è sembrato immediatamente molto reale e per niente virtuale. Varazze è sembrata fin’ora un’isola felice, nessuno si esprime sulla diffusione dell’epidemia, passano con gli altoparlanti a dirti di continuare a stare a casa come da ordinanza, e noi continuiamo a pensare di vivere in una bella bolla d’aria dove stiamo tutti bene e “tutto andrà bene”! Sì, certo, fino a quando non ti tocca! Sei così preso dalla tua routine casalinga che non senti più il desiderio di sapere come stanno gli altri al di fuori delle tue quattro mura. È incredibile come questo ritorno all'essenziale letto in chiave egoistica ci faccia dimenticare quanto questa situazione significhi tornare alla disuguaglianza: tutto quello contro cui io nel mio piccolo combatto in prima linea insieme ai salesiani. Quanto è ingiusto che abbia diritto ad un’istruzione solo chi ha i mezzi per farlo? Quanto è ingiusto che chi ha una casa minuscola non possa far correre liberamente i propri figli? Quanto è ingiusto non poter essere aiutati? Mentre scorrono questi pensieri ci pensa l’omelia in diretta di don Claudio a riportarmi sul binario giusto: “Gesù solo con la sua umanità vissuta fino all'ultimo respiro ci ha salvati!”; proprio così, solo Gesù ci riporta su quello che serve, su quello che è giusto e su quello che è vero. Finisce la Messa virtuale e chiamo al telefono questa mamma che mi dice: “Che bello sentirti! Sai cos'è l’unica cosa che sta sollevando il morale di mio marito? Le foto di amici e parenti che fanno il tifo per lui!” - e allora, mi chiedo, cos'è che veramente ci salva? LA RELAZIONE. Con Dio, con gli altri. Siamo nati per questo… quindi riprendiamoci la nostra umanità, non lasciamo che una piccola particella proteica che entra dentro le nostre cellule, possa cambiare la nostra natura, la nostra vera essenza! Io sono Claudia e sono una mamma, ma sono anche una Salesiana Cooperatrice. All'inizio di questo isolamento ho approfittato di questa situazione per concentrarmi sulla mia famiglia, sulla nostra casa: lavoretti di qua, riordino di là. Ero quasi contenta di avere un po’ di tregua da quel posto risucchia-energie che è l’oratorio… e invece, giorno dopo giorno, ho cominciato a sentirne la mancanza, il mio senso di giustizia si è fatto strada, il desiderio di tendere una mano è cresciuto in me… ed oggi, più degli altri giorni, dopo aver sentito la voce di questa mamma, vorrei uscire, vorrei fare la mia parte. La relazione con l’altro è la chiave; andare incontro è la parola d’ordine.
- Chiamatemi Padre e mi farete felice
Carissimi giovani del MGS, Come state? Spero bene! Questo non è un momento facile per nessuno, ma non dobbiamo scoraggiarci, la Resurrezione è l’unico vero Antidoto, l’unico vero antivirus alla nostra esistenza. Certo non è facile da comprendere e vivere, perché come nella Favola di Pinocchio, le “medicine” non piacciono sempre. Ma state allegri, il Medico, il Medico “ferito” sulla Croce è venuto a sanare tutti noi medici malati terminali, per renderci sani per essere mandati verso gli altri, in modo speciale verso i giovani che adesso stanno facendo più fatica, o verso quelli che la fatica non la fanno perché sono proprio bloccati: i giovani più poveri. Mi è stato chiesto di dirvi cosa facciamo nella nostra Parrocchia-Oratorio, come viviamo nella nostra Comunità Salesiana. Beh, facciamo quello che possiamo! La nostra è una realtà molto variegata, con tantissimi ragazzi. Voi vi starete chiedendo: “ma cosa state facendo adesso?”. Oltre alla vita della Comunità abbiamo attivato alcune iniziative che abbiamo chiamato: Hashtag 1 alla 5°. Insieme alla Comunità si può partecipare ad alcuni momenti di preghiera: il Rosario, l’Adorazione, la Via Crucis e la Messa domenicale. Poi ci prepariamo alla Liturgia Pasquale… che sarà davvero molto particolare quest’anno, purtroppo. Ogni sera viviamo sui social la classica buonanotte salesiana. Per i ragazzi inoltre abbiamo avviato un Contest: “Oratorio chiama Casa”; i vari gruppi si sono poi organizzati per stare vicini ai ragazzi e giovani. Con i giovani stiamo provando ad organizzare Estate Ragazzi in video chiamate. Con gli adulti della Diaconia (Caritas) ci stiamo anche occupando dei poveri, andandoli a visitare e portando gli alimenti, stando attenti a prendere tutte le precauzioni per non fare del male a nessuno. Mi chiederete: “Come è stare lontano dai giovani?” Non è facile rispondere, perché è facile scadere nel sentimentalismo. Intanto cerco e cerchiamo noi salesiani di pregare sempre per i giovani. Poi con qualcuno siamo in contatto. E qui spendo due parole: non è facile dire nel tuo cuore chi chiamare, quindi la mia scelta è quella di stare in contatto con gli animatori dei vari gruppi per stare in contatto con i giovani e i ragazzi, perché non puoi dire: “Chiamo quello o chiamo quell'altro”, tutti davvero sono importanti. Penso ai ragazzi e i giovani? Si, prego per loro. Mancano tanto, questo è certo. Mancano tutti anche se un pezzetto di cuore va a quelli del cortile, quelli che non appartengono ai gruppi, quelli “sgarupati”, quelli che creano sempre problemi, che li richiami “due per tre” ogni giorno. Loro mancano perché non li raggiungi con i mezzi di comunicazione attivati dai gruppi, perché non appartengono a nessuno se non al cortile. È una sensazione strana il cortile, le stanze, la palestra vuoti. Ma anche questo serve. Ora non lo capiamo molto e, al di là di chi dice che tutto ciò che ci accade è la punizione di Dio o è colpa di Dio, io sono convinto che anche Dio come nel Vangelo di Lazzaro, ora pianga per i suoi figli. Mancano i ragazzi e i giovani? Rispondete a questa domanda: è il padre che genera i figli o sono i figli che danno all'uomo il significato di padre? Se rispondete bene a questa domanda capirete quanto a noi salesiani mancano i giovani, perché senza di voi, io chi sono? Permettetemi infine un piccolo augurio a voi di buona Pasqua, che davvero la gioia di Cristo Risorto contagi la vostra vita e così possiate contagiare la vita di tante persone, giovani in modo speciale e perché no, anche la vita di noi salesiani, che abbiamo bisogno di voi e non sapete quanto. Noi preghiamo per voi e voi pregate per noi.
- Quaranta giorni
Quando la nostra giornata comincia il sole è già sorto, perché la primavera è già iniziata. Meditazione della Parola e preghiera della liturgia delle Ore e tutto sembra come sempre, come ogni mattino. La prima cosa strana, però, accade proprio con il segno della croce che conclude questo gesto quotidiano. È strano uscire dalla cappella della propria comunità e non avere in bocca il sapore di quel “pezzo di pane” che gli occhi della fede sanno riconoscere come tutto il nutrimento di cui il nostro spirito ha bisogno: il Corpo e il Sangue del Signore. Ormai da diverse settimane non ci sono più celebrazioni eucaristiche pubbliche. Quell'incontro quotidiano, che è tanto caro a don Bosco e Madre Mazzarello e a tutta la Famiglia Salesiana, è diventato parte dei divieti che i decreti del Ministero, e poi quelli della CEI, hanno imposto per arginare una realtà che ha dell’irreale: la pandemia a causa del coronavirus. Non ci sono più abbracci, né strette di mano, né baci, o carezze, il contatto si riduce al minimo, perché ora volere il tuo bene vuol dire starti distante almeno 1 metro… La stranezza quotidiana continua quando uscite dalla cappella non si odono più le voci dei bambini, non si vedono genitori correre tenendo i bambini per mano perché hanno fatto tardi e rischiano di non arrivare puntuali al lavoro. Anche i sorrisi scambiati con i dipendenti, che conoscono la casa sin da quando erano loro stessi giovani oratoriani, non sono più. Nel silenzio della casa, quello strano silenzio che in genere è riservato ai momenti di ritiro, di raccoglimento, ora è la melodia di queste nostre giornate. Da un giorno all'altro è sembrato come se tutto smettesse di avere movimento e quindi vita, ogni programmazione, progetto, percorso educativo, gesto quotidiano. Tutto. Ma il cuore è un muscolo e, tenace, non smette di pulsare. Un cuore che ama poi, è ancora più caparbio e attiva la mente e le mani, perché tutte quelle risorse che forse la quotidianità rischia troppo spesso di sottovalutare o addirittura dimenticare, siano messe in atto. Ed è così che la scuola dell’infanzia e il nido si sono trasferiti e quelle webcam che un tempo erano scarsamente considerate diventano i nostri occhi, i nostri portavoce, il nostro sorriso e il nostro abbraccio, per dire ai nostri bambini e alle loro famiglie: “ecco, ci siamo e ci siamo per voi”. L’oratorio che non vede più correre su e giù i bambini più monelli del paese ha ora trasferito i suoi corridoi e le sue sale gioco nei corridoi e nelle sale delle case di tutti i bambini che ogni sabato lo frequentano, perché nel nostro “Cortile virtuale” ciascuno può mostrarci come sta vivendo questa quaresima/quarantena attraverso la creatività fatta di immagini, video, audio, musiche, canti, disegni, dediche ai loro amati animatori e quant'altro. È così che le mura della nostra casa non sono più vuote, perché ciascuno è presente nella mente, nel cuore, nella preghiera di ciascuna Figlia di Maria Ausiliatrice che ha promesso che ogni respiro, fino all'ultimo, sarà per i giovani, per tutti i giovani, perché questo tempo è particolarmente dedicato alla preghiera, all'adorazione comunitaria, all'approfondimento spirituale e culturale con buoni libri, ma non più solo per quei giovani che popolano la nostra scuola, la nostra PGS, il nostro oratorio, ecc., ma anche per quei bambini che sono oltre i confini fisici. La Fede a volte sembra vacillare, perché il timore del contagio per chi è più fragile e anziano, sembra lasciare più spazio alla paura, ma per fortuna c’è la Speranza che la tiene salda alla Carità. La Carità è il nome di Dio, è ciò che rende presente il Signore sull'altare di ogni gesto rivolto a chi ci è accanto, ma anche a chi non lo è, superando il reale e il virtuale, accogliendo questo tempo irreale che, abitandolo, diventa casa che accoglie, scuola che educa, chiesa che evangelizza, cortile che avvia alla vita… alla Vita.
- Il coraggio di fare delle scelte
Domenica 23 febbraio si è svolta la Formazione Giovani del Movimento Giovanile Salesiano della Liguria. Siamo stati accolti dagli animatori della casa di Varazze insieme a un'abbondante colazione che ha portato subito un po' di sole in una giornata decisamente uggiosa. Dopo i saluti abbiamo iniziato una riflessione continuando il tema della scorsa formazione incentrato sulle Beatitudini, focalizzandoci in particolare sui grandi temi della giustizia e della pace. Ad accompagnare la riflessione ci sono state poste domande sulle ingiustizie che notiamo nel nostro mondo e su quelle che mettiamo in atto noi giovani, insieme all'aiuto di una canzone dei Negrita che in una parte del brano canta così: “Come diventa facile voltarsi e non guardare, come diventa facile pensare non è colpa mia...” Ci siamo inoltre interrogati su quale esempi e quali azioni concrete possiamo fare per dare il giusto esempio ai più piccoli. Successivamente abbiamo fatto un laboratorio dedicato agli operatori di pace, dove ci siamo potuti confrontare sulle figure di 3 persone: Don Giuseppe Diana (prete assassinato dalla camorra per il suo impegno antimafioso), Etty Hillesum (vittima “volontaria” dell'Olocausto) e Nicolò Govoni (giovane missionario laico al servizio dei più piccoli). Ecco, descrivere in poche parole queste figure non rende assolutamente loro giustizia, ma in questo tempo di Quaresima una ricerca sulle loro vite potrebbe aiutare le nostre meditazioni in un'ottica di rinuncia in favore di un bene più grande. La mattinata si è conclusa con la Messa nella chiesa di Sant'Ambrogio insieme alla comunità di Varazze e successivamente con il pranzo. Nel pomeriggio, dopo un momento di svago, abbiamo potuto ascoltare una preziosa testimonianza di santità della porta accanto, vissuta in uno sano spirito di amicizia: Carlo Grisolia e Alberto Michelotti. A raccontarci la loro storia sono stati amici e parenti, che hanno ripercorso le vite di questi due giovani con una semplicità e un affetto che hanno puntato dritto al cuore. Questi ragazzi genovesi appartenenti al Movimento dei Focolari hanno dimostrato che la santità è una chiamata per tutti, non solo per i supereroi. Dai racconti dei loro cari e dalle loro lettere abbiamo conosciuto due figure molti semplici, che sapevano mettere la Parola ovunque andassero, condividendo gioie e fatiche tra loro, ma anche con il prossimo. Due giovani vite salite al Cielo molto presto, ma di cui il ricordo vive ancora nei cuori di chi li ha conosciuti. Questa formazione ci lascia un promemoria importante: che davvero si può essere santi #lìdovesei, soprattutto nella vita quotidiana, con molta semplicità, ma portando intorno a noi un Amore grande.
- La buona stampa
Anche questo nuovo anno non poteva che essere avviato al meglio dalle mille grazie che il mese salesiano sempre ci riserva. Infatti, una settimana fa si sono svolte a Torino-Valdocco, nella casa madre, le annuali giornate di spiritualità della famiglia salesiana con il Rettor Maggiore e alcuni coordinatori mondiali dei gruppi. Come ormai in uso, l’ufficio stampa delle giornate, composto dallo staff di Comunicazione dell’Ispettoria Meridionale e dalla redazione dell’Ispettoria Piemonte e Valle d’Aosta, ha invitato alcuni giovani dalle altre ispettorie o zone MGS come volontari a svolgere una sorta di stage formativo presso l’evento. Questa volta il viaggio verso il primo oratorio lo abbiamo intrapreso in tre: Antonella, dalla nostra Ispettoria salesiana ICC, Silvia, responsabile della Comunicazione per la Segreteria MGS Italia Centrale ed io, responsabile della Comunicazione per la zona MGS Toscana. Siamo arrivati a Valdocco giovedì 16, prima dell’inizio dei lavori cosiddetti in diretta, ma a lavori preparatori già avvenuti nei precedenti giorni della settimana, e abbiamo terminato il nostro servizio domenica 19, con la solenne Messa di conclusione delle giornate. Il gruppo era composto oltre che da noi, dalla troup meridionale, due ragazzi della redazione Piemonte e Valle d’Aosta, circa cinque stagisti della scuola grafica di Valdocco e altri due ragazzi dell’Ispettoria mediorientale, dalla Siria. Gli ambiti di lavoro erano sostanzialmente quattro: video editing e post-produzione, per poi passare tutto alla troup meridionale per la distribuzione; fotografia, con passaggi immediati alla redazione; redazione, per diffondere in tempo reale news attraverso email, post e articoli; backstage, per la mediazione tra la regia video, la regia luci e suoni, e il palco e la sala. Ognuno di noi tre ha scelto di fare esperienza in diversi campi, Silvia per la fotografia, Antonella per la redazione e io per il backstage. I gruppi sono stati coordinati magistralmente da don Moreno Filipetto, con grandi esperienze nell’ambito della comunicazione mediatica e capo redattore dell’ufficio Piemonte e Valle d’Aosta. L’esperienza è stata molto gratificante non solo per le competenze apprese durante il servizio negli ambiti di lavoro, ma anche perché nel contempo abbiamo vissuto tutto il meraviglioso clima delle giornate: le relazioni e gli interventi di ospiti eccezionali, i momenti di preghiera e di allegria, la presentazione della Strenna da parte di don Angel e la sua buonanotte la sera. Abbiamo goduto a pieno i colori e i suoni del mondo salesiano, dal sud all’est, dal nord alle Americhe. La nostra conoscenza dei gruppi della famiglia salesiana si è estesa enormemente e arricchita di dettagli utilissimi. Abbiamo così potuto vedere come don Bosco è presente ovunque nel modo in cui più ce n’è bisogno negli specifici contesti. La professionalità unita allo stile allegro e familiare tipico salesiano ci hanno riportati personalmente indietro, alla prima Valdocco, per niente sepolta, in cui don Bosco da’ ancora lavoro ai giovani che sognano un futuro bello, di lavorare, di sposarsi, come per alcuni ragazzi della redazione che abbiamo conosciuto. Ma anche in cui don Bosco esige solo il meglio per i suoi ragazzi e non sottovaluta affatto il mondo della comunicazione, attraverso ogni mezzo, visto come strumento di amore ed evangelizzazione. Una frase mi ha molto colpito, scritta sulla targa fuori dalla porta della prima tipografia di Valdocco, che come sappiamo ha aiutato don Bosco a dare un lavoro sicuro e un futuro certo ai suoi ragazzi, proteggendoli, educandoli e istruendoli, ma anche diffondendo “la Buona Stampa”, compiendo così una vera rivoluzione nella stampa cattolica europea. Considerando che la stampa era il mezzo più moderno ai suoi tempi, cosa avrebbe fatto oggi con i mezzi che abbiamo a dispozisione? Quella frase cita così don Bosco: 《Quando si tratta di qualche cosa che riguarda la grande causa del bene, Don Bosco vuol essere sempre all'avanguardia del progresso》(Memorie biografiche, vol. XIX, cap.8). Questo è proprio ciò che abbiamo respirato anche ai giorni nostri dietro le quinte di questo evento, con il servizio richiesto. Non abbiamo appreso solo tecniche, competenze pratiche, conoscenze specifiche, ma ancor di più un metodo nuovo e antico, un modo di concepire la comunicazione e anche il suo posto all’interno dell’opera educativa, sia per chi riceve che per chi lavora i dati. Tanti volti amichevoli che speriamo di rivedere, e tanta la speranza di poter e saper metter a disposizione ciò in cui siamo cresciuti per i nostri giovani e chi ha creduto in noi per questo progetto.