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Quaranta giorni

Quando la nostra giornata comincia il sole è già sorto, perché la primavera è già iniziata. Meditazione della Parola e preghiera della liturgia delle Ore e tutto sembra come sempre, come ogni mattino. La prima cosa strana, però, accade proprio con il segno della croce che conclude questo gesto quotidiano. È strano uscire dalla cappella della propria comunità e non avere in bocca il sapore di quel “pezzo di pane” che gli occhi della fede sanno riconoscere come tutto il nutrimento di cui il nostro spirito ha bisogno: il Corpo e il Sangue del Signore. Ormai da diverse settimane non ci sono più celebrazioni eucaristiche pubbliche.

Quell'incontro quotidiano, che è tanto caro a don Bosco e Madre Mazzarello e a tutta la Famiglia Salesiana, è diventato parte dei divieti che i decreti del Ministero, e poi quelli della CEI, hanno imposto per arginare una realtà che ha dell’irreale: la pandemia a causa del coronavirus.

Non ci sono più abbracci, né strette di mano, né baci, o carezze, il contatto si riduce al minimo, perché ora volere il tuo bene vuol dire starti distante almeno 1 metro…

La stranezza quotidiana continua quando uscite dalla cappella non si odono più le voci dei bambini, non si vedono genitori correre tenendo i bambini per mano perché hanno fatto tardi e rischiano di non arrivare puntuali al lavoro. Anche i sorrisi scambiati con i dipendenti, che conoscono la casa sin da quando erano loro stessi giovani oratoriani, non sono più.

Nel silenzio della casa, quello strano silenzio che in genere è riservato ai momenti di ritiro, di raccoglimento, ora è la melodia di queste nostre giornate. Da un giorno all'altro è sembrato come se tutto smettesse di avere movimento e quindi vita, ogni programmazione, progetto, percorso educativo, gesto quotidiano. Tutto.

Ma il cuore è un muscolo e, tenace, non smette di pulsare.

Un cuore che ama poi, è ancora più caparbio e attiva la mente e le mani, perché tutte quelle risorse che forse la quotidianità rischia troppo spesso di sottovalutare o addirittura dimenticare, siano messe in atto.

Ed è così che la scuola dell’infanzia e il nido si sono trasferiti e quelle webcam che un tempo erano scarsamente considerate diventano i nostri occhi, i nostri portavoce, il nostro sorriso e il nostro abbraccio, per dire ai nostri bambini e alle loro famiglie: “ecco, ci siamo e ci siamo per voi”.

L’oratorio che non vede più correre su e giù i bambini più monelli del paese ha ora trasferito i suoi corridoi e le sue sale gioco nei corridoi e nelle sale delle case di tutti i bambini che ogni sabato lo frequentano, perché nel nostro “Cortile virtuale” ciascuno può mostrarci come sta vivendo questa quaresima/quarantena attraverso la creatività fatta di immagini, video, audio, musiche, canti, disegni, dediche ai loro amati animatori e quant'altro.

È così che le mura della nostra casa non sono più vuote, perché ciascuno è presente nella mente, nel cuore, nella preghiera di ciascuna Figlia di Maria Ausiliatrice che ha promesso che ogni respiro, fino all'ultimo, sarà per i giovani, per tutti i giovani, perché questo tempo è particolarmente dedicato alla preghiera, all'adorazione comunitaria, all'approfondimento spirituale e culturale con buoni libri, ma non più solo per quei giovani che popolano la nostra scuola, la nostra PGS, il nostro oratorio, ecc., ma anche per quei bambini che sono oltre i confini fisici.

La Fede a volte sembra vacillare, perché il timore del contagio per chi è più fragile e anziano, sembra lasciare più spazio alla paura, ma per fortuna c’è la Speranza che la tiene salda alla Carità.

La Carità è il nome di Dio, è ciò che rende presente il Signore sull'altare di ogni gesto rivolto a chi ci è accanto, ma anche a chi non lo è, superando il reale e il virtuale, accogliendo questo tempo irreale che, abitandolo, diventa casa che accoglie, scuola che educa, chiesa che evangelizza, cortile che avvia alla vita… alla Vita.

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