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Tra il respiro e l'apnea

È il 18 giugno 2020. Come molti, sono seduto alla scrivania davanti al libro del prossimo esame, resistendo al caldo ancora vagamente sopportabile di inizio estate. È il momento di una pausa. Vado in cucina, prendo un caffè, cedo al richiamo del divano su cui mi stendo per pochi minuti. Apro Instagram ed inizio a fare scrolling sulla bacheca. Sembrerà strano, ma qui inizia il mio campo Biblico! Precisamente, inizia quando vedo la locandina che annuncia il campo, pubblicata dall’account di Spazio MGS. E se a qualcuno toccò un roveto ardente che non bruciava (Esodo 3), ad altri una voce nella notte (1Samuele 3), noi per ora dobbiamo accontentarci di un post come segno/invito di Dio nella nostra vita. Peraltro, la prima risposta che do è negativa: troppo studio questa estate, troppi impegni, c’è bisogno di riposo e non di aggiungere dell’altro. Bene, è deciso: niente campo. Qualche giorno dopo, sempre in una pausa serale dallo studio, sono in spiaggia a chiacchierare con uno dei miei più cari amici che, dopo un sorso di birra e due patatine prese dal pacchetto, commenta la scelta di non andare con poche (ma provvidenziali) parole: “ma in fondo, che hai da fare? Di certo, non può farti male…”. In fondo ha ragione, perché non andare? Benedetto fu questo cambio di idea.

Il campo biblico è stato (un po’ per tutti) come una boccata d’ossigeno dopo una prolungata apnea, e allo stesso tempo come quando ti viene tolto il fiato dalla Bellezza di ciò che hai davanti. È stato un po’ come respirare ed essere senza respiro nello stesso momento.

Per ciò che concerne il respiro, mi riferisco al bisogno, avvertito da molti, di rimettersi in carreggiata, di ricaricare le pile dopo mesi indubbiamente destabilizzanti. Ebbene, questo è forse il dato che maggiormente ci si poteva aspettare già prima di partire, aspettativa nei pensieri di molti che è stata ampiamente soddisfatta e superata.

La vera sorpresa però riguarda la meraviglia e lo stupore legata ad alcuni momenti o aspetti, che forse in pochi potevano immaginare. È quello cui mi riferivo poc’anzi con l’immagine del rimanere senza fiato. Tante le volte in cui la Bellezza ha investito i nostri occhi, obbligandoci a qualche secondo di apnea. In particolare, sono tre le “apnee” che mi piacerebbe condividere con il lettore di queste righe (beninteso, a voler tacere di tutte le altre, seppur numerose).

La prima apnea è senza dubbio quella del secondo giorno in cui si è vissuto un pellegrinaggio ad Assisi, sui luoghi di S. Francesco. Un giro in basilica inferiore e superiore, tappa nel Santuario della spogliazione, visita di San Damiano, Celebrazione Eucaristica in Santa Maria degli Angeli. Luoghi che profumano di santità, che brillano di povertà e semplicità.

La seconda apnea invece non è un dove, ma è un chi. In particolare è chi ha partecipato, come equipe e come partecipanti. Persone note che si ritrovano dopo molto tempo o storie nuove che si conoscono in un reciproco arricchimento. Qualcuno qui potrebbe obiettare che questo è un aspetto tipico di ogni campo, e di certo non possiamo smentire. Tuttavia, il campo biblico resta uno dei pochi momenti MGS dedicati a giovani non più adolescenti (universitari/lavoratori) e dunque un momento preziosissimo per noi per riconoscerci nell’altro mentre ci confrontiamo con la sua storia, per ricordarci che “non solo io, non solo a me”. Inoltre, il tema scelto, la fragilità, esigeva, più di altri, di mettersi a nudo con se stessi e davanti ai compagni di viaggio. Infine, il numero elevato di ragazzi ha permesso senza dubbio l’incontro di storie sempre più diverse, ma sempre più intimamente legate da un’unica fede. Un gruppo in armonia tanto grande da generare quella Bellezza che toglie il fiato.

L’ultima apnea è legata alle particolarità che questo campo ha visto a causa della pandemia. Anzitutto alcune regole da seguire come l’avere ciascuno la propria borraccia a tavola per non passarsi oggetti durante i pasti, oppure il dover rispettare le distanze ed indossare la mascherina in molti momenti, hanno dato la cifra della specialità del periodo che stiamo vivendo, bisognoso di attenzioni sotto più punti di vista. Ben più forte però è stata l’esperienza di assistere al rinnovo dei voti temporanei di Marco, il quale avrebbe dovuto professare perpetuamente nel prossimo autunno, ma che invece ha dovuto rinviare causa covid. È stata il primo rinnovo dei voti temporanei all’interno di un campo ed in generale davanti ad un’assemblea di giovani e laici. Un’emozione forte che trasudava Bellezza e, di nuovo, toglieva il respiro.


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