"Basta che siate giovani": un mese di missione in Egitto
- Gruppo missionario Alessandria d'Egitto 2025
- 2 ore fa
- Tempo di lettura: 4 min
Si è appena conclusa la nostra esperienza missionaria in Egitto, un mese intenso vissuto tra Alessandria e Il Cairo, che ha lasciato in ognuno di noi un segno profondo. Un viaggio fatto di volti, culture, scoperte, fatiche e meraviglie; un cammino vissuto nella concretezza quotidiana e nella bellezza dell’incontro.
La prima tappa è stata Alessandria, dove siamo stati impegnati presso l’oratorio e la scuola Don Bosco. Lì abbiamo trovato una comunità viva, accogliente e generosa, che ci ha aperto le porte fin dal primo giorno, permettendoci di entrare nel cuore delle attività scolastiche e oratoriali. Quella realtà, così diversa dalla nostra, è diventata ben presto casa: un luogo dove abbiamo potuto sperimentare concretamente il carisma salesiano, sentendoci parte di una famiglia più grande.
Lasciare Alessandria, al termine di tre settimane intense, è stato tutt’altro che semplice. Quel cortile, pieno di vita, ci aveva accompagnato giorno dopo giorno, diventando il centro delle nostre giornate e il legame più forte con i giovani che avevamo incontrato. Con un po’ di malinconia ma anche con il desiderio di proseguire la nostra scoperta, ci siamo diretti verso Il Cairo, dove abbiamo trascorso gli ultimi cinque giorni della nostra missione.
Il tempo trascorso nella capitale ci ha permesso di approfondire ulteriormente il contesto che ci stava accogliendo. Spinti dalla curiosità e dalla voglia di comprendere meglio la storia e le radici di quel Paese, ci siamo immersi nella cultura locale visitando le principali attrazioni storiche e archeologiche del Cairo e dei suoi dintorni. Le piramidi, il Museo Egizio, le moschee e i mercati sono stati per noi tasselli importanti per completare il mosaico della nostra esperienza.
Ma non ci siamo limitati a fare i turisti. Il nostro cuore batteva ancora forte per l’incontro con i giovani, ed è per questo che abbiamo voluto conoscere anche le due case salesiane presenti in città: Zeitun e Rod El Farag.
A Zeitun, che ci ha ospitati in questa seconda parte del viaggio, abbiamo trovato un ambiente ricco di vita e accoglienza. Lì, oltre all’oratorio dedicato ai bambini e ragazzi egiziani, ci siamo imbattuti in un’altra preziosa realtà: la presenza della comunità cristiana del Sud Sudan, stabilitasi in città. In giorni distinti, anche questi ragazzi frequentano l’oratorio, e noi abbiamo avuto la grande opportunità di condividere del tempo con loro. Fin da subito siamo stati colpiti dalla loro energia travolgente, dai canti e balli in lingue per noi nuove, dai sorrisi pieni di gratitudine. Ci siamo lasciati coinvolgere senza esitazione, anche se le forze iniziavano a scarseggiare dopo le settimane precedenti. Ma la gioia che si respirava nel cortile di Zeitun ci ha dato nuova carica.
La fiducia riservataci dalla comunità salesiana è stata ancora una volta sorprendente: ci siamo sentiti accolti, ascoltati, valorizzati. Sapevamo che non era scontato, e proprio per questo lo abbiamo vissuto con ancora più gratitudine. La spontaneità dell’incontro con i giovani sud sudanesi ha rappresentato per noi un ulteriore arricchimento, una nuova sfaccettatura di un’esperienza già densa di umanità e condivisione.
Il penultimo giorno in Egitto lo abbiamo dedicato alla visita della casa di Rod El Farag, una realtà molto simile a quella di Alessandria, soprattutto per la presenza della scuola e dei numerosi laboratori professionali. Qui, purtroppo, le attività oratoriali erano già concluse, ma abbiamo potuto respirare l’atmosfera salesiana esplorando la scuola e assistendo ad alcune lezioni nei laboratori di meccanica, elettronica e tecnologia. Ci ha colpiti la serietà con cui gli studenti, ragazze e ragazzi, affrontano percorsi che li preparano concretamente al mondo del lavoro. Anche senza animazione in cortile, l’aria di famiglia era evidente, e ci ha fatto riflettere ancora una volta sulla forza del carisma salesiano nel mondo.
A concludere il nostro percorso, la partecipazione alla messa del 15 agosto, solennità dell’Assunzione di Maria, celebrata con la comunità sud sudanese a Zeitun. Una liturgia lunghissima rispetto alle nostre abitudini, ma incredibilmente coinvolgente: canti, colori e preghiere ci hanno avvolto in un clima di festa e spiritualità che difficilmente dimenticheremo. È stata la chiusura perfetta, un modo autentico e profondo per salutare questa terra che ci aveva accolti con generosità.
Nel rientrare in Italia, la riflessione finale è sorta spontanea. Nonostante la distanza, la lingua, le differenze culturali e sociali, in ogni casa salesiana ci siamo sentiti davvero a casa. È come se un filo invisibile unisse tutte le presenze di Don Bosco nel mondo. Ci siamo stupiti nel trovare dinamiche simili alle nostre, negli oratori e nelle scuole, e ci siamo ritrovati immersi in quel linguaggio universale fatto di gioco, comunità e relazione.
Abbiamo compreso, più che mai, la verità di una frase che abbiamo sempre conosciuto, ma che in questo mese abbiamo toccato con mano: "Basta che siate giovani”. Don Bosco ci ha accompagnati anche qui, in Egitto, nei sorrisi dei bambini, nella dedizione degli educatori, nell’accoglienza dei confratelli.
Tornare sarà difficile, ma nel cuore porteremo per sempre questo pezzo di mondo che ci ha cambiati. Perché, in fondo, la missione non è solo portare qualcosa, ma soprattutto lasciarsi trasformare dall’incontro. E noi, da questo incontro, torniamo diversi, e sicuramente molto grati.
Davide (Cagliari), Costanza (Villa Sora), Cristiano e Federico (Monserrato), Camilla (Livorno), Samuele (Liguria), Maria Grazia (Latina), Alessandra (Macerata), Gabriele sdb
Comments