Esercizi di silenzio
- Sara Loffedro, Colle Val d'Elsa
- 16 apr
- Tempo di lettura: 3 min
Nel bel mezzo della Quaresima, all’inizio del mese di Aprile, io e quindici altri giovani del Movimento Giovanile Salesiano della zona Lazio-Umbria ci siamo riservati un tempo per gli Esercizi spirituali di Quaresima.
Un tempo lungo rispetto al solito: gli Esercizi sono iniziati la sera del giovedì, e terminati dopo il pranzo di domenica 6 Aprile. Un tempo lungo e di silenzio: abbiamo scelto di vivere così questi Esercizi.
Una volta arrivati, nel tardo pomeriggio del giovedì, siamo stati accolti nella casa di Greccio dal bel tempo, dall’aria limpida e dai paesaggi che si riuscivano a vedere dall’alto. Per chi vive in città, questi tre elementi già possono bastare a entrare nel giusto clima di preghiera. Abbiamo cenato e scambiato qualche parola. Ci siamo conosciuti o rivisti. Sapevamo che quelle sarebbero state “le ultime parole”…andavano spese bene. Il silenzio sarebbe iniziato dopo cena. Qualcuno a tavola raccontava di sé, del suo lavoro o di ciò che sta studiando, delle difficoltà che vive quotidianamente o delle piccole cose che lo facevano ridere. Abbiamo condiviso la giornata. Qualcuno aveva grandi aspettative per questo turno di Esercizi spirituali in silenzio, qualcun altro era preoccupato di finire inghiottito dai pensieri, qualcuno non sapeva a cosa stesse andando incontro.
Ha predicato questi esercizi don Enrico Lupano, salesiano innamorato di don Bosco davvero fino al midollo, come lui stesso dice di sé- e tutti concordiamo, che ha saputo regalarci un’immagine nuova del nostro fondatore. Più umana, come qualcuno ha condiviso, e dunque più bella, più vicina.
Giovedì sera è iniziato il tempo di silenzio, che abbiamo sciolto solamente la domenica a pranzo. La riflessione era scandita dalla Liturgia delle ore - le lodi e i vespri pregati insieme, dalle meditazioni offerte da don Enrico, dall’Eucarestia e dai pasti. Durante la mattinata avevamo un tempo di circa due ore di riflessione personale, mentre nel pomeriggio un tempo più lungo di quasi quattro ore. Durante le serate invece, oltre alla buonanotte salesiana, abbiamo partecipato alla via Crucis e all’Adorazione eucaristica.
Scrivendo, mi accorgo che è molto difficile rendere l’idea di ciò che sono stati questi esercizi. Credo che, nella giornata, è molto raro che tu abbia dei momenti di silenzio solo per te. Ancor più raro è guadagnarti dei momenti di silenzio interiore, in cui si fermano tutti i pensieri che ti ruotano per la testa. Può capitare di voler scappare, di sentire che per placare il rimuginio della mente c’è bisogno di una quota di energie superiore alle tue forze. Può persino capitare di pensare di non essere tagliati per questo tipo di cose, di non essere in grado di affrontarle come si vorrebbe.
O che il Signore non abbia niente da dirti. Che per te non abbia nessuna novità.
Ma la novità invece c’è, ed è che fa tutto Lui. Che non serve arrivare pronti, che non ci sarà bisogno di grandi sforzi, che in quel silenzio che cerchi dentro il Signore parla. Potresti persino fare l’esperienza di sentirlo parlare così tanto da voler ascoltarlo per ore. Ascoltarlo mentre ti spiega che tutto sommato quelle cose che hai vissuto hanno un senso, che il filo rosso c’è ed è il dono che Lui vuole farti. Potrebbe persino venirti la voglia di raccontargli di te. Di lasciare che le questioni lasciate sul fondo emergano dalle profondità, di lasciarti finalmente guardare per sentirti capito e ascoltato.
I pomeriggi per me sono stati i momenti più difficili da affrontare, proprio perché molto lunghi. Ho dovuto organizzare il mio tempo e approfittare per qualche passeggiata al paese di Greccio o del tempo per leggere al sole. Si poteva raggiungere facilmente anche il santuario di Greccio, fondato da San Francesco che lì ha inventato il presepe: collocato su un eremo, è un santuario di roccia, con una varietà incredibile di presepi provenienti da diverse aree del mondo.
La cosa più interessante che mi è successa è stata scoprire Dio nel silenzio, nel Creato, negli altri accanto a me con le facce stanche. Sentire, durante quei lunghi pomeriggi, ora dopo ora, che lasciavo andare il rumore dei pensieri che mi appesantiscono, le convinzioni fasulle su me stessa. Il mio sentirmi “orfana di padre” come Giovanni Bosco, senza capire bene cosa farci con quella mancanza. Al contrario facevo spazio alle intuizioni che il Signore ha voluto suggerirmi: occorrerà lavorare tutta la vita, proprio come ha fatto don Bosco, padre di tutti i giovani del mondo, per fare in modo che i vuoti acquistino senso, per non chiedere al Signore che le crepe vengano riempite come pance vuote, bensì guarite dalla Sua presenza. Occorrerà, tornati a casa, ricercare quel silenzio, imparare ad ascoltare ciò che gli altri e la realtà che viviamo dicono alla nostra vita. A cosa, se non a questo, potevano servire degli Esercizi in silenzio?
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