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  • Chiamati da Dio ad essere testimoni del Risorto e pescatori nella Chiesa

    Questa è la proposta che ci viene fatta durante gli Esercizi Spirituali in Sardegna, ad Arborea (OR), svoltisi da venerdì 24 a domenica 26 novembre. La vera domanda che ci siamo posti in questi giorni è: cosa posso fare per essere testimone? Grazie alla guida di Don Ivan, Don Gabriele, Don Daniele e ai consigli di Suor Loredana e suor Debora abbiamo potuto analizzare e riflettere su alcuni brani del Vangelo. Il primo che ci è stato presentato è l’Annunciazione dell’arcangelo Gabriele a Maria, esempio lampante della differenza tra credere in Dio e far affidamento in Lui: Dio ci viene incontro facendo il primo passo, sta a noi saperLo ascoltare e sentirLo nel nostro cuore. Spesso il nostro modo di pensare prevale su quella che è la logica di Dio nel momento in cui crediamo che i criteri per i quali Dio ci chiama siano gli stessi della nostra società o della nostra valutazione personale: Maria era una ragazza semplice, giovane, che abitava in una piccola città; sconosciuta dal mondo ma famosa per Dio. Inoltre abbiamo fretta di avere subito tutte le risposte alle domande che gli poniamo e andiamo nel panico se non sappiamo esattamente dove ci porterà ogni singolo passo del nostro cammino, quando basterebbe semplicemente dire ‘’Eccomi!’’ e farci sorprendere da Dio. Dopo la lectio e la medidatio abbiamo pregato i vespri per ringraziarLo e chiederGli di guidarci in questi giorni di riflessione e condivisione. Dopo la cena grazie all’organizzazione di Marco e Michele siamo tornati tra i banchi di scuola giocando insieme tra la ricreazione, l’ora di italiano e quella di matematica. La giornata di sabato è iniziata con il sole e le lodi, per continuare poi con la riflessione sul brano dell’ascensione di Gesù grazie al quale abbiamo potuto ragionare sul fatto che ognuno di noi può fare la differenza perché è testimone dell’amore di Dio che si è donato per noi. Possiamo solo essere grati e felici, invocare lo Spirito Santo e metterci nelle Sue mani! La giornata è continuata con la messa e la condivisione delle nostre riflessioni. Di pomeriggio abbiamo avuto l’occasione di essere abbracciati da Lui grazie alla celebrazione penitenziale in cui abbiamo potuto pregare, ascoltare e farci provocare dalla Sua parola per poi confessarci. Come ci eravamo ripromessi all’inizio di queste giornate, abbiamo continuato ad affidare a Maria i pesi che ci portavamo appresso e a chiederLe di aiutarci a custodire i tesori che Dio ci ha affidato attraverso la preghiera del Rosario. Dopo cena ognuno di noi ha avuto occasione di pregare per gli altri durante l’adorazione eucaristica grazie anche alle letture preziose proposte da Don Ivan e ai canti. L’ultima giornata di esercizi abbiamo ragionato sul perché ognuno di noi potesse dire ‘’l’anima mia magnifica il Signore’’, su quali bellissimi doni ci ha fatto e sul modo in cui Lui ci accompagna durante la nostra vita. L’ultimo testo che abbiamo letto insieme era quello in cui Gesù ci chiede di affidarci e fidarci di Lui prendendo il largo e gettando le reti: è arrivato il momento di prendere coraggio e trasformare in realtà tutto l’amore provato e ricevuto in questi giorni di ritiro dimostrando agli altri che non esiste paura se Dio è accanto a noi! Abbiamo partecipato insieme all’Eucarestia e condiviso le nostre impressioni sui brani. La vera nostra missione, però, è iniziata domenica nel momento in cui siamo tornati a casa e abbiamo capito che Dio ci dà la libertà di essere testimoni di quanto sia felice la nostra vita se Lui è presente!

  • L'ascolto e il silenzio

    Tra il 28 e il 29 Ottobre si è tenuto il primo incontro dell'anno 2017/18 delle iniziative GR GxG (Gruppo Ricerca Giovani per i Giovani) e GR Ado (Gruppo Ricerca Adolescenti) dell'Italia Centrale. L'incontro si è svolto nell'Istituto Salesiano Villa Sora, coinvolgendo più di 80 ragazzi giunti da tutto il Lazio e dall'Umbria. Arrivati nel tardo pomeriggio nel luogo indicato, dopo un periodo di gioco all'interno del cortile dell'Istituto, i ragazzi si sono radunati in una delle strutture presenti e sono stati introdotti al tema principale dei due gruppi ricerca dell’anno: l'ascolto. Prima di iniziare le attività per illustrare più approfonditamente il tema, ai ragazzi è stato dato del tempo per pensare e scrivere a "chi" e a "cosa" danno ascolto durante la loro giornata, su dei post-it. Una volta terminata l'introduzione, si è dato il via a due attività, l'una l'opposto dell'altra, dove si sono illustrate le diverse modalità di ascolto. Durante la prima attività, dopo un breve riepilogo delle due modalità di respirazione (polmonare e diaframmatica), ai ragazzi è stato chiesto di fare silenzio e di ascoltare il suono del loro respiro, nel mentre gli venivano poste alcune domande: l'attività aveva l'obiettivo di far ascoltare sé stessi ai ragazzi. La seconda attività è stata invece l'opposto: far comprendere ad un compagno situato al centro del cerchio dei ragazzi, una frase nel mentre che questi aveva indosso delle cuffie con musica ad alto volume. La persona al centro avrebbe dunque dovuto scegliere cosa ascoltare, se la musica o le grida dei propri compagni. Terminate le attività, queste ultime sono state spiegate: esse avevano lo scopo di far realizzare ai ragazzi il modo con cui si può ascoltare qualcosa o qualcuno, ovvero non solo con l'udito, ma anche con la mente e con l'attenzione da parte dell'"ascoltatore". Il giorno dopo è stato caratterizzato da un momento di silenzio nel quale i ragazzi si sono messi a confronto col loro "ascolto" della Parola di Dio e su cosa glielo impedisce durante l'arco delle giornate, e dalla possibilità delle confessioni. L'incontro si è terminato con la Messa domenicale, e con il pranzo insieme. Personalmente, il primo degli incontri è stato estremamente intenso e, secondo i commenti di molti dei ragazzi, è stato efficace ed ha permesso davvero di metterci più in ascolto con noi stessi.

  • Imparare a guardare con occhi nuovi

    A piccoli passi... la Scuola di Mondialità della Toscana è ripartita! Accogliendo l’invito di Papa Francesco ad «imparare a guardare con occhi nuovi» abbiamo dato un’occhiata al mondo, per scoprire che è molto più vicino di quello che pensiamo, se non siamo noi stessi a volerlo tenere lontano. Emergenza ecologica, analfabetismo, urgenza educativa, non equo alle risorse, estremismi di ogni tipo, chiusure ideologiche, prepotenza di una economia disumana e molti altri fenomeni che con preoccupazione osserviamo non sono davvero tanto distanti dal nostro quotidiano, dal luogo preciso in cui viviamo. Tutto ciò ci interpella come persone che hanno a cuore il presente e il futuro del mondo e che scoprono ogni giorno di più la forza umanizzante del Vangelo di Gesù che non tralascia di “sfidarci”. Allora con coraggio e orizzonte, ognuno di noi la sfida la accetta! Perché è vero e ciascuno di noi lo sente: «Io sono una missione su questa terra, e per questo mi trovo in questo mondo» (EG 273). Suggeriamo anche a voi che leggete due input di riflessione che per noi sono stati particolarmente significativi nell’incontro del 21 ottobre, con la speranza di avervi con noi sabato l’11 novembre, a Firenze. https://www.youtube.com/watch?v=oUqeFQNjyiE&t=66s https://www.youtube.com/watch?v=w-dZteGvFjg

  • La risposta di Geremia

    Dal 13 al 15 ottobre si è svolto il primo incontro dei GR Main. A questo nuovo percorso proposto dall’Ispettoria ILS abbiamo scelto di partecipare in 4, tutte provenienti da case diverse della Circoscrizione. In questi tre giorni nella particolarissima casa di Carrara, che ospita tra le altre cose anche due case famiglia per minori e alcuni monolocali in cui sono accolte donne migranti con bambini, siamo state accompagnate da suor Anna Maria, dalla neoprofessa suor Letizia e, ospite speciale, la novizia Giorgia. Il nucleo fondamentale dell’incontro è stato la conoscenza di sé: tema che abbiamo affrontato a partire dal brano della chiamata di Geremia e poi con l’aiuto di suor Paola della Ciana, direttrice di Rimini. La prima sera abbiamo avuto anche la possibilità di conoscere la realtà che ruota intorno alla casa di Carrara preparando una veglia aperta a tutti. Nel pomeriggio di sabato, invece, un volontario VIDES affezionato alle FMA, Marco, ci ha portato in giro per conoscere la città. Più di tutto però ci ha colpite il lavoro che silenziosamente ogni giorno svolge questa comunità, assistendo ragazze che portano sulle loro spalle situazioni nella maggior parte dei casi molto pesanti. Cariche di questo primo incontro di approfondimento sul discernimento vocazionale, ci siamo salutate dandoci appuntamento agli Esercizi Spirituali della Toscana.

  • Un cammino di vita

    A distanza di quasi due mesi dalla partenza sicuramente abbiamo perso un po' l’allenamento, ma sentiamo ancora viva la gioia della fatica di questo cammino verso il santo martire. Siamo partiti “leggeri” ma allo stesso tempo “carichi”, pronti per metterci in gioco! Sulle spalle uno zaino pieno di T-shirt, cerotti, calzini… ma soprattutto carico di intenzioni e preghiere custodite nel cuore.Come tutti gli atleti sanno durante i primi giorni i muscoli soffrono e ti rendono debole, ma poi appena prendi ritmo ti sembra di volare. Noi abbiamo vissuto questa stessa esperienza nella preghiera. Partiti con l’idea di chiedere qualcosa al Cammino, abbiamo capito sempre di più, giorno dopo giorno, dove eravamo diretti… la consapevolezza della meta ci faceva scoprire una verità completamente diversa, noi eravamo diretti ad una tomba. La tomba dell’apostolo è stata la metafora per capire che tutti i nostri pensieri e interrogativi si riducevano, come per San Giacomo, al dilemma: Gesù o la vita? Meditare sulla sincerità con cui il Santo si è posto a questa domanda ci ha messo davanti alle nostre debolezze e a quanta strada avessimo (e abbiamo) ancora davanti, non solo fisica!Sicuramente condividere il cammino con altri giovani come noi, impegnati sia nelle loro vite, sia nel servizio nelle proprie realtà, è stato un dono che ha reso questo pellegrinaggio da una parte più leggero e dall’altra più inteso. Condividere le fatiche, ma anche la semplicità di una colazione e di una messa del pellegrino con altri giovani (e non) in cammino da varie parti del mondo ha reso ogni giornata, come diceva don Bosco, straordinaria nella sua ordinarietà. L’inginocchiarsi davanti alle reliquie del Santo, dopo sei giorni di cammino, meditazioni e preghiera, mantenendo nel cuore viva la domanda fondamentale, ci ha portato nel cuore due riflessioni: “la fiducia nella chiamata del Signore” e la domanda “tu per chi dai la vita?”. Siamo grati al Signore del dono del pellegrinaggio vissuto in quest’estate, auguriamo a tanti giovani di vivere il Cammino di Santiago con lo spirito di chi è in ascolto e con la semplicità di chi si mette in viaggio sapendo solo qual è la sua meta, affidandosi per il resto al Signore ogni giorno.

  • Un nuovo inizio è alle porte

    Anche quest'estate è finita, con tutte le sue esperienze e ricordi che ci portiamo dietro, pronti a ricominciare quello che ha già il profumo di un nuovo e bellissimo anno! Ho avuto la fortuna di poter partecipare a tante iniziative proposte sia dal MGS sia dal mio oratorio: l'estate ragazzi con i bambini della scuola materna, una vacanza studio con ragazzi della scuola media e, soprattutto, il Campo Bosco a Torino dove ho avuto la possibilità di pregare, ridere, giocare e commuovermi come l'anno precedente, al campo base, nonostante la fatica, i dubbi e la stanchezza dovuta non solo a un anno di lavoro ma anche a un'estate che già era partita a pieno ritmo. Alla fine di ogni anno, oratoriano e scolastico, ciò che attendo con più gioia sono proprio le attività estive: per quanto stancanti e impegnative, soprattutto dopo un anno intenso, riescono sempre a darmi la carica per ricominciare al meglio e per non adagiarmi nei mesi estivi. Mai avrei pensato che una simile gioia potesse continuare nel tempo senza estinguersi mai! La possibilità di rivedere gli amici, di conoscerne di nuovi, di stare con i ragazzi che ci vengono affidati mi porta sempre a scoprire nuove cose, a meravigliarmi delle cose quotidiane, a trovare nuovi spunti per l'anno che verrà. In modo particolare per via dell'incontro con amici di altre case salesiane: così infatti riusciamo sempre a scambiarci idee, pareri, novità presenti nei nostri ambienti, capire cosa non va e si può migliorare e cosa si può portare di nuovo tra i nostri ragazzi. Con il cuore traboccante di ricordi, idee, speranze sono pronta a ricominciare al meglio questo nuovo anno, nella speranza che tutto l'amore ricevuto in questo tempo appena passato riuscirà ad essere ridonato almeno in egual misura!

  • Anche le pietre parlano!

    'Qui anche le pietre parlano!' Con queste cinque parole si apre il Campo Bosco, un campo-pellegrinaggio, possiamo dire, sulle orme di Don Bosco e Madre Mazzarello, seconda tappa per la formazione animatori destinata a tutti i ragazzi del Movimento Giovanile Salesiano. Appena sentita questa frase le mie reazioni sono state: ‘Da quando in qua le pietre parlano? Perché dovrebbero farlo? E soprattutto, cosa mai ci potranno dire?’ Poi pensandoci non si parlava di pietre qualsiasi, bensì di pietre che avevano ‘vissuto’ la scoperta della chiamata, la maturazione e la realizzazione del progetto di vita che Dio aveva scelto di riservare a Don Bosco e Madre Mazzarello, e pensare che delle pietre potessero arrivare addirittura a ‘parlare’ mi ha dato subito l’idea di quanto anche solo gli stessi luoghi sarebbero bastati a trasmettere una testimonianza. Il mio spirito iniziale perciò, oltre ad essere felice di rincontrare i ragazzi conosciuti l’estate scorsa al precedente campo Base, fremeva nel vedere ma soprattutto respirare ‘una boccata di Vita’, e posso dire che le mie aspettative non sono state deluse. Perciò con lo zaino in spalla, delle scarpe comode ai piedi, moltissimo Autan spruzzato su gambe e braccia e soprattutto le ‘Memorie dell’Oratorio’ sempre a portata di mano piano piano ci siamo incamminati ogni giorno diretti verso una nuova meta affrontando ogni volta un diverso aspetto della Spiritualità Salesiana, partendo da dove tutto è nato, Becchi e Colle Don Bosco, e arrivando fino a Mornese, luogo natio del Carisma Salesiano al femminile. All’iniziale sentimento di curiosità e meraviglia nel poter finalmente visitare i luoghi dei quali avevo tanto sentito parlare fin da bambina, si è andato poi ad affiancare l’impegno di vivere ogni momento con ancor più serietà, approfittando del silenzio come occasione di confronto personale, lasciandomi così prima sfiorare e poi toccare dalle vite dei due Santi. Posso dire che l’esperienza di questa estate sia stata uno ‘schiaffo’ ma allo stesso tempo una grande carezza. ‘Il campo Bosco è forse il campo più difficile’, altra frase che dentro me ha riecheggiato più volte. E qui si spiega lo ‘schiaffo’. Uno dei grandi doni inaspettati che mi ha fatto questo campo è stato l’essermi ritrovata e non è sempre stato facile, anzi, l’ascolto delle quattro testimonianze di don Michelangelo, Marco, Danilo e Sara e suor Nicoletta, l’approfondimento del Carisma Salesiano e la riflessione quotidiana sulle esperienze e le difficoltà incontrare da Don Bosco e Madre Mazzarello e il loro atteggiamento nell’affrontarle sono stati tutti elementi che mi hanno spinto ogni volta a mettermi sempre più in discussione con me stessa, portandomi il più delle volte a fare un passo indietro per paura forse, tentennando un po’. Tuttavia alla fine il desiderio di fare una scelta, anche faticosa, era più grande della paura di prendere una decisione. L’iniziale ‘schiaffo’ è stato così seguito da una grande carezza, una carezza nell’incontro con persone con le quali condividere un’esperienza forte ed entusiasmante come questa e nel non sentirsi così gli unici che dentro avevano qualcosa che Giovannino e Madre Mazzarello gli avevano messo sottosopra, una carezza nel sentire una pienezza ed una Gioia che ormai sembra non terminare più e una carezza avvertita nell’affidamento quotidiano durante la preghiera e la celebrazione eucarestica nell’incontro con il Signore. Quello di cui mi sto sempre più rendendo conto è che sensazioni come queste non si finisca mai di ‘metabolizzarle’ per bene, o per lo meno questa è la mia esperienza; c’è sempre qualcosa di nuovo che quando meno te lo aspetti fa capolino, stravolgendoti così (in positivo) ancora una volta ed arricchendoti sempre di più. Il senso di gratitudine per tutto ciò che ho vissuto è davvero grande e ogni volta che ci ripenso è sempre più grande! Sicuramente non posso che fare tesoro di questa settimana e cercare di testimoniare nel quotidiano ciò che mi è stato donato. Perché quando ci si sente Amati nasce spontaneo il desiderio che tutte le persone che ci sono attorno si sentano a loro volta Amate; si vuole condividere la Gioia . Siamo così prima i destinatari dello sguardo del Signore poi un suo ‘strumento’ per dare agli altri ciò che noi abbiamo potuto ricevere prima di loro.

  • Assemblee e nuovi arrivi

    Nel corso del mese di settembre si sono svolte le Assemblee MGS in tutte le zone dell’Italia Centrale: a Genova Sampierdarena per la Liguria, a Vasto per la zona Marche-Abruzzo, nella casa fma di via Marghera per la zona Lazio-Umbria, a Scandicci per la Toscana e infine ad Arborea per la Sardegna. L’Assemblea MGS è il momento di confronto che avviene a inizio e fine anno per tutti gli animatori e educatori maggiorenni di ciascun ambiente. È luogo di presentazione, progettazione, verifica. Le Assemblee di questo inizio anno sono state molto partecipate ed è stato bello vedere come il Movimento Giovanile Salesiano di ciascun ambiente abbia voglia di lavorare insieme inserendosi in un percorso comune. Dopo aver pregato insieme, in ogni Assemblea abbiamo posto l’attenzione sulla proposta pastorale dell’anno: Casa per molti, madre per tutti - #nessunoescluso. A seguire la presentazione del calendario ed ogni varia ed eventuale di zona. Ed è proprio sulla scia della proposta di quest’anno che vogliamo essere pronti a camminare: nel sentire la Chiesa come madre accogliente e inclusiva, pronta ad uscire fuori dalle nostre mura per poter annunciare che nessuno è escluso in questa Casa. La Segreteria MGS, inoltre, in questo inizio anno dà il benvenuto a un nuovo membro: ringraziando Lorenzo per il lavoro svolto, lasciamo la parola a Michele, nuovo Segretario MGS Sardegna: Mi chiamo Michele e sono uno studente al primo anno in Scienze Tossicologiche e controllo di Qualità. Frequento la parrocchia-oratorio di San Paolo a Cagliari dove sono animatore del gruppo Leader e durante la messa dei ragazzi suono con la mia chitarra; durante il tempo libero pratico arti marziali e guardo serie tv. Da quest’anno sarò il Segretario del MGS Sardegna e sono molto felice per questo nuovo incarico che sarà sicuramente una bella esperienza! Buon servizio a Michele e buon anno pastorale a tutti!

  • La meta è una tomba

    Una tomba. Sì amici, la meta del cammino è stata ed è la visita a una tomba. Non è un granché, si potrebbe pensare. Ma il sepolcro di San Giacomo apostolo è da dodici secoli, per i pellegrini di tutta la terra, un luogo unico, da cui trasuda la testimonianza di un immenso amore. Non morte ma amore. L’amore del Maestro per il discepolo, reso partecipe dei momenti più intimi e toccanti della missione di Gesù, e l’amore del discepolo per il Maestro, testimoniato da Giacomo fino alla fine col martirio. Noi, piccoli piccoli davanti a questa grande eredità, ci siamo messi in cammino per gli ultimi 120 km in terra di Galizia per giungere dopo 6 giorni di cammino a Santiago de Compostela. Difficile (come sempre) fare un sommario preciso, perché quello che si potrebbe dire è di gran lunga superiore allo spazio disponibile, quindi andiamo all’ essenziale. Ecco. L’essenziale. Un pellegrinaggio è un richiamo all’essenzialità, il bagaglio deve essere leggero altrimenti si va troppo lenti. I pellegrini del passato lo sapevano bene, pochissimi oggetti tra i quali il bordone (un bastone) e la bisaccia, che servivano da “distintivo” per farsi identificare come tali. Anche a noi il primo giorno, a simboleggiare quest’antico “kit” del pellegrino, è stato dato il Vangelo, bastone per sorreggere i nostri passi, ed un taccuino, bisaccia nella quale raccogliere ciò che più ci avrebbe colpito. Fin dal primo giorno è chiaro che il pellegrinaggio ha come primo scopo stare in amicizia e vicinanza con il Signore, “Tu sei vicino a chi ti cerca con cuore sincero”, abbiamo recitato durante la preghiera iniziale. Un ricercare Dio ogni giorno, nella lettura della Parola seguendo i brani in cui emergeva la figura di Giacomo e concentrandoci gli ultimi giorni sui brani della Passione, come facevano gli antichi pellegrini. Un ricercare Dio nei momenti di silenzio e nella conoscenza fra noi, che giorno dopo giorno si è accresciuta in intimità e profondità. Cammin facendo ci si accorge che tutti partiamo con due bagagli, uno sulle spalle (al massimo 8-9 kg), e uno sul cuore (non deve pesare più di qualche grammo). Inutile dire quale sia quello più importante. Se mi metto in cammino con mille preoccupazioni, se mi metto in cammino col cuore pieno di ansie, di nodi da sciogliere è inevitabile che Dio non me lo potrà riempire. Bisogna partire con l’essenziale, poche domande ma che siano quelle giuste. Anzi, ne basta solo una, quella più importante che raccoglie tutte le altre “Signore, a che cosa mi chiami?”. Questa è la differenza fondamentale fra attesa e aspettativa. Il clima giusto di un pellegrinaggio (e di un cammino di fede) è quello dell’attesa. L’attesa è propria di chi è libero, l’aspettativa di chi è pieno di pesi e ingombri e aspetta solo che Dio lo alleggerisca. Insomma, bisogna partire poveri. Poveri in spirito più che negli oggetti (un chilo in più o in meno fa poca differenza, tanto i dolorini già dopo il primo giorno vengono a tutti). Una povertà questa, che in realtà ci rende ricchi perché capaci di accogliere l’inaspettato, le tante grazie di cui ogni giorno è disseminato: dalle semplici parole scambiate camminando, fino all’immensa bellezza di arrivare davanti alla tomba dell’apostolo. Non è facile descrivere che cosa si provi arrivati a Santiago, ognuno di noi potrebbe dire un’infinità di cose diverse. Dopo tanto camminare, dopo tanto attendere, poter stare lì, fra le mura che hanno visto le preghiere e i desideri di milioni di cristiani, è semplicemente commovente, la stanchezza passa in secondo piano lasciando il posto a immensa gratitudine. La cripta non è molto grande e spesso affollata, rari sono i momenti di calma, ma non importa, solo Lui adesso è importante. Una suora guanelliana incontrata durante il cammino ci ha detto che in occasioni come queste il Signore non aspetta altro che mettersi a “zappare” nel nostro cuore per fare una semina abbondante. Direi che l’immagine è più che azzeccata. Poi però bisogna tornare alla normalità, alla vita di sempre, ma si torna un po’ cambiati e con una voglia matta di rendere partecipi gli altri di quello che abbiamo visto e sentito. Perché il vero cammino comincia quando si arriva a casa.

  • Campo Base 2: un grazie che continua!

    Altipiani di Arcinazzo: qui è iniziato il nostro Campo Base (25 giugno - 2 luglio). Partita senza troppe aspettative, ho cercato di mettermi in gioco con tutta me stessa e ad oggi non posso essere altro che fiera del risultato ottenuto: è stata un'esperienza che ha lasciato il segno sia a livello formativo che umano. In primis mi ritengo molto fortunata per i compagni di avventura che ho avuto: non avrei mai pensato di stringere legami così forti e importanti per me in solo una settimana. Ogni giorno è stato pieno; sveglia presto, preghiera del mattino e colazione: così cominciava la nostra giornata. Nella mattinata ci venivano proposti i temi formativi, che avevano lo scopo di aiutarci a capire meglio la dimensione salesiana e di farci crescere come come animatori salesiani. Subito dopo c’era la possibilità di partecipare liberamente al momento centrale della celebrazione eucaristica. Nel pomeriggio partecipavamo ai vari laboratori (per esempio tecniche e giochi) in cui l’équipe ci ha aiutato a migliorare i metodi e gli approcci da avere durante le attività quotidiane (e non solo) dei nostri oratori. Ogni sera, inoltre, i nostri educatori hanno organizzato per noi giochi che abbiamo molto apprezzato ed è stato anche grazie a questo che noi ragazzi ci siamo divertiti e uniti ancora di più. La giornata che personalmente resterà indelebile nel mio cuore è quella di mercoledì 28 giugno, quando abbiamo "scalato" la montagna anche con nuvole e pioggia (che non ci hanno mai abbandonato); ci siamo aiutati durante il percorso e abbiamo trovato modo di divertirci anche sotto il tetto di una casetta abbandonata, bloccati a causa del tempo. Durante il campo abbiamo naturalmente avuto anche momenti di svago che, sempre anche grazie all’équipe, sono stati favolosi (come dimenticare le partite di calcio, i tornei di pallavolo e le strimpellate sotto agli alberi). Che dire: è difficile spiegare appieno la bellezza di questa esperienza e probabilmente solo chi l'ha vissuta può capire quanto sia difficile raccontare un campo che ti ha scosso il cuore. Vorrei ringraziare tutti i membri della nostra équipe: ci hanno accompagnato, sostenuto, fatto divertire e molte volte hanno anche raccolto le nostre lacrime in questo splendido campo che è stato soltanto l'inizio del nostro cammino formativo come animatori salesiani.

  • Semi da coltivare

    Castagno d'Andrea, 17-23 luglio 2017 - Tanti volti, tante esperienze, tanti luoghi tutti riuniti per qualche giorno sulle montagne dell’Appennino toscano per vivere insieme l’esperienza più bella: l’incontro con il Signore. Sì, perché il Campo Bivio è soprattutto questo: vivere la bellezza del dono della propria vita ai più piccoli con il Signore sempre accanto. Nei sette giorni di campo, l’ultima tappa del cammino di formazione animatori dell'Italia Centrale, l’équipe ci ha accompagnato alla scoperta del modo salesiano di fare progetto e di lavorare insieme, ci ha fatto capire come anche dietro al più “banale” dei nostri interventi educativi ci debba essere una progettazione ben strutturata che rispetti e non trascuri nessuna dimensione dei giovani. Attenzione agli ultimi, itinerari di educazione alla fede, comunicazione sono alcuni esempi dei laboratori che hanno scandito i nostri pomeriggi (ovviamente dopo un po' di sano svago) nell'insegnarci come progettare e lavorare nei vari settori delle nostre realtà. La mattina invece eravamo completante proiettati sul Progetto Educativo Pastorale Salesiano (o più semplicemente PEPS) e sulle sue 4 dimensioni fondamentali (educativo-culturale, vocazionale, educazione alla fede e associativa) approfondendole e cercando di calarle nelle nostre realtà locali. In tutte le nostre giornate abbiamo vissuto come momento centrale la S. Messa così da poter cogliere veramente l’essenza del nostro carisma. Tutti questi momenti ci hanno aiutato e lasciato degli strumenti utili per affrontare proprio i bivi della vita che troveremo, perché per educare i giovani dobbiamo essere a nostra volta educati ed in cammino alla scoperta del progetto più importante: quello che scriviamo, ogni giorno, con Dio per la nostra vita. Molto significativi e toccanti sono state le testimonianze di vita donate da ogni membro dell’equipe; credo che niente possa essere più efficace di una testimonianza fatta di gesti più che di parole. L’attenzione agli ultimi è stato un filo conduttore per il campo che ci ha messo veramente di fronte a tutte le povertà che vivono i ragazzi delle nostre città spingendoci ad essere missionari nel quotidiano. Il laboratorio che si è concentrato proprio su questo aspetto fondamentale del carisma salesiano è stato la novità del campo rispetto agli anni precedenti e si prefissava di lasciarci gli strumenti per riconoscere i bisogni dei giovani poveri (non solo nel senso materiale) nelle nostre opere e per progettare un cammino da fare con loro per aiutarli con la giusta gradualità nella comunità. Questo campo ha sicuramente lasciato molti semi nei cuori di tutti noi, adesso sta a noi coltivarli e farli crescere.

  • Quando l'Incontro è per sempre

    Sono partita per il Meeting MGS principalmente con il desiderio di ritrovare tutti gli amici con cui ho condiviso il Campo Base, esperienza che mi ha fatto crescere molto sia dal punto di vista spirituale che dal punto di vista umano; poi si sa che rivedersi spesso non è facile e il Meeting poteva essere l'occasione perfetta. Leggendo il programma, oltre all'accoglienza e al gioco serale che ci hanno dato la possibilità di conoscere persone nuove e di passare del tempo con chi già avevamo legato, mi ha incuriosito molto l’idea di poter vivere la celebrazione delle professioni perpetue a cui non avevo mai partecipato e che ha fatto nascere in me una grande sensazione di gioia per Flavia, Marco e Valeria che sabato davanti a Dio hanno pronunciato il loro sì per sempre. Con le testimonianze di domenica invece, ho avuto occasione di toccare con mano l'esperienza di vita salesiana di fratelli e sorelle che, sulle orme di Giovannino, hanno lasciato scegliersi da Dio perché la loro Gioia sia piena e portino frutto, fratelli e sorelle che hanno donato la loro unicità interamente a Dio per testimoniare la speranza della Chiesa che attende la visione del suo Signore. A fronte di questi due intensissimi giorni, ammetto di esser partita con l'idea che il ritrovo degli amici sarebbe stata la cosa più bella da poter vivere ma con il lungo viaggio di ritorno ho riflettuto su quanto coraggio e quanta bellezza ci sia nell'eccomi che i tre neo-professi hanno pronunciato davanti a Dio per il resto della loro vita. E consapevole di così tanta grandezza posso dire di aver rivissuto l'autentica fede, quella che, presi dalla frenetica vita quotidiana, tendiamo ogni tanto a mettere da parte. Torno a casa ricca di amore e gratitudine, portando con me il desiderio e la determinazione di essere esempio di vita cristiana per il prossimo, come tutti coloro che ho incontrato in questi giorni lo sono stati per me.

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