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  • Campo Bivio 2022

    Dal 24 al 30 luglio 2022, io e altri trenta tra ragazzi e ragazze provenienti da Abruzzo, Lazio, Liguria, Marche, Sardegna e Toscana, ci siamo riuniti presso la casa Don Bosco di Castagno d'Andrea (FI) e abbiamo condiviso l'ultimo campo di Formazione Animatori: il Campo Bivio. Gesù diceva "Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto." Ecco, ci siamo chiesti "chi sono io?", "per chi sono io?". Abbiamo iniziato a cercare risposte alle nostre domande, a scavare in noi stessi per conoscerci meglio e scegliere di essere (e non solo fare) l'animatore salesiano. Abbiamo bussato e in primis aperto i nostri cuori per accogliere il Signore e scoprire la nostra missione. In tanti abbiamo definito questo campo come una boccata d'aria fresca di cui avevamo fortemente bisogno dopo questi anni difficili, mettendoci in gioco dal primo all'ultimo giorno. È difficile spiegare a parole cosa ha significato per noi questa esperienza. C'è chi ha fatto i conti con il passato e ha iniziato ad aggiustare i pezzi del proprio cuore che si erano sgretolati durante la frenetica quotidianità. Alcuni hanno ritrovato la propria strada, il proprio io. Altri si sono riavvicinati alla Fede e ai Sacramenti dopo tanto tempo. C'è chi ha trovato conforto in uno sguardo, in un sorriso e in un abbraccio sincero. Più di uno ha capito di non essere solo e si è lasciato andare ad un pianto liberatorio. Qualcuno non si è fermato alle apparenze e ha scoperto il punto accessibile al bene del proprio compagno di squadra. La maggior parte di noi è partita con una valigia piena di dubbi, paure e insicurezze ed è tornato a casa con più consapevolezza di chi è e di chi vuole essere. Il tempo è volato, abbiamo condiviso un pezzo di cammino insieme in un clima gioioso, amorevole e familiare, accompagnati e guidati da un’équipe spettacolare. Ma il vero Campo Bivio è ogni giorno, nelle nostre piccole realtà, in oratorio, in Chiesa, all'università, al lavoro, in famiglia e con gli amici. In ogni luogo e in ogni momento siamo chiamati ad essere semplicemente e meravigliosamente noi stessi: animatori salesiani.

  • Campi Base 2022

    Nel mese di giugno tra Col Di Nava, Loreto e Arcinazzo, si sono svolti i tre Campi Base MGS del nostro territorio Italia Centrale. Abbiamo chiesto a tre ragazzi che hanno partecipato di descriverci la loro esperienza per la prima volta ad un campo territoriale e in particolare a questo, il primo dei tre livelli di formazione (preceduto in alcune zone dal campo biennio). Margherita Polenta - Ancona - Campo Base Col Di Nava: Se dovessi trovare una sola parola per descrivere il campo base probabilmente direi profondità. È stata una settimana ricca di spunti, divertimento, preghiera e momenti personali, una settimana che mi ha fatta crescere non solo come animatrice ma anche come persona, facendomi conoscere lati di me che non credevo di avere. Ho incontrato persone e animatori che hanno contribuito a rendere ancora più speciale questa esperienza, che sicuramente non dimenticherò. Probabilmente la cosa che mi ha colpito di più è stata l'avere la possibilità di prendersi dei momenti da soli o accompagnati da un animatore, quando ne avevamo la necessità. Livia De Vito - San Marco Latina - Campo Base Arcinazzo: L'idea di mettere da parte i consueti giochi spaventa la maggior parte dei ragazzi, ma alla fine del percorso ci si rende davvero conto di quanto questa esperienza valga ai fini della propria crescita. E così messe da parte le preoccupazioni, chiunque è riuscito a parlare e a mettere a disposizione di tutti una parte di sè, la propria storia. Non sono ovviamente mancati momenti di svago, tra serate, servizi e tempo libero, che hanno reso il tutto ancora più divertente e leggero, proprio come Don Bosco voleva, e ci hanno permesso di creare legami profondi e sinceri. Il campo Base ci ha dato modo di incontrare ragazzi simili a noi ma, al contempo, tanto diversi: sebbene accomunati dalla fede in Dio e dal cammino, ognuno affronta il percorso in maniera diversa. Ci siamo confrontati con città, abitudini e ideali nuovi, con persone cresciute in ambienti e contesti tanto differenti e, per questo, tanto speciali. Insieme all’ accompagnamento di un’incredibile equipe, siamo cresciuti insieme, scoprendo gli altri ma soprattutto noi stessi. Inizialmente sconosciuti, si è creata infine una grande famiglia, in cui ognuno è accettato e amato per quello che è ed ha imparato a fare altrettanto. Ci sono state risate, lacrime, canzoni, carezze e abbracci (oltre a numerose cadute e sbucciature) che non si sono limitati al campo ma continuano tutt’ora, alcuni di noi piú vicini altri piú lontani (quest’ultimo solo fisicamente, mai col cuore). Il Campo Base ci ha aiutato a pensare, ci ha permesso di trattare argomenti banali eppure di cui non si parla nella frenetica routine, ci ha insegnato cose nuove su Don Bosco, su ciò che facciamo tutti i giorni. Siamo diventati animatori migliori, non esclusivamente per l’oratorio ma per la vita: l’animatore non è solo colui che gioca con i ragazzi il pomeriggio, ma chi ogni giorno porta nella quotidianità ciò in cui crede e lo trasmette agli altri, chi ama la vita e ama il prossimo come fosse se stesso, trova in ogni persona il punto accessibile al bene. Io, personalmente, associo questo campo ad una frase (della mia canzone preferita) dei Thegiornalisti: “In cerca della gente come te/Che si abbraccia senza un motivo /E non discute mai di niente /Ma che si prende a cuore e si sente, e lo sente”, perché per un’intera settimana erano i cuori a parlare e non contava nient’altro se non noi e Dio. Giorgio Bello - Livorno SDB - Campo Base Loreto: Le mie aspettative per il campo base erano piuttosto alte, dato che in molti del mio oratorio me ne avevano parlato bene. Arrivato al campo mi sono trovato davanti a tanti giovani di altri oratori, e all’inizio non è stato facile, ma dopo che mi sono ambientato il campo si è rivelato quello che in tanti mi avevano detto: una bella esperienza. Da anni sono in oratorio, ma molte cose non le sapevo ancora e il campo base mi ha aiutato a scoprirle e a comprenderle; alcune cose ne avevo solo sentito parlare ma questa esperienza mi ha aiutato a comprenderle meglio. Le formazioni sono state tutte molto interessanti, ma quelle che mi hanno colpito e coinvolto di più sono state quelle sulla “Conoscenza di Sé" e sul “Sistema Preventivo”, sistema che avevo solo sentito per nome e che non sapevo cosa fosse. Il laboratorio che mi è piaciuto di più è stato quello su “Tecniche e Giochi” che mi ha insegnato molte cose. I momenti liturgici sono stati molto belli, mi è piaciuto il buongiorno, durante il quale pregavamo le lodi, divise in piccole parti, e ogni giorno ci veniva spiegato un pezzettino in più e arrivati alla fine della settimana le abbiamo pregate complete avendo più consapevolezza di cosa stessimo pregando. Ci sono stati due momenti giornalieri molto belli: il primo era il diario, dove ogni sera scrivevamo tutto quello che avevamo fatto, questo mi ha aiutato a ripercorrere l'intera giornata, ed ancora oggi rileggo quelle pagine per ripensare a quei giorni, il secondo era quello sulle Pillole di MGS, dove ho capito che cos’è il MGS, che per anni pensavo essere solo una sigla, ma grazie a questo momento ho capito che c’è molto di più e mi hanno fatto capire che “io sono MGS”. Con i ragazzi degli altri oratori, dopo essermi ambientato, ho stretto una bella amicizia. I membri dell’Equipe sono stati molto bravi, alcuni li conoscevo già grazie ad esperienze passate, gli altri che ho conosciuto al campo si sono dimostrati subito molto simpatici, si vedeva che gli piaceva essere lì, e mi hanno passato molto della loro esperienza come animatori salesiani, e ne farò tesoro. L'esperienza del CAMPO BASE è stata molto bella e non vedo l’ora di andare l’anno prossimo al CAMPO BOSCO.

  • Campo Bosco 2022

    Definire il Campo Bosco in poche parole sarebbe molto riduttivo; ripensando però a tutto ciò che ho vissuto, la prima parola che a pelle mi è venuta in mente è “instabilità”. Il Campo Bosco mette in crisi un po’ tutte le certezze che potresti avere pensando a Don Bosco, pensando a te e, soprattutto, pensando all’oratorio. Ho incontrato tante persone che mi hanno fatto bene al cuore: sia tra i nuovi amici di tutto il MGS IC, sia tra quelle persone di cui sentivo parlare, ma che mi sembravano quasi immaginarie, come Domenico Savio o Bartolomeo Garelli… ma è grazie a loro se oggi posso dire chiaramente che l’oratorio altro non è che un luogo per anime allegre. Paolo Marcelli, Latina, gruppo mamma Margherita. Il Campo Bosco è un’esperienza unica nella vita. Poter rivivere la storia di San Giovanni Bosco e Santa Maria Mazzarello nei luoghi stessi in cui loro hanno operato non ha eguali. Con il nostro gruppo abbiamo rivissuto tutte le tappe principali di un’incredibile storia che ci ha portato a conoscerci, nel loro nome! Tanti aneddoti, storie e sogni li conoscevo già, ma poterli vivere nei luoghi santi in cui tutto è successo ha avuto un valore completamente diverso, soprattutto vivendoli con un gruppo di ragazzi che fanno della loro fede un pilastro della loro vita. La grazia che Don Bosco e Maria Mazzarello ci hanno donato è proprio questa credo, un movimento di giovani che credono e camminano tutti sulla stessa strada, quella per la santità e la salvezza dei giovani. Sarò sempre grato di aver potuto vivere quest’esperienza fantastica con un gruppo di ragazzi davvero speciali e con un’equipe che ha saputo trasmettere al meglio la spiritualità, e la storia da cui proveniamo. E ora non finisce qui, perché da oggi 84 ragazzi sono ancora più pronti e formati per portare Don Bosco Madre Mazzarello nella vita dei giovani dei loro oratori! Mattia Cimolato, Varazze, gruppo Giovannino.

  • Destinazione Polonia- un servizio silenzioso

    “Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. Gli si fece vicino”. Una delle domande più frequenti che ci sono state poste a Cracovia è “di dove siete?”, aspettandosi una sola città come risposta. E invece i 9 ragazzi e ragazze che sono arrivati qui in Polonia vengono da quasi altrettante località dell’Italia Centrale. Prima di venire qui, anche noi come il buon samaritano eravamo ognuno nel proprio viaggio e percorso. Mentre facevamo buoni propositi a capodanno non ci aspettavamo una guerra in Europa, fino a Marzo non sapevamo ci sarebbe stata una proposta per aiutare un’Ucraina devastata da un’insensata invasione “di quell’uomo pazzo” come lo chiamano qui. E invece accanto ci è passata questa proposta. Era facile non notarla, facile dire di no perché i piani erano altri, c’era altro nelle nostre menti. Venire è stato un salto nel buio, un mettersi a servizio senza sapere prima il come e il dove. Arrivati lì, l’esperienza è stata un mettersi a servizio con fiducia e disponibilità. La comunità polacca, rappresentata fortemente da Don Marcin, ha accolto i rifugiati ucraini facendo di tutto per creare una comunità indipendente, una vera casa lontano da casa. Li hanno protetti da giornalisti, persone che cercano più l’esperienza di cui parlare che non l’aiutare davvero il prossimo. In pratica, abbiamo dovuto accettare il non aver a che fare con loro, rispettare i loro ambienti e limiti. Il servizio è stato invece con i confratelli salesiani e tutta la comunità che li aiuta a portare avanti il centro. Abbiamo restaurato un parco missionario, rinnovato una chiesa e tanti altri servizi. Ci si potrebbe chiedere: cosa c’entra tutto questo con l’Ucraina? In senso pratico, stavamo sia contribuendo a creare spazi belli per la loro comunità, sia liberando persone più attrezzate di noi (sia linguisticamente che in esperienza) per passare più tempo con loro invece che sulle impalcature di una chiesa. In senso spirituale, è stato scoprire nel quotidiano quelle parole sentire e cantate così tante volte: amare è servire. Nelle parole di don Marcin, abbiamo fatto un servizio silenzioso, che non ha bisogno di farsi vedere e lodare. La comunità ucraina era perfettamente a conoscenza della nostra presenza e del nostro contributo, senza bisogno di intrudere nella loro quotidianità. E nell’ultimo pasto a Cracovia, vissuto con i profughi, abbiamo potuto finalmente conoscere il fratello che si vede. Il servizio è stato fatto, ma anche ricevuto. È davvero difficile pensare come una comunità avrebbe potuto accoglierci più familiarmente di quella polacca. Preti e chierici che ci hanno trattato con la fraternità che ti aspetteresti da chi conosci da sempre, lavoratori che tra una mansione e l’altra scherzavano e ci parlavamo della loro vita. Ma anche giovani di Cracovia, animatori come noi, che ci hanno mostrato la loro città e parlato come se si fosse amici da una vita. Parafrasando Don Marco, abbiamo dato ciò che potevamo nel nostro piccolo, e ricevuto come più non avremmo potuto ricevere.

  • Partirono senza indugio – Esercizi Spirituali Missionari 2022

    Dal 29 aprile al 1° maggio si sono svolti gli esercizi missionari 2022 in parte a Roma, in parte nella casa di Villasora, a Frascati. Ciò che rende speciali queste tre giornate è proprio il carisma salesiano missionario, determinate tematiche e alcune attività specifiche. Questi esercizi sono dedicati ai giovani che hanno partecipato al percorso di MissioLab o che hanno una particolare sensibilità missionaria. Leggi l’articolo per scoprire di cosa si tratta e per maggiori informazioni. I partecipanti, provenienti da tutta l’Italia Centrale, si sono incontrati alle 16:30 presso l’istituto di via Marghera 40 a Roma, vicino alla stazione Termini. Dopo una dinamica di conoscenza, una breve lezio introduttiva di don Francesco De Ruvo, i vespri e la cena al sacco, il gruppo si è spostato verso la casa del Sacro Cuore per fare un’esperienza di missionarietà con i ragazzi della Banca dei Talenti. “La Banca dei Talenti è uno dei Progetti Missionari della realtà salesiana del Sacro Cuore in Castro Pretorio, che opera nell’ambito della carità verso i senza fissa dimora della stazione Termini a Roma. Il parteciparti si riuniscono tutti i venerdì sera, dalle 18.30, al Sacro Cuore (via Marsala, 42) per preparare panini e tè, che poi, dalle 21 alle 22.30 circa, vengono distribuiti alla stazione Termini e nelle vie adiacenti. Lo scopo fondamentale del gruppo non sta tanto nella distribuzione di pasti e bevande, ma nell’instaurare una relazione con le persone incontrate, costruendo rapporti di vera vicinanza reciproca, che alimentino la speranza e la gioia di chi ne è coinvolto. Il servizio è quindi anche mezzo di crescita umana e spirituale nella fraternità nel sostegno reciproco.” (Dalla pagina facebook del gruppo https://it-it.facebook.com/labancadeitalenti/) Dopo l’esperienza, il gruppo si è spostato alla casa salesiana di Villasora, dove ha passato la notte e gli altri due giorni. La mattina del sabato è iniziata con le lodi e la colazione, seguiti da una letio di suor Anna Maria Spina sul brano della vocazione di Matteo preso dai tre vangeli sinottici e con l’aiuto dello splendido quadro di Caravaggio. Dopo il momento di deserto (un momento dedicato al silenzio e alla riflessione personale), i giovani hanno condiviso a coppie qualche pensiero in giro per l’incantevole e fiorente giardino di Villasora. Prima di un buon pranzo all’aperto, la mattina si è conclusa con la celebrazione della messa. Dopo il pranzo, i partenti per il Togo e l’Egitto si sono riuniti per un momento di preparazione all’esperienza estiva. Quest’anno, infatti, sono state proposte due esperienze di circa 4 settimane nella casa di Alessandria d’Egitto e di Lumè. Al momento coi partenti, è susseguita una letio di suor Linda Pocher, che ha dedicato un importante spazio della sua giornata al gruppo, e un momento di deserto. La serata è continuata con un workshop missionario, un’attività molto interessante che ripercorreva le opere di alcuni missionari che hanno fatto la differenza in giro per il mondo. Il workshop, come il resto degli esercizi, è stato organizzato da suor Laura Siani, don Francesco Carta e Marco Santini, che hanno preparato i tre giorni con tanto impegno ed entusiasmo e meritano un grande ringraziamento. La sera è stata poi arricchita dai vespri e da un bellissimo tramonto ammirato dalla terrazza di Villasora, dalla quale il gruppo ha intonato Resta qui con noi davanti a una splendida vista su Roma. Dopodiché, la cena è stata una vera dimostrazione di cosa significhi fare una grigliata. Un ulteriore ringraziamento, infatti, è da fare alle persone che hanno preparato i pasti con cura e attenzione, rendendo i giorni di esercizi ancora più piacevoli. Dopo la cena, in puro stile salesiano c’è stato un momento di convivialità, semplice ma allo stesso tempo perfetto. Queste occasioni ci mostrano sempre come non servano grandi cose per stare bene insieme, ma come basti un po’ di spensieratezza e allegria per trasformare una semplice mezz’ora in un momento speciale. Dopo la piccola serata e la buonanotte di una ragazza del gruppo, Costanza, la giornata di sabato si è conclusa con un momento di adorazione. La domenica mattina è stata caratterizzata da una letio itinerante di don Francesco Carta. Il brano evangelico protagonista della letio è stato quello dei discepoli di Emmaus. In cammino, i ragazzi hanno percorso varie tappe del brano come i due discepoli hanno percorso varie tappe del loro viaggio. Il momento successivo è stato di silenzio e riflessione personale. Dopo la messa domenicale e il pranzo, il gruppo ha condiviso qualcosa sui tre giorni di esercizi spirituali ed è stata donata una piccola bussola a tutti, un simbolo che i partenti in Togo e in Egitto porteranno con loro nella loro esperienza missionaria estiva. Dopo la condivisione e i saluti, i partecipanti sono tornati, chi prima chi dopo, nelle loro case, pronti a trasformati da un’arricchente esperienza a fare sempre più il Bene. Sono stati tre giorni di grande fraternità e condivisione, organizzati con cura e attenzione, e ricchi di bei momenti passati insieme e di riflessioni profonde. Un grazie speciale a Colui che ha donato a tutti i partecipanti di fare questa bella esperienza, agli organizzatori, ai cuochi, a suo Linda, suor Anna Maria Spina, don Francesco de Ruvo, don Francesco Carta, ai giovani della Banca dei talenti, alla casa ospitante di Villasora e a tutti coloro che hanno accompagnato i giovani in questi esercizi missionari del 2022. Una nota particolare deve essere dedicata anche a due ragazzi che hanno seguito gli esercizi, per quanto possibile, da casa causa covid. Ci auguriamo di poter tornare sempre più alla normalità il prima possibile, dimostrando che neanche il covid può fermare la voglia e l’entusiasmo degli esercizi spirituali. Come i discepoli di Emmaus, anche i partecipanti di questi esercizi partirono senza indugio verso le proprie comunità e fra qualche mese per l’estero.

  • COME UNA GOCCIA NELL’OCEANO

    “Io sono una missione per gli altri”: questa la tematica dell’ultimo incontro di MissioLab Marche-Abruzzo che si è tenuto a Civitanova Marche il 9 aprile 2022. Quale migliore maniera di affrontare tale tema se non confrontandosi con chi in missione ci è già stato? È stato interessante ed arricchente per noi ascoltare Daniele Arbuatti raccontarci del suo viaggio ad Alessandria d’Egitto e poi della sua più recente esperienza in Polonia. “La missione è una maledizione” così ha esordito Daniele. Seppur all’inizio siamo rimasti sbalorditi da quest’affermazione, attraverso il suo racconto ne abbiamo poi compreso la profondità. Ciò che intendeva dire era che, una volta vissuta l’esperienza della missione, essa lascia nell’anima un’impronta indelebile: una spinta ad agire che ti impedisce di rimanere indifferente di fronte alle situazioni di ingiustizia e di emarginazione. Ad Alessandria, durante il suo servizio in oratorio, ha sperimentato la convivenza di più culture e religioni e ha assistito a situazioni che lo hanno profondamente colpito: i bambini di cui si occupavano lui e gli altri partenti erano portatori di storie a volte drammatiche ma sempre fonti di crescita. A distanza di alcuni anni dall’esperienza in Egitto è ancora vivido il ricordo dei loro volti così come è ancora forte l’esigenza di farsi prossimo, esigenza da cui è nata l’iniziativa di andare in Polonia insieme a Don Alessio Massimi SDB e Giancarlo Pennesi. Si sono recati a portare beni di prima necessità presso un centro di accoglienza di profughi ucraini dove hanno incontrato altri volti e altre storie piene di paura e smarrimento. Al loro ritorno hanno accompagnato inoltre in Italia una famiglia di profughi che doveva raggiungere proprio Civitanova. Certo erano solo alcune delle tante persone che dovevano arrivare in Italia, l’azione di Don Alessio, Daniele e Giancarlo è stata come una goccia nell’oceano ma, come diceva Madre Teresa di Calcutta, senza di essa l'oceano avrebbe avuto una goccia in meno.

  • Esercizi Spirituali di Quaresima 2022, Toscana- Liguria

    Nel weekend del 18-20 marzo 2022 si sono tenuti gli esercizi spirituali MGS delle zone Toscana e Liguria a Castiglion d’Orcia, guidati da Don Stefano Casu. Circa trenta giovani si sono riuniti tra le campagne senesi per vivere insieme tre giorni in un clima di silenzio e condivisione, e certamente la natura nella quale erano immersi ha contribuito rendendo ancora più significativi questi esercizi. Nonostante le dovute precauzioni che sono state tenute per il periodo che ancora ci caratterizza, il desiderio di stare insieme ha permesso di vivere con la “V” maiuscola ogni momento senza perdere l’entusiasmo che rispecchia la famiglia salesiana. I giovani che hanno deciso di partecipare provenivano dalle case di Colle val d’Elsa, Firenze, Genova, Livorno, Pisa e Siena: questa unione ha permesso di valorizzare nuovamente la grazia della condivisione e del confronto fra età, città e oratori differenti. Il tema che ha accompagnato questi giorni è stato “Una Grazia che chiama”. Don Stefano Casu ha fatto luce sulla Grazia attraverso San Francesco di Sales e alcuni stralci della “Lettera ai Galati” di San Paolo. Queste figure ci hanno aiutato a riconoscere la Grazia nella vita di tutti i giorni, aprendo gli occhi e valorizzando anche le piccole meraviglie che spesso vengono date per scontate. Un momento forte e toccante è stato quello dell’Adorazione notturna, dove turnandosi a coppia o a piccoli gruppi, i giovani hanno pregato davanti al Santissimo per tutta la notte. In quell’occasione la Grazia del Signore li ha fatti sentire sempre più amati e, accolti fra le sue braccia, hanno affidato tutte le loro vite, le difficoltà e i momenti più bui della vita. Un ringraziamento speciale va a Don Stefano Casu che ha guidato questi esercizi con cura e attenzione, a tutto il comitato MGS per aver organizzato nel dettaglio ogni giornata e il grazie più grande va a Dio, che ci ha illuminati con la sua Parola e ci ha permesso di vederci dal vivo. Gli esercizi, infatti, sono un punto di partenza per vivere nella quotidianità ciò a cui siamo chiamati. In conclusione sono stati giorni di comunione, condivisione e Amore, che ci hanno accompagnati e ci accompagneranno in questo periodo di Quaresima, momenti che fanno bene al cuore di ciascuno e che verranno ricordati con gioia. Buon cammino e buona vita a tutti!

  • MISSIOLAB ON. Un’esperienza semplice, travolgente, di quelle che ti lasciano un sorriso sul volto...

    Sabato, con il gruppo MissioLab Lazio-Umbira, abbiamo avuto il piacere di conoscere la realtà di un gruppo di volontarie del VIDES, che opera all’interno della casa salesiana di Cinecittà. Il VIDES (Volontariato Internazionale Donna Educazione e Sviluppo) è l’associazione di volontariato giovanile delle FMA che si occupa della promozione e la difesa in prima linea dei diritti di bambini, giovani e donne, che si trovano in condizioni di grande svantaggio e povertà. Il gruppo di volontari che opera all’interno dell’istituto, si prende cura, ormai da molti anni, di più di 40 famiglie, la maggior parte con figli minori a carico, fornendo tutto quello che le istituzioni, per questioni burocratiche o altro, non riescono a dare. In particolare, il nostro contributo è stato quello di impacchettare, smistare, ed etichettare i diversi pacchi alimentari che, con cadenza mensile, vengono consegnati alle famiglie bisognose che si presentano. Purtroppo, data la situazione ancora post pandemica, dallo scorso anno non è possibile portare i pacchi direttamente a casa delle famiglie, cosa che permetteva di creare un legame maggiore, un clima più familiare e soprattutto portare un messaggio di accoglienza; mi auguro si possa tornare presto alle “vecchie abitudini” anche per queste cose. La cosa più bella è stata vedere come anche nelle piccole cose, tutti ci siamo impegnati per aiutare come potevamo, mettendoci tutto il cuore possibile, pensando in particolare ai nostri amici che poco dopo, avrebbero scartato il pacco. Infatti “NON POSSIAMO SEMPRE FARE GRANDI COSE MA POSSIAMO FARE PICCOLE COSE CON GRANDE AMORE” come diceva Madre Teresa. Abbiamo concluso la giornata in oratorio con i ragazzi, facendo un gioco che voleva farli riflettere sulle differenze e le difficoltà che si incontrano quando si va in missione e si incontrano culture e abitudini diverse dalle nostre. Infine, Eleonora e Milena, dell’Equipe, hanno lasciato un piccolo pensiero della buonanotte sulle esperienze che avevano vissuto all’estero, in particolare sull’importanza di cercare sempre di fare del bene e sulla gioia che si impara a vivere davvero nei luoghi in cui meno ci si aspetterebbe. La domenica, invece, ci siamo connessi tutti da remoto, con i partecipanti di MissioLab delle altre regioni per condividere le diverse esperienze. La Toscana ha trascorso il weekend con la Caritas facendo servizio in diverse strutture di accoglienza, mentre la Sardegna ha trascorso una giornata con un’associazione che si occupa di ragazzi con disabilità. Ci siamo tutti messi in gioco e abbiamo vissuto in prima persona l’importanza di “essere una missione”, non conta tanto quello che si fa, ma la presenza, il cuore e l’impegno che si mettono nel farlo.

  • CONTINUA MISSIOLAB. Conoscere l’altro… un incontro a più voci!

    Cosa vuol dire dialogo interreligioso? Come possiamo prenderci cura del mondo in cui viviamo? Queste alcune delle domande che hanno mosso le riflessioni dell’incontro di MissioLab Marche-Abruzzo dello scorso 5 febbraio. Essendo, nelle nostre realtà, spesso in contatto con diverse culture e religioni è stato interessante per noi confrontarci sul tema del dialogo interreligioso e dell’ecumenismo con la Presidentessa del consiglio delle Chiese Cattoliche delle Marche Viviana De Marco. Siamo partiti approfondendo alcuni dei documenti della Chiesa riguardanti tali tematiche, ma ciò che soprattutto ci ha colpito è stato comprendere quanto sia importante e generativo il dialogo tra religioni e all’interno di una stessa fede: essere un solo corpo. La testimonianza della Presidentessa ci ha infine dato conferma di come basti una passione per spingerci oltre e trovare il nostro posto come parte attiva all’interno della Chiesa, anche come laici; di quanto sia davvero possibile fare e farci dialogo. Nella seconda parte dell’incontro invece ci hanno accompagnato l’enciclica “Laudato sì” di Papa Francesco e le riflessioni sul tema dell’ecologia integrale. Ci siamo focalizzati su un utilizzo consapevole di acqua ed imballaggi e su come anche una scelta comune come quella del vestiario crei un impatto non indifferente a livello ambientale. Abbiamo poi riportato una voce concreta di giovani come noi che hanno scelto di fare della propria passione, la musica, un mezzo per custodire la realtà loro attorno. Si tratta del gruppo musicale degli Eugenio in Via Di Gioia: quattro ragazzi che si sono spesi per la causa ambientale attraverso le loro canzoni e creando una piattaforma di azione ed informazione chiamata “Lettera al prossimo”. Attraverso una raccolta fondi sono riusciti a ripiantare un’intera foresta che era stata abbattuta da una tempesta in Trentino. Tutto ciò ci ha aiutato a capire quanto scelte consapevoli, piccoli gesti quotidiani e cura verso la realtà circostante possano aiutarci a fare la differenza. Conoscere l’altro è sempre ad un arricchimento personale. Il confronto, il dialogo invitano all’apertura al mondo e alla conoscenza, in particolar modo, di ciò che ci unisce e non solo di cosa ci rende diversi. MissioLab Sardegna ci racconta come hanno vissuto questo momento: “Di questi tempi, nonostante non sia sempre facile trovare dei punti in comune con gli altri, i molteplici modi di guardare al mondo sono sempre capaci di sorprendermi e mi fanno realizzare che il dialogo è una grande via per arricchirsi. Nell’ultimo incontro ci siamo soffermati proprio sul dialogo, che mi ha insegnato tanto su quanto sia vario il mondo del Cristianesimo. Oltre ad avere sentito una testimonianza, abbiamo avuto anche la grande opportunità di partecipare a una messa di rito bizantino in ucraino, in una chiesa poco distante da noi. Ho potuto sperimentare non solo la presenza di una fede pura, ma anche un’accoglienza che prescinde dalla differenza dei vari riti, ma che si rifà puramente all’insegnamento di Cristo. Una splendida esperienza, che fa comprendere quanto la fede riesca a unire tantissime persone e abbattere qualsiasi muro”. A che punto siamo del nostro cammino? (MissioLab Toscana- Emilia-Romagna) Cuore aperto, Azioni semplici, Umiltà, Attenzione. Sono solo alcune delle consapevolezze che stanno nascendo nel nostro cuore. Tutti noi stiamo imparando a guardare ciò che ci circonda con uno sguardo nuovo. Forse essere missionari è prima di tutto sperimentare cosa vuol dire sentirsi piccoli. Solamente di fronte a questo modo di guardare le cose, solamente scontrandosi con questo amore libero e incondizionato che tutti desideriamo, ma che tutti facciamo fatica a manifestare troviamo il desiderio di donarci. Dopo di che è rendersi conto di non essere soli in questa “piccolezza”. Questa bellissima condivisione avvenuta tra di noi ci ha fatto sentire gruppo e ciò è fondamentale per crescere nel verso giusto. Sapere di non essere soli aiuta a trovare il coraggio di affrontare “il mondo” ovvero quel qualcosa più grande di noi, e insieme a capire di cosa potrebbe aver bisogno l’altro perché è esattamente ciò di cui hai bisogno te. Infine, c’è l’azione. Quando hai accolto nel tuo cuore queste emozioni non puoi continuare ad essere indifferente a ciò che ti circonda. Ognuno di noi sta facendo il proprio percorso, da: “ho iniziato a scendere gli scalini di questo cammino” a: “voglio caricarmi la mia casa sulle spalle e portarla fuori”, ma la nostra base sta diventando un po’ per tutti: “fare poco è meglio che fare niente”. Nella seconda parte dell’incontro abbiamo ascoltato la testimonianza di Don Andrea Zargani, diacono permanente, insegnante di religione e psicologia, responsabile dell’archivio diocesano e soprattutto a servizio della diocesi di Livorno come responsabile per il dialogo ecumenico. Grazie alla sua esperienza ci ha trasmesso ancora una volta quanto uscire dalla nostra casa arricchisce prima di tutto noi e poi chi ci sta intorno. L’altro diverso da me è importante per la mia crescita personale.

  • TERZO INCONTRO MISSIOLAB. Osservando il mondo: Come possiamo rispondere alla realtà?

    Dall’Egitto in Bielorussia, dal Benin al Messico, durante il terzo incontro di MissioLab i nostri testimoni provenienti da diverse parti del mondo hanno raccontato come nella realtà in cui si trovano, vivono il contesto. Il nostro cammino è iniziato in Medio Oriente con Don Alejandro SdB, Ispettore del MOR, che ha illustrato una panoramica delle criticità dei paesi del Medio Oriente: povertà e guerra in Siria, sfida educativa in Egitto, divisione e conflitto di confine tra Israele e Palestina. Le FMA e SdB dell’Ispettoria si chiedono ogni giorno cosa possono fare per stare vicini a chi ne ha bisogno, cosa possono attivarsi per mitigare questo dolore. Tutto ciò che fanno attraverso le loro strutture è stare vicini al dolore della gente e provare a dargli senso nell’amore nella speranza della propria fede. Don Alejandro continua dicendo “Il guardarsi intorno riceve sempre un feedback, noi come buoni cristiani siamo chiamati a dare testimonianza con la nostra vita, inoltre con un po’ d’intelligenza e apertura di cuore possiamo imparare tanto da chi è diverso da noi. Guardarsi intorno ci serve a essere più sensibili alla realtà degli altri ma è anche una bellissima opportunità di crescita personale”. Dall’Egitto voliamo in Bielorussia, dove da una situazione complessa crisi politica, di oppressione e silenzio ci arrivano parole di speranza: “Cosa facciamo lì? Niente. Non possiamo fare niente.” Ma quelle piccole azioni che riescono a fare, sono preziose agli occhi della gente. “Fare quel poco che facciamo è meglio di non fare niente”. Pregare, dare speranza alla gente che incontrano, essere quelle luci di speranza così come riescono ad essere. Di questa testimonianza ci portiamo con noi l’augurio che “sempre si potrà fare qualcosa anche quando sembrerà niente, quel poco che potrete fare sarà una cosa grande che potrebbe salvare la vita a qualcuno; che Dio possa chiederci cose che non possiamo fare o almeno pensiamo di non poter fare e trovare il coraggio; che siamo noi a scegliere dove vogliamo guardare quindi guardate al mondo attorno con l’occhio aperto e lo sguardo positivo per cercare miracoli, che ci sono tra di noi, e la fraternità, che salverà il mondo.” Passiamo in Benin dove Suor Silvia Melandri, missionaria a Cotonou, vive dal 2006. Ci racconta che il Benin, situato tra il Togo e il Burkina è un paese molto giovanile, con una chiesa giovane e una religione tradizionale chiamata Vodoun, che però porta il peso di una enorme povertà che provoca sfruttamento minorile e tratta dei bambini. Le FMA, insieme ad educatori locali, offrono un riparo e un’assistenza ai bambini e bambine che vivono per strada e lavorano al mercato, a quelle giovani donne, vittima di violenza, diventate madri e abbandonate. In un foyer accolgono max 80 bambine con un passato di sfruttamento o di tratta o vittime di violenze sessuali; Gestiscono Maison de la Sperance, e Maison du Soleil, case di accoglienza per bambine e ragazze madri che vivono al mercato. Ultima tappa – dal confine tra Messico e USA arriva la testimonianza delle FMA che lavorano affianco e con i migranti che vengono soprattutto da Haiti, Honduras, El Salvador. Dopo 20 anni di studi e riflessioni, nel 2017 viene inaugurata la comunità interispettoriale “Sacra Famiglia” per l’attenzione delle persone migranti al confine tra Messico e Stati Uniti, a Santa Caterina Nuevo Leon. Le suore svolgono il loro lavoro seguendo l’invito di Papa Francesco: accogliere, proteggere, promuovere e integrare con gioia, semplicità e amicizia diventando segno ed espressione dell’amore preveniente di Dio. A concludere l’incontro la condivisione in due gruppi dove abbiamo riflettuto sulle realtà critiche nel nostro quotidiano, nel nostro quartiere, oratorio ecc... davanti a queste criticità ci viene da dire, cosa posso fare io? Sono solo una ragazza/o non posso fare niente. Dio ci chiama lì dove siamo e nelle sue mani possiamo fare ciò che ci chiama a fare per ciò che siamo. Ciò che c’è intorno ci chiama e ci interpella e non possiamo rimanere indifferenti. Siamo chiamati a metterci in gioco in una realtà che ferisce per andare oltre anche dalla nostra zona di comfort. Partiamo dal poco che ci sembra possibile e poi facciamo cose impossibili, l’importante è mettersi in moto. Cosa posso fare io nel mio quotidiano?

  • SECONDO INCONTRO MISSIOLAB. Ed essi narravano ciò che gli era accaduto

    Durante il mese di dicembre è continuato il percorso di MissioLab nelle regioni del territorio IC. Questo incontro è stato caratterizzato dal brano del Vangelo dei discepoli di Emmaus (Lc 24, 13-53) e dell’ascolto di una o più testimonianze di giovani che hanno vissuto esperienze missionarie in Egitto. Il brano scelto dal Vangelo di Luca parla di due discepoli tristi e delusi dalla morte di Gesù e increduli delle parole delle donne che L’hanno visto risorto, che si allontanano da Gerusalemme. I due uomini sono in cammino ma verso la direzione sbagliata. Quando Gesù si avvicina a loro non si rendono subito conto della sua identità, ma quando lo riconoscono mentre spezza il pane, cambiano direzione e tornano a Gerusalemme per annunciare che il Cristo è risorto (“Ed essi narravano ciò che era accaduto lungo la via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane”). Come i discepoli di Emmaus hanno annunciato la risurrezione di Cristo, anche i missionari invitati nelle varie zone, hanno testimoniato la presenza di Dio nelle loro esperienze con sincerità e semplicità. Le varie testimonianze hanno aiutato i ragazzi a capire meglio alcune dinamiche e lo spirito giusto per affrontare alcune esperienze nel modo migliore. Una tematica affrontata dai vari testimoni è stata quella della Parola di Dio, che ha avuto una forte influenza sull’esperienza vissuta. L’ascolto della Parola e l’invocazione allo Spirito sono due elementi fondamentali per seguire la strada che Dio ha pensato per ognuno di noi e per fare il Bene, anche per un missionario, che si trova spesso in situazioni difficili e faticose. L’incontro si è poi concluso con alcune condivisioni sulle parole ascoltate poco prima e su alcune domande. L’incontro si è concluso con la condivisione da parte dei partecipanti di alcuni aspetti emersi durante l’incontro: dubbi, curiosità, paure e decisioni sull’esperienze missionarie. Il prossimo appuntamento è l’8 Gennaio e sarà un incontro online e territoriale. I vari ragazzi delle diverse zone potranno, quindi, confrontarsi con altri giovani di tutta l’Italia Centrale e con alcuni testimoni che parleranno di alcune situazioni nel Mondo e in Italia. Lieti di aver potuto fare questi primi due incontri in presenza e della partecipazione dei ragazzi interessati, ringraziamo il Buon Dio e auguriamo un buon Santo Natale a tutti dall’Equipe di Animazione Missionaria IC.

  • Lettera ai giovani del Rettor Maggiore

    Miei carissimi giovani, giunga a ciascuno di voi il mio saluto con vero affetto e con tutto il cuore da Valdocco, dove stiamo celebrando la festa del nostro amato Don Bosco, “Padre e maestro della gioventù” – come ha dichiarato San Giovanni Paolo II. Vi scrivo questa lettera, mentre da pochi istanti sono tornato dalla preghiera che ho fatto per voi nella Basilica davanti al Signore, davanti alla nostra Madre Ausiliatrice, davanti a Don Bosco, a Madre Mazzarello e a San Domenico Savio, il santo adolescente dei primi anni dell’oratorio qui a Valdocco. In questo anno in cui commemoriamo nella Chiesa il IV centenario della morte di un grande santo, quel “gigante della santità” che fu San Francesco di Sales, la Famiglia Salesiana di Don Bosco, e voi, i giovani che ne fate parte, tutti noi con voi siamo chiamati a vivere la nostra fede cristiana e tutto il dinamismo giovanile che portate nel cuore, con questa carità e dolcezza “salesiana” che San Francesco di Sales ci ha lasciato in eredità e che Don Bosco fece sua. Nel 1854, egli stesso scrisse a riguardo dell’Oratorio di Valdocco: «Questo Oratorio è posto sotto la protezione di San Francesco di Sales per indicare che il fondamento su cui poggia questa Congregazione deve essere la carità e la dolcezza, che sono le virtù caratteristiche di questo santo». Don Bosco per realizzare la sua opera si ispirò a San Francesco di Sales, il Santo che comprese – come pochi altri – che Dio e il suo amore misericordioso erano al centro della sua vita e della sua storia. Francesco di Sales è il Santo della tenerezza, del cuore modellato sul cuore di Dio Padre che, con la sua dolcezza, attira tutti a sé. E facendomi eco di questa sensibilità e spiritualità, che abbiamo ricevuto da San Francesco di Sales attraverso Don Bosco, e con la forza della Parola con cui sia il Papa Emerito Benedetto XVI sia Papa Francesco si sono rivolti a voi, desidero invitare voi, cari giovani di tutte le presenze salesiane nel mondo, a vivere con grandi ideali, con grandi mete che vi conducano sulla via della felicità e verso Dio. Mi è parso molto bello quando in uno dei suoi messaggi rivolti a voi giovani, Papa Benedetto XVI vi ha detto: «Cari giovani, non accontentatevi di meno della Verità e dell’Amore, non accontentatevi di meno di Cristo». Che bello e che proposta che vale la pena accettare con coraggio, perché è molto probabile che l’ambiente sociale e culturale in molti luoghi nei quali vivete non vi aiuterà in questo. Ma il privilegio di non accontentarsi di niente di meno che Cristo nelle vostre vite è che potete fidarvi di Dio, abbandonarvi a Lui, il Dio vivente e che invita tutti a vivere come è vissuto Gesù. Sono convinto che essere un giovane cristiano oggi sia davvero una sfida coraggiosa. E nell’affermare questo, non dimentico molti di voi, cari giovani delle presenze salesiane del mondo, che professano un’altra religione. Vi auguro con vero affetto di vivere la vostra fede in profondità, di essere veri credenti nella fede che professate, di viverla autenticamente. L’unico Dio che esiste e al quale tutti ci rivolgiamo, sarà sempre al vostro fianco e saprà incontrare ognuno di voi. Le case di Don Bosco e di tutta la Famiglia Salesiana nel mondo hanno, e continueranno sempre ad avere, porte aperte per ogni giovane che le avvicina. Allo stesso tempo, insieme ai miei confratelli Salesiani, alle mie consorelle Figlie di Maria Ausiliatrice, e a tanti altri che compongono questa nostra preziosa Famiglia, faccio risuonare le proposte che vi hanno rivolto Papa Francesco e Papa Benedetto, perché capisco che, proprio come ha fatto Don Bosco con i suoi ragazzi, insieme desideriamo chiedervi di essere coraggiosi, di non avere mai paura, di lasciarvi sorprendere da Gesù, il Signore, di aprire le porte del vostro cuore a Lui, lasciando che Lui vi parli. Gesù vi sorprenderà sempre e vi condurrà sul sentiero dell’autentica felicità: quella che cercate, che desiderate e di cui avete bisogno. Miei cari giovani, oso dirvi in questa festa di Don Bosco che oggi, come sempre o più che mai, il Signore ha bisogno di voi e vi chiama ad essere discepoli missionari nel Regno. Don Bosco ha bisogno di voi, come aveva bisogno dei suoi ragazzi di Valdocco, per fare del bene a tanti altri. E tanti vostri compagni e amici hanno bisogno di voi e del vostro sostegno. Di voi giovani che, con responsabilità e generosità, prendete in mano la vostra vita. Il nostro mondo ha bisogno di giovani che sentano di avere una missione sognata da Dio e che si innamorino di essa. Giovani che sentono che Dio ha un sogno e un bellissimo progetto per ognuno di loro. Giovani con speranza e forza. Giovani, come dice Papa Francesco, che non si lasciano rubare la speranza: «Un giovane non può essere scoraggiato, la sua caratteristica è sognare grandi cose, cercare orizzonti ampi, osare di più, aver voglia di conquistare il mondo, saper accettare proposte impegnative e voler dare il meglio di sé per costruire qualcosa di migliore. Per questo insisto coi giovani che non si lascino rubare la speranza» (Christus Vivit, 15). Carissimi giovani, concludo questo messaggio augurandovi una buona festa di Don Bosco e invitandovi a vivere tutto l’anno in grande armonia con Don Bosco e San Francesco di Sales. Loro continueranno a condurvi a incontrare l’unico che conta: Gesù Cristo il Signore. Ricordo che nell’incontro della Consulta Mondiale del Movimento Giovanile Salesiano (SDB-LEADS) tenutosi nel dicembre scorso, dopo aver approvato le linee guida della Consulta Mondiale del Movimento Giovanile Salesiano (SDB-LEADS), i giovani rappresentanti di tutto il mondo sono stati unanimi nel proporre di celebrare il 400° anniversario della morte di San Francesco di Sales. I membri della Consulta della Regione Africa-Madagascar coordineranno questo evento, al quale parteciperanno tutti i gruppi del Movimento Giovanile Salesiano (MGS) delle ispettorie salesiane del mondo, in segno di omaggio, gratitudine, amore e devozione a questo grande Santo, ispiratore del nostro amato Don Bosco. Vi incoraggio a continuare a curare i momenti di preghiera, le iniziative a favore dei più svantaggiati e a far conoscere e condividere tutto quello che state facendo. Miei cari giovani, buona festa di Don Bosco e buon anno “salesiano” sotto l’ispirazione di San Francesco di Sales. La mia benedizione per tutti. Con vero affetto e l’assicurazione del ricordo nella mia preghiera, vi saluto. Ángel Fernández Artime, SDB Rettor Maggiore

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