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159 risultati trovati con una ricerca vuota

  • Quaranta giorni

    Quando la nostra giornata comincia il sole è già sorto, perché la primavera è già iniziata. Meditazione della Parola e preghiera della liturgia delle Ore e tutto sembra come sempre, come ogni mattino. La prima cosa strana, però, accade proprio con il segno della croce che conclude questo gesto quotidiano. È strano uscire dalla cappella della propria comunità e non avere in bocca il sapore di quel “pezzo di pane” che gli occhi della fede sanno riconoscere come tutto il nutrimento di cui il nostro spirito ha bisogno: il Corpo e il Sangue del Signore. Ormai da diverse settimane non ci sono più celebrazioni eucaristiche pubbliche. Quell'incontro quotidiano, che è tanto caro a don Bosco e Madre Mazzarello e a tutta la Famiglia Salesiana, è diventato parte dei divieti che i decreti del Ministero, e poi quelli della CEI, hanno imposto per arginare una realtà che ha dell’irreale: la pandemia a causa del coronavirus. Non ci sono più abbracci, né strette di mano, né baci, o carezze, il contatto si riduce al minimo, perché ora volere il tuo bene vuol dire starti distante almeno 1 metro… La stranezza quotidiana continua quando uscite dalla cappella non si odono più le voci dei bambini, non si vedono genitori correre tenendo i bambini per mano perché hanno fatto tardi e rischiano di non arrivare puntuali al lavoro. Anche i sorrisi scambiati con i dipendenti, che conoscono la casa sin da quando erano loro stessi giovani oratoriani, non sono più. Nel silenzio della casa, quello strano silenzio che in genere è riservato ai momenti di ritiro, di raccoglimento, ora è la melodia di queste nostre giornate. Da un giorno all'altro è sembrato come se tutto smettesse di avere movimento e quindi vita, ogni programmazione, progetto, percorso educativo, gesto quotidiano. Tutto. Ma il cuore è un muscolo e, tenace, non smette di pulsare. Un cuore che ama poi, è ancora più caparbio e attiva la mente e le mani, perché tutte quelle risorse che forse la quotidianità rischia troppo spesso di sottovalutare o addirittura dimenticare, siano messe in atto. Ed è così che la scuola dell’infanzia e il nido si sono trasferiti e quelle webcam che un tempo erano scarsamente considerate diventano i nostri occhi, i nostri portavoce, il nostro sorriso e il nostro abbraccio, per dire ai nostri bambini e alle loro famiglie: “ecco, ci siamo e ci siamo per voi”. L’oratorio che non vede più correre su e giù i bambini più monelli del paese ha ora trasferito i suoi corridoi e le sue sale gioco nei corridoi e nelle sale delle case di tutti i bambini che ogni sabato lo frequentano, perché nel nostro “Cortile virtuale” ciascuno può mostrarci come sta vivendo questa quaresima/quarantena attraverso la creatività fatta di immagini, video, audio, musiche, canti, disegni, dediche ai loro amati animatori e quant'altro. È così che le mura della nostra casa non sono più vuote, perché ciascuno è presente nella mente, nel cuore, nella preghiera di ciascuna Figlia di Maria Ausiliatrice che ha promesso che ogni respiro, fino all'ultimo, sarà per i giovani, per tutti i giovani, perché questo tempo è particolarmente dedicato alla preghiera, all'adorazione comunitaria, all'approfondimento spirituale e culturale con buoni libri, ma non più solo per quei giovani che popolano la nostra scuola, la nostra PGS, il nostro oratorio, ecc., ma anche per quei bambini che sono oltre i confini fisici. La Fede a volte sembra vacillare, perché il timore del contagio per chi è più fragile e anziano, sembra lasciare più spazio alla paura, ma per fortuna c’è la Speranza che la tiene salda alla Carità. La Carità è il nome di Dio, è ciò che rende presente il Signore sull'altare di ogni gesto rivolto a chi ci è accanto, ma anche a chi non lo è, superando il reale e il virtuale, accogliendo questo tempo irreale che, abitandolo, diventa casa che accoglie, scuola che educa, chiesa che evangelizza, cortile che avvia alla vita… alla Vita.

  • Il coraggio di fare delle scelte

    Domenica 23 febbraio si è svolta la Formazione Giovani del Movimento Giovanile Salesiano della Liguria. Siamo stati accolti dagli animatori della casa di Varazze insieme a un'abbondante colazione che ha portato subito un po' di sole in una giornata decisamente uggiosa. Dopo i saluti abbiamo iniziato una riflessione continuando il tema della scorsa formazione incentrato sulle Beatitudini, focalizzandoci in particolare sui grandi temi della giustizia e della pace. Ad accompagnare la riflessione ci sono state poste domande sulle ingiustizie che notiamo nel nostro mondo e su quelle che mettiamo in atto noi giovani, insieme all'aiuto di una canzone dei Negrita che in una parte del brano canta così: “Come diventa facile voltarsi e non guardare, come diventa facile pensare non è colpa mia...” Ci siamo inoltre interrogati su quale esempi e quali azioni concrete possiamo fare per dare il giusto esempio ai più piccoli. Successivamente abbiamo fatto un laboratorio dedicato agli operatori di pace, dove ci siamo potuti confrontare sulle figure di 3 persone: Don Giuseppe Diana (prete assassinato dalla camorra per il suo impegno antimafioso), Etty Hillesum (vittima “volontaria” dell'Olocausto) e Nicolò Govoni (giovane missionario laico al servizio dei più piccoli). Ecco, descrivere in poche parole queste figure non rende assolutamente loro giustizia, ma in questo tempo di Quaresima una ricerca sulle loro vite potrebbe aiutare le nostre meditazioni in un'ottica di rinuncia in favore di un bene più grande. La mattinata si è conclusa con la Messa nella chiesa di Sant'Ambrogio insieme alla comunità di Varazze e successivamente con il pranzo. Nel pomeriggio, dopo un momento di svago, abbiamo potuto ascoltare una preziosa testimonianza di santità della porta accanto, vissuta in uno sano spirito di amicizia: Carlo Grisolia e Alberto Michelotti. A raccontarci la loro storia sono stati amici e parenti, che hanno ripercorso le vite di questi due giovani con una semplicità e un affetto che hanno puntato dritto al cuore. Questi ragazzi genovesi appartenenti al Movimento dei Focolari hanno dimostrato che la santità è una chiamata per tutti, non solo per i supereroi. Dai racconti dei loro cari e dalle loro lettere abbiamo conosciuto due figure molti semplici, che sapevano mettere la Parola ovunque andassero, condividendo gioie e fatiche tra loro, ma anche con il prossimo. Due giovani vite salite al Cielo molto presto, ma di cui il ricordo vive ancora nei cuori di chi li ha conosciuti. Questa formazione ci lascia un promemoria importante: che davvero si può essere santi #lìdovesei, soprattutto nella vita quotidiana, con molta semplicità, ma portando intorno a noi un Amore grande.

  • La buona stampa

    Anche questo nuovo anno non poteva che essere avviato al meglio dalle mille grazie che il mese salesiano sempre ci riserva. Infatti, una settimana fa si sono svolte a Torino-Valdocco, nella casa madre, le annuali giornate di spiritualità della famiglia salesiana con il Rettor Maggiore e alcuni coordinatori mondiali dei gruppi. Come ormai in uso, l’ufficio stampa delle giornate, composto dallo staff di Comunicazione dell’Ispettoria Meridionale e dalla redazione dell’Ispettoria Piemonte e Valle d’Aosta, ha invitato alcuni giovani dalle altre ispettorie o zone MGS come volontari a svolgere una sorta di stage formativo presso l’evento. Questa volta il viaggio verso il primo oratorio lo abbiamo intrapreso in tre: Antonella, dalla nostra Ispettoria salesiana ICC, Silvia, responsabile della Comunicazione per la Segreteria MGS Italia Centrale ed io, responsabile della Comunicazione per la zona MGS Toscana. Siamo arrivati a Valdocco giovedì 16, prima dell’inizio dei lavori cosiddetti in diretta, ma a lavori preparatori già avvenuti nei precedenti giorni della settimana, e abbiamo terminato il nostro servizio domenica 19, con la solenne Messa di conclusione delle giornate. Il gruppo era composto oltre che da noi, dalla troup meridionale, due ragazzi della redazione Piemonte e Valle d’Aosta, circa cinque stagisti della scuola grafica di Valdocco e altri due ragazzi dell’Ispettoria mediorientale, dalla Siria. Gli ambiti di lavoro erano sostanzialmente quattro: video editing e post-produzione, per poi passare tutto alla troup meridionale per la distribuzione; fotografia, con passaggi immediati alla redazione; redazione, per diffondere in tempo reale news attraverso email, post e articoli; backstage, per la mediazione tra la regia video, la regia luci e suoni, e il palco e la sala. Ognuno di noi tre ha scelto di fare esperienza in diversi campi, Silvia per la fotografia, Antonella per la redazione e io per il backstage. I gruppi sono stati coordinati magistralmente da don Moreno Filipetto, con grandi esperienze nell’ambito della comunicazione mediatica e capo redattore dell’ufficio Piemonte e Valle d’Aosta. L’esperienza è stata molto gratificante non solo per le competenze apprese durante il servizio negli ambiti di lavoro, ma anche perché nel contempo abbiamo vissuto tutto il meraviglioso clima delle giornate: le relazioni e gli interventi di ospiti eccezionali, i momenti di preghiera e di allegria, la presentazione della Strenna da parte di don Angel e la sua buonanotte la sera. Abbiamo goduto a pieno i colori e i suoni del mondo salesiano, dal sud all’est, dal nord alle Americhe. La nostra conoscenza dei gruppi della famiglia salesiana si è estesa enormemente e arricchita di dettagli utilissimi. Abbiamo così potuto vedere come don Bosco è presente ovunque nel modo in cui più ce n’è bisogno negli specifici contesti. La professionalità unita allo stile allegro e familiare tipico salesiano ci hanno riportati personalmente indietro, alla prima Valdocco, per niente sepolta, in cui don Bosco da’ ancora lavoro ai giovani che sognano un futuro bello, di lavorare, di sposarsi, come per alcuni ragazzi della redazione che abbiamo conosciuto. Ma anche in cui don Bosco esige solo il meglio per i suoi ragazzi e non sottovaluta affatto il mondo della comunicazione, attraverso ogni mezzo, visto come strumento di amore ed evangelizzazione. Una frase mi ha molto colpito, scritta sulla targa fuori dalla porta della prima tipografia di Valdocco, che come sappiamo ha aiutato don Bosco a dare un lavoro sicuro e un futuro certo ai suoi ragazzi, proteggendoli, educandoli e istruendoli, ma anche diffondendo “la Buona Stampa”, compiendo così una vera rivoluzione nella stampa cattolica europea. Considerando che la stampa era il mezzo più moderno ai suoi tempi, cosa avrebbe fatto oggi con i mezzi che abbiamo a dispozisione? Quella frase cita così don Bosco: 《Quando si tratta di qualche cosa che riguarda la grande causa del bene, Don Bosco vuol essere sempre all'avanguardia del progresso》(Memorie biografiche, vol. XIX, cap.8). Questo è proprio ciò che abbiamo respirato anche ai giorni nostri dietro le quinte di questo evento, con il servizio richiesto. Non abbiamo appreso solo tecniche, competenze pratiche, conoscenze specifiche, ma ancor di più un metodo nuovo e antico, un modo di concepire la comunicazione e anche il suo posto all’interno dell’opera educativa, sia per chi riceve che per chi lavora i dati. Tanti volti amichevoli che speriamo di rivedere, e tanta la speranza di poter e saper metter a disposizione ciò in cui siamo cresciuti per i nostri giovani e chi ha creduto in noi per questo progetto.

  • Tra libri e condivisione

    Quale miglior inizio di decade, se non con una convivenza studio? Il 18 gennaio 2020 infatti si è conclusa la settimana di Convivenza Studio pensata per i ragazzi universitari in piena sessione d’esami, dopo la prima esperienza a Livorno dell’anno scorso. Quest’anno la location scelta è stata la casa dei Salesiani di Firenze. Le sue mura ci hanno fatto sentire a casa fin da subito e per tutti e sei i giorni abbiamo vissuto come una grande famiglia. Seguendo gli insegnamenti di don Bosco non abbiamo soltanto tenuto la testa china sui libri, ma abbiamo potuto assaporare intensi momenti di preghiera, gioia e condivisione con la comunità e con varie realtà della città. Infatti, nonostante la stanchezza dovuta alle tante ore che abbiamo trascorso in biblioteca, la sera, carichi del nostro entusiasmo siamo entrati in contatto con altri giovani della Diocesi e con altre figure della Chiesa che come noi, ma per strade diverse, cercano di avvicinarsi a Dio: testimoni i bellissimi canti della Badia Fiorentina e il silenzio e la meditazione di San Miniato. Un ringraziamento speciale va a coloro che si sono impegnati a rendere possibile nuovamente questa esperienza (e speriamo ancora in futuro), alla quale noi due abbiamo potuto partecipare per la prima volta insieme da quest’anno. Possiamo quindi dire che, nonostante il nome incuta timore è stata per noi giovani un’ulteriore occasione per aprire i nostri orizzonti e per portare fuori dall’oratorio la santa allegria di don Bosco.

  • Un capodanno... col botto!

    Un nuovo esperimento per il Movimento Giovanile Salesiano del Lazio e dell’Umbria! Diversi giovani dai 18 ai 30 anni, provenienti da varie realtà salesiane, si sono ritrovati a Frascati presso Villa Zefferino per vivere e festeggiare insieme la fine e l’inizio di un nuovo anno. Da subito si è creato un bel clima di famiglia e divisi per gruppi si è iniziato a preparare, sistemare e abbellire i vari ambienti per il cenone. Il gruppo della cucina, capitanato dallo chef Matteo Fabrizi, si è dedicato alla preparazione degli antipasti, dei primi e dell’immancabile cotechino con le lenticchie. I piatti hanno riscosso grande successo a tavola e se ne sente ancora parlare nei vari oratori! Il gruppo della logistica ha pensato ad apparecchiare e abbellire la stanza nella quale abbiamo cenato e giocato. Sulla mise en place nulla da dire, eseguita alla perfezione! Infine l’ultimo gruppo, senza nome, ha pensato ad incartare i regali per la tombola. Prima di iniziare il cenone, con l’aiuto di Don Vittorio, abbiamo conosciuto meglio una figura biblica: Sara. Partendo dal racconto della sua vita abbiamo fatto luce sulla nostra. In modo particolare ci siamo soffermati su quello che è andato/non è andato nell’anno che stava per concludersi e sulle nostre aspettative per l’anno che stava per arrivare. Dopo la cena è iniziata la serata giochi con il gioco d’eccellenza durante le feste… la tombola! Tantissimi premi a disposizione, uno più bello dell’altro e di ultima tendenza, offerti gentilmente da alcuni degli ospiti. Abbiamo avuto l’onore di avere con noi il direttore di Villa Sora e alcuni confratelli della comunità. Finita la tombola abbiamo aspettato la mezzanotte sul tetto della comunità di Villa Sora, con vista su Frascati e Roma! Tornati a Villa Zefferino, abbiamo continuato a giocare, mangiare, fin quando, distrutti, siamo andati a dormire. La mattina seguente dopo la colazione e la sistemazione degli ambienti, abbiamo vissuto e celebrato insieme la Messa nella solennità di Maria Madre di Dio. Finita la Messa siamo ripartiti ognuno per le proprie case più carichi (nel vero senso della parola) di quando siamo arrivati. È stata un’esperienza davvero bella, la speranza è quella che nel corso degli anni il capodanno MGS non sia più un esperimento andato fallito, ma che diventi una costante, un appuntamento da non perdere!

  • Da pescatori ad apostoli

    Tanto traffico ha caratterizzato il nostro arrivo agli Esercizi Spirituali MGS Liguria di quest'anno. A consolarci il cuore dal freddo di Celle Ligure sono state le suore del Cottolengo che ci hanno accolto con calore per tre giorni, dal 29 novembre al 1 dicembre. Don Mario Rollando, il predicatore di questi esercizi, ci ha presi per mano sin dalla prima sera mettendosi in cammino con noi; con lui i tre momenti di deserto e meditazione del fine settimana hanno ruotato attorno a tre grandi pagine del Vangelo di Luca. Pur essendo episodi distinti, in questi brani l'imminente passaggio di Gesù sconvolge per sempre la vita dei fortunati peccatori che lo incontrano. Sarebbe davvero impossibile riuscire a sintetizzare ogni spunto sul quale ci siamo soffermati, quindi riassumo le nostre riflessioni in tre grandi inviti, che don Mario ha sottolineato con forza: -L'invito all'ascolto: "Sulla Tua parola getterò le reti" Gesù sale ogni giorno sulla barca della nostra vita per condividerne le gioie e i dolori, le rose e le spine. Egli si fa strada con dolcezza tra le nostre ferite, tra le nostre tribolazioni quotidiane, per starci accanto e per farci uscire da quella paralisi spirituale che a volte sembra possederci. Dobbiamo però lasciarci condurre, imparando ad ascoltare i segni che ci lascia lungo il cammino perché, come ci è stato ricordato, la fede nasce solo dall'ascolto. -L'invito alla devozione e al perdono: "Colui a cui si perdona poco, ama poco" Con lo stesso sguardo pieno di promesse con il quale Gesù guarda i peccatori, anche noi siamo chiamati al perdono, perché esso è la chiave della conversione del cuore. L’atteggiamento misericordioso di Gesù ci esorta a fare altrettanto con chi ci sta attorno, e magari anche con chi ci odia. -L'invito ad agire: "Zaccheo, scendi subito perché oggi devo fermarmi a casa tua" Zaccheo, animato dal bruciante desiderio di vedere Gesù, compie un gesto coraggioso e inusuale arrampicandosi su un albero. Gesù lo chiama per nome e lo invita a “scendere subito”, per tradurre ciò che Zaccheo desidera con ardore in realtà; dopo questo incontro Zaccheo è un uomo nuovo. Così anche noi siamo invitati a essere pronti, a tradurre le nostre intuizioni, frutto del discernimento, in operosità che porta Grazia. Ciò che appare evidente è che il passaggio del Signore non lascia mai indifferenti, ma ci converte alla logica dell'amore. In un determinato momento della nostra vita ci siamo resi conto di essere sotto lo sguardo del Signore e di essere stati chiamati per nome. Da lì è iniziata la nostra conversione "da pescatori ad apostoli", come nel caso di Simon Pietro. Il ritorno a casa non è facile, lo stacco è stato forte e ognuno è ripartito con tante domande, ma anche con la consapevolezza che in questo fine settimana tanti piccoli semi sono stati gettati e, nella speranza di vederli presto crescere, ci affidiamo al Signore per affrontare al meglio questo tempo di Avvento.

  • Testimoni di Santità

    Domenica 10 novembre il Movimento Giovanile Salesiano della Sardegna ha vissuto il primo appuntamento con la Formazione Animatori. Cominciando dal triennio fino agli universitari e ai giovani lavoratori, ci siamo trovati ad Arborea per vivere una giornata in fraternità e confrontarci su un tema che ormai da tempo accompagna le nostre case: la Santità. Dopo un’abbondante colazione condivisa abbiamo dato inizio alle attività ascoltando una testimonianza: quella di Cioia, Marco e Giovanni che ci hanno raccontato la loro storia. La storia di una coppia che insieme ha vissuto il cammino di una gravidanza problematica che ha dato vita a “un miracolo” (così lo definì il medico). La nascita e i progressi di Giovanni infatti hanno sorpreso tutti coloro che guardavano a questa gravidanza come una disgrazia da stroncare subito. Ma perché questa storia? Perché più che essere il semplice racconto di un’esperienza, è una vera e propria Storia di Santità! Di una fede che ha la forza di salvare vite e dà la forza di vedere la propria storia con occhi di grazia e bellezza, davanti all’inevitabile tentazione di uno sguardo che può essere superficiale. Le attività sono proseguite dopo il pranzo con un momento di condivisione dove ognuno di noi è stato chiamato a riflettere su come poter vivere concretamente la Santità nel proprio quotidiano: a scuola, all’università, a lavoro, nella cultura, nella politica; e di conseguenza “come poter dare testimonianza di santità”. Una giornata insomma ricca di spunti di riflessione e testimonianze di santità che siamo chiamati, come Animatori Salesiani, a portare nelle nostre case e metterli a frutto. Dove? Nella vita di tutti i giorni. Proprio perché, anche se spesso ci sfugge, i Santi non sono solo nelle chiese, ma accanto a noi, lì dove siamo!

  • Beati voi!

    Domenica 10 novembre 2019 presso l’Istituto delle Figlie di Maria Ausiliatrice di Genova Corso Sardegna si è tenuto il primo incontro di formazione dell’anno dei giovani universitari e lavoratori del Movimento Giovanile Salesiano della Liguria. Un numeroso gruppo di ragazzi si è radunato condividendo il desiderio di essere dono come risposta alla chiamata di Dio, che invita a prendere con responsabilità il proprio compito di santità. Il tema della formazione era quindi in linea con la Strenna per il 2019 che il Rettor Maggiore, don Ángel Fernández Artime, ha indirizzato alla Famiglia Salesiana: “Perché la mia gioia sia in voi (Gv 15,11), la santità anche per te”. Più nello specifico le Beatitudini sono state il filo conduttore delle attività della giornata, ricca di momenti di conoscenza e di incontro: nella mattinata suor Cristina Festa, vicaria dell’ispettoria ILS, ci ha illustrato con cura, dedizione e precisione il brano delle Beatitudini, estrapolandone i tasselli fondamentali per comprenderlo e farlo ciascuno proprio, secondo il vissuto personale; successivamente il gruppo ha avuto un prezioso momento di profonda meditazione e silenzio, per riflettere sulla base della lectio, per ritornare alle parole di Gesù e raccogliere il suo modo di trasmettere la Verità. “Gesù ha spiegato con tutta semplicità che cos’è essere Santi, e lo ha fatto quando ci ha lasciato le Beatitudini (cfr Mt 5,3-12; Lc 6,20-23). Esse sono come la carta d’identità del cristiano. Così, se qualcuno di noi si pone la domanda: “Come si fa per arrivare ad essere un buon cristiano?”, la risposta è semplice: è necessario fare, ognuno a suo modo, quello che dice Gesù nel discorso delle Beatitudini. In esse si delinea il volto del Maestro, che siamo chiamati a far trasparire nella quotidianità della nostra vita”. (Gaudete et Exultate, 63). Dopo il ricco e sostanzioso pranzo offertoci dalla casa ospitante, abbiamo avuto la rara e sorprendente possibilità di conoscere due ospiti, due persone che nella difficoltà si sono sentiti abbracciati dal Signore, nella povertà e nella misericordia; ascoltandoli, ciascuno di noi ha colto in modo differente che essere beati non è un destino per pochi “prescelti”, ma è possibile per tutti, riconoscendo in Dio la fonte del vero Amore e il faro che ci attende quando ci troviamo nella condizione più impossibile, nella tempesta e nel buio della vita. Ci siamo portati a casa un clima di famiglia e un bisogno comune insaziabile di crescita e formazione, che non può non partire dall’ascolto trasformante della Parola che è “Cristo che non solo annuncia la Parola, ma è Parola che si annuncia”.

  • La mia natura è il fuoco

    Come siamo chiamati a vivere le nostre relazioni? E come le viviamo? Queste sono le domande che hanno accompagnato circa 30 giovani provenienti da cinque case della Toscana, Colle val d’Elsa, Firenze, Livorno, Scandicci e Siena, che domenica 10 novembre si sono ritrovati a Siena per la Formazione Animatori. Tutta la giornata è stata un cammino alla scoperta dell’affettività, a partire dalla testimonianza di due giovani sposi, Alice e Francesco. La loro storia di giovane coppia, poi di fidanzati e sposi ha aperto il sentiero alla necessità di ascolto sincero dei pensieri più profondi che ci animano il cuore: pensieri di purezza e di pienezza che solo un percorso vissuto con la massima fiducia nel Signore e in ciò che Lui ci chiede, può rendere concreti. Ed è proprio la sequela del Signore a far ardere in noi quel fuoco, quel desiderio di amore e di bellezza che tutti possediamo e che ci porterà ad essere ciò che dobbiamo, lì dove siamo. Come fu per S. Caterina da Siena, che abbiamo incontrato nel pomeriggio tramite le parole di Mons. Benedetto Rossi, Rettore del Santuario Cateriniano di Siena. La Santa pazza di amore per il suo Signore, domandava continuamente al suo Signore di aumentare in lei la fede, vero fuoco che ha alimentato la sua vita fin dalla più tenera età. Anche noi, come la Santa, viviamo la nostra giovinezza nell’attesa che la nostra vita prenda la forma a cui siamo chiamati. E sarà così, se saremo capaci di quell’attesa affidata, di quella fiducia infinita che lei riponeva nel suo Signore, che scruta e conosce il nostro cuore e sa come renderlo pronto e rendere noi capaci di spendere la vita, facendoci sperimentare la pienezza di una vita in Lui. E come vivere l’affettività se non così, lasciandoci accompagnare in ogni passo dal Signore? Così ognuno di noi costruirà il suo percorso verso la santità e solo così, solo con l’esempio di una vita piena in Lui, sapremo mostrare ai giovani che accompagniamo che è questa la via, l’unica via verso quella Bellezza che è preparata per noi dall’Eterno.

  • Il cammino di Santeramo

    A Santeramo in Colle, dal 25 al 27 Ottobre, si è tenuta la prima Assemblea Nazionale del Movimento Giovanile Salesiano dell'Italia. Tre giorni in cui si è assaporato un bel clima, all’insegna del confronto autentico, alla pari, come una comunità. Le modalità di lavoro, che hanno ripreso le tre fasi metodologiche del sinodo: Riconoscere, Interpretare e Scegliere, erano volte a fornire gli orientamenti sulle proposte pastorali del prossimo triennio. Arricchente è la parola che risuona se penso a quest’esperienza: sessanta partecipanti tra cui Giovani, Delegati e Delegate, Associazioni dei Salesiani Cooperatori, CGS e TGS, l’ufficio di Comunicazione Sociale dei Salesiani in Italia; tutti con un unico fine: lavorare con i giovani e per i giovani mettendo al centro la realtà che gli circonda e le loro esigenze. Questo è l’inizio di un nuovo cammino, un percorso che vede sempre più la crescita della comunità cristiana e della famiglia salesiana come una bella esperienza di sinodalità.

  • Il quotidiano è il primo pilastro

    Il 24 ottobre si è svolto in via Marghera il primo dei cinque incontri che desiderano far approfondire i fondamenti della spiritualità giovanile salesiana. La partecipazione dei giovani del Movimento Giovanile Salesiano è stata numerosa, entusiasta e seria, infatti ogni momento è stato vissuto da ciascuno adeguatamente e con impegno. All’incontro sono stati presenti molti Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice, anche indipendentemente dall’aver accompagnato i ragazzi, e questo è stato un valore aggiunto che ha testimoniato l’appartenenza di tutti alla Famiglia salesiana. Partendo dalla presentazione dei pilastri della nostra spiritualità, che ha come fondamento il quotidiano, alla lectio sulla guarigione della donna curva, sino all’adorazione e alla condivisione, i ragazzi hanno dimostrato con il loro stile di vita di aver interiorizzato già molto della spiritualità giovanile salesiana e di declinarla con la bella allegria che la caratterizza, ma anche di essere consapevoli che occorre viverla ogni giorno con rinnovato impegno e gioia, anche se ci sembra di conoscerla interamente, come racconta Mario Pomilio nel suo Quinto evangelio: «Rideva un pagano dei cristiani perché osservavano un solo libro. Ma un santo vescovo, che l'aveva udito, gli raccontò questa novella. Una volta un dottore incontrò Cristo Gesù: «Signore, io so bene che tu fosti il Messia e quel che pronunziasti è pieno di sapienza. Ma come può essere che un sol libro basti in eterno a tanta gente?» Gli rispose: «Egli è vero quel che dici. Ma tu sai che il popolo mio lo riscrive ogni giorno». Attendiamo tantissimi altri giovani ed educatori al prossimo incontro, il 21 novembre!

  • Briciole del Meeting MGS

    Ciò che più mi ha colpito oltre allo stare insieme a tanti giovani come me è stata la Proposta Pastorale con le parole di Don Fabio Rosini. E’ stato bello capire che nessuno di noi aveva mai pensato che “c’è un’inquietudine santa nei nostri cuori” che non ci fa fermare ad un “risultato minuto” e che non va buttata via ma va fatta fruttare al meglio. Abbiamo capito che, molto spesso, ne abbiamo paura e finiamo così per non “credere alla bellezza che noi siamo, ma Cristo ci crede”. E’ stata bellissima la carica che ci ha dato! Gaia Greco, Macerata Grazie alle Professioni Perpetue il Meeting MGS diventa ogni anno palcoscenico non solo di gioia ma anche di grande commozione. Nelle parole dei 4 professi perpetui di quest’anno è stato possibile percepire un filo rosso che ha accomunato i loro percorsi di vita: tutti e quattro hanno saputo guardare con occhi autentici ciò che Dio aveva seminato nelle loro esistenze. Questo ci rende consapevoli del fatto che Dio lasci continuamente tracce sul nostro cammino, ma che stia unicamente a noi riconoscerle e seguirle. Sono proprio queste tracce a condurci verso la santità; una santità semplice, quotidiana e necessaria per la nostra missione salesiana. Le testimonianze dei salesiani professi ci hanno quindi dato i primi spunti con cui iniziare a lavorare sulla nuova proposta pastorale di quest’anno: sei chiamato ad essere santo in prima persona, senza andare chissà dove, esattamente #lìdovesei. Silvia Marrazzo, Genova C.so Sardegna Essere santi lì dove si è. Questa è la nuova proposta pastorale ed è quello che abbiamo dimostrato al Meeting. Sorridendo, ballando, cantando, piangendo, emozionandoci e riabbracciando tutte le persone conosciute in questi anni nelle varie attività MGS. In poche parole lo abbiamo dimostrato con tutti i piccoli gesti che quotidianamente ripetiamo nei nostri oratori e che sono proprio quelli che ci rendono santi lì dove siamo, ognuno a proprio modo. E lo siamo stati anche donando la nostra piacevole presenza durante le professioni perpetue dei Salesiani di Don Bosco e delle Figlie di Maria Ausiliatrice che un po' tutti abbiamo avuto modo di conoscere. È stato bello essere lì con loro in un momento così importante della loro vita perché̀ quel SÌ che hanno pronunciato a gran voce è un sì che hanno detto e direbbero ancora altre mille volte perché̀ amano Gesù̀ e lo amano ancor di più quando lo intravedono nei nostri volti, nei nostri cuori. Maria Fiorella Boi, Monserrato Il Meeting MGS come ogni anno non delude mai. Sempre perfettamente funzionante la struttura organizzativa e bravissimi i ragazzi del Pio. Le cose che mi hanno colpito particolarmente quest’anno sono state lo spirito che ognuno ha messo nel viverla al meglio e le testimonianze importantissime dei Perpetui. Gianmarco Faiella, Latina Il Meeting è stata un'esperienza molto piacevole, ho avuto la possibilità di incontrare persone nuove e di conoscere meglio il MGS. Anche se non c'è stato il tempo per stringere delle amicizie, ho comunque scambiato delle chiacchiere con alcuni dei ragazzi/e presenti. È stata molto interessante ed emozionante la presentazione della proposta pastorale di quest'anno che, devo dire, mi ha proprio colpito dentro. Anche i racconti delle vite dei professi perpetui hanno dato al Meeting un aspetto stimolante e, se si può dire, familiare. Sembrava davvero di essere parte della stessa famiglia, eppure eravamo più di 500. Ero e sono molto entusiasta, non vedo l'ora di poter partecipare di nuovo. Sara Valentini, Livorno La tematica che mi ha colpito di più è stata trattata durante lo svolgimento di una delle tante attività proposte ed ha a che fare con il significato della santità per noi giovani. In particolare ci è stato chiesto cosa possiamo fare per raggiungere un tale stato. Contrariamente a quello che mi aspettavo è emerso che la santità è raggiungibile restando sempre se stessi. Siamo in grado di farlo? Personalmente trovo che non sia semplice in quanto veniamo costantemente bombardati da stereotipi su cosa sia bello e giusto e finiamo per essere una persona diversa solo per sentirci accettati e considerati. La strada per la santità è dunque già dentro di noi e dobbiamo solo avere il coraggio di percorrerla. Lucia Monti, Macerata

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