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  • Gerusalemme, un coro a più voci a Dio

    In un campo biblico, visitare Gerusalemme è davvero un tornare indietro nel tempo ai tempi di Gesù. Lì il Signore davvero ha fatto germogliare i fiori dalle rocce, nel senso che le rocce parlano (come detto da tanti fratelli pellegrini in condivisione) e trasmettono emozioni. Però Gerusalemme è anche una città in cui diverse culture e religioni si incontrano. Che ruolo ha avuto questa Gerusalemme nel nostro cammino biblico e di Fede? Sopratutto, ci ha messo di fronte con la rinfrescante normalità della convivenza con culture e religioni diverse, a cui in Italia siamo forse poco abituati. Ciò è passato attraverso le cose più semplici, come i deliziosi piatti tipici preparati per noi dalle FMA di Nazareth e dalla fantastica cuoca araba del Ratisbonne a Gerusalemme (il cui ingrediente segreto era “habibi”, amore in arabo). Ma soprattutto attraverso incontri spontanei con gli abitanti del posto, da cui abbiamo potuto imparare tanto sulle diverse spiritualità. Al Muro Occidentale, abbiamo potuto ricevere consigli da un simpatico ebreo ultraortodosso sul “non smettere mai di cercare Dio, se no non lo si trova”. E chi non può concordare con lui, qualunque sia la propria religione? Certo, poi le differenze ci sono: per lui “Dio va sempre cercato, come una moglie, perché tutti hanno bisogno di una moglie”. Magari proprio su quello i don non concorderanno. Nei monasteri ortodossi arroccati su rocce o sperduti nel deserto, abbiamo potuto osservare una spiritualità più contemplativa e rigida. A molti è venuto spontaneo paragonarla alla nostra e trovarla più triste, ma come un’amica ortodossa mi spiegava per messaggio “i monaci ortodossi possono essere simpatici o no, ma non sono mai deboli: sono duri guerrieri della Fede”. Avendo visto cosa hanno costruito e come sopravvivono tutto l’anno isolati e in quel caldo, non posso davvero darle torto e non posso che imparare dalla loro tenacia spirituale. Nella Spianata delle Moschee abbiamo potuto essere accolti, seppur con tutte le limitazioni vestiarie del caso, in uno dei luoghi più santi dei musulmani senza problemi. Nel sentirli pregare 5 volte al giorno, chiamati fin dalla mattina presto dai minareti, siamo stati ricordati dell’importanza della preghiera costante. Dappertutto, siamo stati accolti a braccia aperte, spesso anche con un po’ di musica italiana da cantare insieme. Questa la nostra esperienza, di normale diversità e pacifici incontri, lontana dalle immagini di odio a cui ci hanno abituato le cronache. Don Alejandro Leòn, Ispettore del Medio Oriente, ci ricordava l’ultima sera che a Gerusalemme non sono solo le rocce a parlare di Dio, ma anche e soprattutto le persone. Parlano in lingue diverse, pregano in modo diverso, chiamano Dio in diversi modi ma tutte insieme innalzano un coro a più voci al Cielo. Noi abbiamo avuto la fortuna di sentirlo e imparare tanto da esso.

  • “Abbiamo visto il Signore!”

    Prima di partire per un luogo tanto speciale e unico come la Terra Santa si è assaliti dai dubbi: sarò capace di vivere questa esperienza in profondità e di riconoscere i segni del Signore? Non rischierò di accostarmi a questi luoghi solo come un turista? Saprò cogliere una Grazia tanto grande? In questi giorni di pellegrinaggio è maturata chiaramente la risposta: no, non sono capace! Ma quello che è impossibile per noi è possibile per un Dio che prende l’iniziativa facendosi vicino, rendendo accessibile un mistero davvero troppo immenso per essere compreso solo con la nostra ragione. Quello che si percepisce in modo unico e speciale in Terra Santa è Dio che entra nella storia umana facendosi carne nella concretezza di un tempo e di uno spazio molto precisi, è il Vangelo vivo che cammina sulle nostre stesse strade e che si lascia toccare. Così nella basilica dell’Annunciazione a Nazareth abbiamo visto irrompere la Grazia nella modesta abitazione di una ragazza, che ci ha fatto emozionare e ha fatto risuonare nei nostri cuori il suo “Sì”. L’abbiamo poi accompagnata ad Ain Karem, dove è andata a trovare “in fretta” la cugina Elisabetta e dove ha cantato il suo Magnificat. Ora ci rendiamo davvero conto che il nostro viaggio in pullman è stato molto più confortevole del suo viaggio a piedi o a dorso d’asino nel caldo della Palestina! A Nazareth abbiamo anche visto la casa di Giuseppe, che ci ha colpito per il suo silenzio e per la sua fede solida come una roccia che gli ha permesso di custodire e proteggere la Sacra Famiglia. A Cana di Galilea si è rinnovato il primo segno con la benedizione dei fidanzati del nostro gruppo e tutti insieme abbiamo consegnato l’acqua della nostra ordinarietà perché nelle mani di Dio diventasse il “vino buono” della festa, dimensione tanto cara alla spiritualità salesiana! Come duemila anni fa abbiamo visto Gesù camminare per le strade di Cafarnao e sulle rive del lago di Tiberiade, che ha fatto risuonare in noi il “Non temete” sentito dai discepoli mentre la tempesta scuoteva la loro barca; abbiamo visto Pietro e i primi apostoli lasciare le reti e rispondere all’affascinante “Seguimi” di Chi prometteva misteriosamente di renderli “pescatori di uomini”. Sul fiume Giordano abbiamo vissuto con grande emozione il rinnovo delle nostre promesse battesimali, nell’acqua nella quale si è immerso Gesù e che è “per noi tomba del peccato e madre che genera alla vita nuova di risorti”. Abbiamo poi raggiunto Gerusalemme, città che ci ha colpito per le sue molteplici culture e per la sua ricchezza, ma anche per le sue contraddizioni e tensioni. Nella Città Santa abbiamo seguito con commozione Gesù nella sua Passione, nel Getsemani e nella chiesa della Flagellazione, lungo la Via Crucis nelle strette, affollate e indifferenti vie del mercato di Gerusalemme di ieri e oggi. Siamo stati accompagnati in questo percorso da Pietro e con lui abbiamo sperimentato nella confessione lo sguardo pieno d’amore del Signore che ci avvolge e ci perdona nonostante i nostri rinnegamenti, e che rende la nostra debolezza il punto di partenza di un grande disegno! Il culmine del nostro pellegrinaggio è stato nella Basilica del Santo Sepolcro che contiene i luoghi in cui si è compiuta la nostra salvezza, il centro della storia e del mondo. Ci siamo accostati a un mistero meraviglioso e indescrivibile, per questo le parole hanno lasciato il posto a un silenzio pieno di stupore, commozione, gratitudine per i prodigi compiuti dal “Dio dell’impossibile”, come abbiamo cantato spesso in questi giorni. Avvicinandoci alla conclusione del nostro pellegrinaggio abbiamo avuto la preziosa occasione di fare “deserto” proprio nel deserto di Giuda, luogo del silenzio, dell’essenzialità, che ci fa riscoprire il nostro essere creature. È stato un momento importante per fermarsi e permettere ai tanti emozionanti momenti di Grazia vissuti durante il viaggio di mettere radici nel nostro cuore, di costituire un tesoro a cui sicuramente attingeremo adesso che siamo tornati a casa. Il nostro Campo biblico è stato ancora più speciale perché condiviso: sono state giornate di canto, di preghiera insieme, di attenzioni reciproche, di risate. È stata una Grazia non scontata poter andare in Terrasanta e andarci con il Movimento Giovanile Salesiano, con “un cuore solo e un’anima sola”! Per questo la profonda gratitudine, sentimento tanto sperimentato in questi giorni, non è rivolta solo e ovviamente al Signore, ma anche a tutto il gruppo, a don Andrea, don Emanuele, suor Loredana e suor Nicoletta che ci hanno accompagnati con tanta disponibilità e preparazione, alla comunità Fma di Nazareth e a quella SdB di Gerusalemme, che ci hanno accolto e fatto sentire a casa, ai tanti testimoni di oggi che abbiamo incontrato e che ci hanno dedicato il loro tempo per farci conoscere la bellezza e la complessità della Terra Santa. La nostra ultima e significativa tappa è stata Emmaus. Non si sa di preciso quale sia il luogo dell’incontro di Gesù risorto con i due discepoli, ma questo rende ancora più suggestiva la nostra identificazione con loro. Tornare a casa può significare incontrare momenti di difficoltà e sconforto, ma questo pellegrinaggio ha confermato la certezza di non essere soli, perché mentre il Signore ci spiegava le Scritture e ce le mostrava nei luoghi in cui si sono compiute, i nostri cuori ardevano come quelli dei discepoli! E continueranno ad ardere se la sua Parola, rivissuta e gustata in questi giorni, troverà dimora in noi. Allora saremo capaci di riconoscerlo sempre allo spezzare del Pane e il suo Spirito ci renderà suoi testimoni, perché vogliamo gridare a tutti che “abbiamo visto il Signore”! Ed è veramente risorto!

  • Mio fratello pellegrino

    "Condivisione" è stata una delle parole chiave di questi giorni, una parola che alle volte spaventa ed imbarazza un po', una parola però che è diventata essenzialità in Terra Santa. Il cammino che abbiamo compiuto nel Campo Biblico 2019 ci ha riportati alle origini della nostra fede, ha stravolto la nostra vita, ha segnato nel profondo ognuno di noi. Abbiamo capito il valore dell'essere in tanti e diversi, tra giovani, FMA e SDB, volti noti e non, ma, già dai primi giorni, fratelli lungo un sentiero comune, troppo grande per poggiarsi su di un cuore solo. Abbiamo sperimentato come il cammino sulle strade del Signore possa realizzarsi in pienezza solo se posto al fianco di altri che condividono con te la fatica del deserto, le paure dell'orto del Getsemani, lo stupore e la gioia dell'essere vicini a Pietro, guardati da Cristo nel profondo delle proprie fragilità. Il Signore ci ha chiamati e ci ha donato di stare con Lui, ci ha posti in cammino insieme per scoprire quanto l'altro sia ricchezza ma, come sta scritto, "a chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto": la Terra Santa ha creato una rete tra noi che ora va gettata nelle nostre realtà del quotidiano, continuando a far abitare Gesù nei luoghi più santi, i cuori che lo hanno incontrato.

  • Non siamo i “benvenuti”, ma i “bentornati”!

    Cos’è il Campo Bosco? Beh... non aspettatevi una gita fuori porta, tanto meno un semplice viaggio in compagnia! Il Campo Bosco è tornare alle origini della nostra storia di animatori salesiani. È osservare la nostra vita dagli occhi di chi ci ha sognato da tempo, e dare finalmente forma a quella piccola stanza “dove Cielo e Terra si sono toccati nel sogno di un bambino” e a tutti quei luoghi molte volte sentiti nominare, immaginati, e che noi stessi abbiamo più volte raccontato ai nostri ragazzi! Si tratta di tornare con la memoria a tutte le volte che, anche se non lo sapevamo, Don Bosco e Madre Mazzarello ci hanno chiamato a sé attraverso la voce di un sacerdote, lo sguardo amorevole di una suora, il sorriso di chi porta sulla schiena la scritta “animatore” o il frastuono di un cortile pieno di bambini scalmanati. È ripensare a tutte le amicizie nate in oratorio, quelle che nascono in fretta, magari il tempo di un’estate, ma che durano nel tempo e nell’eternità. Il Campo Bosco è l’opportunità che ogni animatore deve cogliere per scoprirsi amato, toccato egli stesso dalla grazia che luoghi così carichi di anni e di santità sono ancora capaci di trasmettere. È riempirsi gli occhi e il cuore del miracolo che lo Spirito è riuscito a compiere in quelle campagne piemontesi, ed è così che Castelnuovo, Chieri, Valdocco, Mornese, Valponasca non sono più soltanto nomi di luoghi lontani, ma diventano “Casa” per chi ha voglia di lasciarvi un pezzetto di cuore. “Questa è la mia casa” si legge sulla casetta di don Bosco. Ecco, quindi, che su quelle terre noi non siamo i “benvenuti”, ma i “bentornati”. Un “GRAZIE” di certo non basta per esprimere la gratitudine che i miei compagni ed io portiamo nel cuore per aver vissuto tutto questo, ma siamo certi che possiamo continuare a nutrire di gratitudine il nostro servizio proprio lì dove siamo, ciascuno nel proprio ambiente, dalla Liguria alla Sardegna, dalla Toscana al Lazio, dalle Marche all’Abruzzo, dall’Umbria a qualsiasi altra parte del mondo, dalla Terra al Cielo, per essere ancora oggi “discepoli di un sogno che già continua in noi”.

  • Memorie dal campo Base

    Dal 30 Giugno al 7 Luglio 2019, agli Altipiani di Arcinazzo, io, insieme a tanti altri ragazzi provenienti da altre realtà salesiane, abbiamo partecipato al Campo Base, il primo di tanti campi che ci porteranno a diventare (si spera!) animatori salesiani a tutti gli effetti. Premetto col dire che ero partito con pochissime aspettative, ero sicuro che mi sarei annoiato o che mi sarei trovato male, ma una volta arrivato lì, tutto è cambiato… appena arrivato mi sono sentito subito a mio agio, grazie soprattutto all'ottimo lavoro di accoglienza da parte dell’equipe, ho cominciato a stringere i primi rapporti, e già a partire dal quel momento, ho capito che non mi sarei più annoiato. Le giornate erano sempre molto piene ed intense, sveglia molto presto (a ritmo di musica ad alto volume!), preghiera per iniziare al meglio la giornata, colazione, momento di pulizia e preparazione dei vari ambienti, e poi subito addentrati nei vari momenti formativi che l’equipe aveva preparato per noi. Soffermandomi un attimo su questi momenti formativi, penso che tutti mi abbiano aiutato a capire cosa vuol dire essere animatore salesiano, a capire le varie dinamiche dell’animazione salesiana, a spingermi ad andare oltre le apparenze, a guardarmi dentro e capire, per poi metterla in pratica, la missione che il Signore mi ha assegnato. Subito dopo i momenti formativi e la Celebrazione Eucaristica (partecipazione facoltativa), vi era il momento del pranzo, ottima occasione per fare conoscenza con ragazzi di altre realtà, e poi, prima dei laboratori formativi del pomeriggio, c’era un momento libero per svagarsi un attimo e ricaricare le batterie in occasione del pomeriggio. Per quanto riguarda i laboratori del pomeriggio, questi davano degli ottimi consigli e tecniche su come mettere in pratica il nostro “essere animatore salesiano”, anche questi molto utili e interessanti. Uno dei laboratori che mi ha colpito maggiormente è stato quello sull'animazione missionaria perché mi ha aiutato a comprendere quanto noi siamo fortunati e non ce ne rendiamo conto, e che c’è bisogno di allargare le nostre prospettive, c’è bisogno di “andare oltre”. Dopo i vari laboratori, affrontati un tempo di studio e la formazione su cosa sia l’MGS e la sua struttura, si arrivava al momento della cena che anticipava uno dei momenti più belli del campo, ovvero la serata. Le serate erano sempre molto diverse l’una dall’altra, si facevano giochi notturni all’aperto, giochi di squadra basati sui vari talent-show, insomma, non ci si annoiava mai! Uno dei momenti che più mi rimarranno impressi di questo primo campo è stato quello della camminata, grazie al quale ho avuto l’opportunità di conoscere tanti ragazzi di altre realtà. Nonostante la camminata fosse molto impegnativa, la fatica non si sentiva perché avevi qualcuno con cui confrontarti e scherzare, e penso che sia il massimo che si possa desiderare. Penso che modo migliore per iniziare un lungo percorso di vita non ci possa essere. Sono stati giorni fantastici nei quali si è creato un forte legame tra tutti noi, e l’ultimo giorno ne è stato la prova… spero di poter continuare fino in fondo questa mia esperienza, perché… se questo è l’antipasto, non vedo l’ora che arrivino le altre portate!

  • Missionari nel quotidiano

    Per organizzare la festa dell'estate ragazzi MGS Lazio-Umbria siamo partiti dal tema dell'anno: io sono una missione #perlavitadeglialtri. Giovani animatori di ogni casa si sono impegnati nelle settimane precedenti per realizzare una giornata ricca di gioia, da vivere secondo il carisma salesiano. Noi dell'organizzazione ci siamo visti il giorno prima per terminare gli ultimi preparativi e questo ha permesso di creare un clima di collaborazione e fraternità. Un ringraziamento particolare all'oratorio di Latina che ci ha ospitato facendoci sentire a casa. È stato uno spettacolo per gli occhi vedere tantissimi ragazzi provenienti da diversi ambienti tutti uniti dall'amore per don Bosco. Abbiamo ballato, giocato imparando a conoscere dei missionari dei giorni nostri e soprattutto ci siamo divertiti vivendo tutto spinti da una competizione sana che ha reso la giornata ancora più speciale. L'insegnamento che ci siamo portati a casa è che "ogni giorno del calendario sono chiamato ad essere missionario", senza dover andare lontano ma partendo dalla quotidianità. Non perdiamo tempo allora!

  • Lavoratori della festa!

    Nel giorno in cui la Società Civile ha festeggiato i lavoratori e la Chiesa ha celebrato la memoria di San Giuseppe lavoratore, il Movimento Giovanile Salesiano della Toscana ha voluto riproporre anche quest'anno la sua festa tutta dedicata ai fanciulli e alle loro famiglie. La possibilità di vivere questa giornata di festa in modo alternativo rispetto ai tipici picnic o concerti da piazza è stata negli ultimi anni molto gradita dalle famiglie delle comunità salesiane zonali. Potersi ritagliare uno spazio familiare a livello regionale, in cui le famiglie possano sperimentare cosa significhi giocare insieme, con adulti e bambini, animare ed essere animati insieme, sentirsi accompagnati e infine celebrare l’Eucarestia, non lascia indifferente nessuno. Sappiamo benissimo che nella routine lavorativa tutto questo spesso non risulta possibile, ma quando celebrare il lavoro diventa ricordarsi il senso stesso del lavoro, che è fondamento di dignità umana, propria e dei propri cari, esperienza di servizio non solo per la società, ma anche per il prossimo più prossimo che abbiamo: la famiglia… ecco, questo diventa a dir poco meraviglioso. Ma non solo il mettersi in gioco in prima persona, anche l’essere il primo esempio dei propri bambini all’interno di una squadra e davanti ad una prova del loro livello è un importante componente che la festa ha fatto di tutto per avere al suo interno. C’è stato anche un momento formativo in cui adulti e bambini si sono separati per dedicarsi occasioni di approfondimento. A conclusione della festa genitori, bambini, animatori, Salesiani e Figlie di Maria Ausiliatrice hanno sfilato in un corteo per le strade di Livorno dall’Istituto Santo Spirito alla celebre Terrazza Mascagni, dando testimonianza a tutta la cittadinanza con canti, musiche e striscioni dedicati ai nostri due santi fondatori. Perché è proprio vero che anche don Bosco e Madre Mazzarello hanno creato una grande famiglia e questa si sentiva, e forte, per le strade della città. Ogni genitore ha potuto rivivere luminosi ricordi della propria giovinezza MGS o un’esperienza nuova, inaspettata, che ha aperto loro orizzonti diversi, condividendo di più con questi figli che "tornavano sempre così allegri a casa". Il grido, ottimamente musicato, era: missione insieme saremo per la vita degli altri. Come Madre Mazzarello. Come don Bosco. Ma ancora di più come Giuseppe, patrono di questa Chiesa giovane che cammina nella storia facendo rumore, come ha chiesto spesso il Santo Padre, una Chiesa in prima linea per la vita degli altri. Giuseppe, lavoratore e genitore sublime, sposo dalle zero parole e tanti fatti. Perché essere per la vita degli altri, soprattutto all’interno della propria famiglia, è una missione che richiede poche parole e tanto dono di sé, e il Santo custode della prima Chiesa offerta al mondo sa bene cosa significhi e sta davanti a noi come esempio luminoso di una santità quotidiana. Proprio quel quotidiano in cui alla fine dalle feste bisogna tornare e per il quale il Comitato MGS Toscana ha pensato, come gadget-ricordo, un moschettone con l’ashtag del tema pastorale inciso, simbolo proprio della restituzione quotidiana, nel piccolo, di ciò che si è vissuto e ascoltato. Attaccato alle chiavi o ad un borsello ci permetterà di non dimenticarci di avere come prima preoccupazione di farci santi della porta accanto, di non lasciar cadere nel vuoto la notizia di tutte le notizie: la santità è anche per te, per la tua famiglia. Ora. Qui. Allora la festa dei lavoratori ci ha voluto dire che così facendo il lavoro stesso può diventare festa.

  • Vallecrosia: i primi passi verso l'animazione

    Il 4 e 5 maggio, a Vallecrosia, si è svolto il campo delle idee in vista dell'estate ragazzi. All'interno della chiesa ci ha accolto il parroco don Giovanni e subito dopo Don Domenico Ricca che ci ha parlato della propria esperienza all'interno del carcere minorile di Torino. Il suo discorso era finalizzato a sensibilizzare ognuno di noi riguardo a tutto ciò che può succedere ai giovani se non ricevono le dovute attenzioni o cure. Tramite il racconto della sua esperienza ci ha esortato a metterci in gioco, a cogliere ogni occasione che ci si presenta; ci ha anche suggerito di dare fiducia ai ragazzi e ai bambini che saranno nostri animati come faceva don Bosco perché è appunto la fiducia alla base di ogni rapporto, anche tra di noi. Ci siamo poi divisi in ragazzi del triennio e biennio per svolgere i vari laboratori (arte e creatività o organizzazione di eventi, preghiera e un altro incontro con don Ricca). I laboratori sono serviti anche a conoscere altri ragazzi, a confrontarci con altre realtà e a riflettere su alcune tematiche importanti. Dopo la cena si è svolto il gioco serale, anche questo volto ad aiutare ognuno di noi a conoscere gli altri. Il gioco, infatti era suddiviso in varie prove: ad ognuna dovevano partecipare un certo numero di ragazzi provenienti da oratori diversi in modo che dovessimo collaborare per poterle superare. Dopodiché ci siamo riuniti in chiesa per la Via Lucis, un momento di riflessione personale e preghiera. Il giorno seguente hanno ripreso a svolgersi i laboratori (organizzazione di eventi sportivi o progettazione di volantini), un'attività riguardo i giochi da svolgere con i bambini dopodiché si è svolto "salesianamente", un laboratorio per riflettere insieme sulla vita di don Bosco e sul suo metodo di educazione. Anche questi laboratori erano finalizzati a metterci in gioco, ad insegnarci ad avere un rapporto spontaneo e giocoso con i futuri bambini che parteciperanno all'estate ragazzi. Vi è stata poi la Messa, il pranzo e in conclusione, un breve momento di preghiera per terminare l'incontro. È stata un'esperienza interessante e formativa, soprattutto utile per il nostro percorso per diventare educatori. Due giorni ricchi di momenti di riflessione riguardo i valori fondamentali che don Bosco riusciva a trasmettere ai suoi ragazzi.

  • Un'occasione di incontro con il Signore e con #glialtri

    Quest'anno l'MGS Sardegna si è riunito nell'accogliente casa di Latte Dolce a Sassari dove i ragazzi del comitato, con l'aiuto di tutti gli animatori, hanno organizzato una fantastica giornata per scoprire cosa significa il tema di questo anno “Io sono una Missione #perlavitadeglialtri.” La giornata si è aperta con una ricca colazione e a seguire si è tenuta nella parrocchia la Celebrazione Eucaristica presieduta da Don Valerio Baresi, che partendo dal Vangelo della domenica ci ha ricordato che noi siamo stati inviati, e che “Come il Padre ha mandato Me, anche io mando voi”, per la vita degli altri. A seguire c’è stato un momento di animazione condotto da Michele Contis, Marco Palla e Fabio Serra, e animato dalle varie case dell’isola. Successivamente i ragazzi hanno partecipato ai giochi. Le elementari e le medie si sono riuniti per una parte molto importante della giornata: formare una grande squadra per affrontare al meglio le prove che con tanto amore gli animatori hanno preparato; il biennio invece si è trovato immerso in una grande storia per accompagnare quattro amici in un viaggio molto importante, quello a “Talaltri”, una località inventata ma che ricorda il tema. Con un po’ di teatro e di giochi hanno riflettuto sul fare delle scelte concrete, lasciare i pesi, affrontare le difficoltà e infine e compiere/essere una missione per gli altri. Come si è conclusa la festa? Sicuramente con tanta gioia e tanta felicità, infatti i ragazzi hanno lasciato la casa con i cuori colmi di allegria e con un pizzico di “missionarietà” in più.

  • Esercizi spirituali per i giovani del MGS d’Europa

    Dal 23 al 28 aprile, nell’ottava di Pasqua, Colle Don Bosco ci ha accolto a braccia aperte. Eravamo 30 giovani del Movimento Giovanile Salesiano provenienti da 9 stati europei (Austria, Spagna, Croazia, Irlanda, Italia, Lituania, Malta Slovacchia e Ungheria), riuniti per la prima volta in un’esperienza spirituale in lingua inglese. Don Fabio Attard, Consigliere Generale per la Pastorale Giovanile ha guidato gli esercizi spirituali, animati da don Lytton Quadros, con la presenza di don Luca Barone, Direttore della comunità, di don Cyril Odia e di suor Loyla Neli e di suor Celine Rajendran. Le 4 lectio divine delle mattine e le 4 “lectio salesiane” del pomeriggio hanno orientato la profonda riflessione personale e comunitaria, svolta in silenzio ma anche in condivisione e comunione. Il poter percorrere insieme i sentieri di Don Bosco, Mamma Margherita e Domenico Savio ha reso le giornate ancora più speciali. Insieme abbiamo riflettuto su Gesù che ci chiama per nome e ci aspetta, si siede al nostro fianco, sa e conosce, anche se non interviene e ci lascia liberi. Gesù è paziente. Perché noi no? Be humble, strong and energetic! Accettiamo le sfide con lo stesso coraggio e forza con cui lo fecero Don Bosco e Mamma Margherita, che mantennero una solida e profonda fiducia in Dio. Impariamo la pedagogia dell’amore in un impegno di onestà e devozione. Siamo chiamati ad obbedire non perché capiamo ma perché crediamo. E credendo, dobbiamo lasciare che Dio sia il centro della nostra vita. L’ultima giornata si è concentrata sull’identità spirituale dei giovani salesiani, chiamati ad essere una comunità educativa ma anche pastorale. Don Fabio ci ha ricordato che non siamo chiamati a fare ma ad essere. E l’essere poi si esprime nel fare, ciascuno al meglio delle proprie possibilità. L’incontro con i giovani è l’opportunità che ciascuno di noi ha di testimoniare con gioia l’ottimismo della Pasqua. Non dobbiamo avere paura né vergogna. Solo coraggio e fede. Le difficoltà fanno e faranno parte della sfida, come lo è stato per Don Bosco stesso, fin dal principio della sua missione. Ma siamo chiamati ad accettare la responsabilità, a sentirci protagonisti e a condividere il dono dell’amore di Dio, moltiplicando il carisma salesiano. Ed è la vita quotidiana il luogo in cui incontrare Dio. Siamo chiamati a percorrere la scala della santità ogni giorno e a pianificare il nostro cammino spirituale di crescita, scoprendo la nostra vocazione in una relazione amicale e personale con Dio. Perché la santità, come fu per Domenico Savio, è una questione di stoffa e di sartoria. La santità è la via per riconoscere l’immenso amore che Dio ha per noi. E vedere che altri giovani, con la stessa energia, testimoniano l’amore di Dio in altre città d’Europa, ti fa capire non solo quanto è grande l’amore di Dio, non solo quanto è grande la missione di don Bosco, ma anche che ovunque tu vai troverai una casa pronta ad accoglierti a braccia aperte, al ritmo festoso di un hukulele, di un cajon o anche nel silenzio… perché il silenzio è dove Dio non è silente.

  • Estate Ragazzi, un mondo da scoprire

    Domenica 7 aprile si è tenuto l'incontro dell'Estate Preparando, nel quale i ragazzi degli oratori della zona Marche-Abruzzo si sono incontrati per iniziare la preparazione dell'Estate Ragazzi. La giornata si è svolta in una prima parte introduttiva, tenuta da Don Mirko Rosso, riguardante alcune nozioni di base dell'estate ragazzi: cos'è, com'è nata, e soprattutto evidenziando la dinamica del gruppo, l'importanza di essere coesi e di lavorare come equipe collaborativa. Poi, divisi in vari gruppi, si sono approfonditi i diversi aspetti del sussidio, relativamente alle diverse sezioni: balletto, scenografia, riflessione, storia. Era quindi una prima presentazione della tematica generale e un'introduzione al tema. Nel gruppo 'storia' infatti i ragazzi hanno potuto conoscere la trama, i vari personaggi e le modalità di strutturazione dei vari episodi; nel 'balletto' hanno imparato la coreografia, i vari passi e il come poter coinvolgere i ragazzi; nella 'scenografia' hanno sperimentato le diverse ambientazioni, e nel gruppo 'riflessione' le varie tematiche da dover approfondire. Terminati i laboratori, hanno partecipato all'Eucarestia in un clima di spiritualità e condivisione, e a seguire il momento del pranzo. Nella seconda parte della giornata, si sono divisi per fasce d'età (primo, secondo, terzo, quarto superiore) e rispettivamente hanno approfondito il come relazionarsi con gli animati e i vari aspetti dell'Estate Ragazzi in relazione alla propria formazione personale: gioco, preghiera, tecniche di animazione e cortile, e formazione. Nel gruppo 'gioco' hanno imparato le modalità di attuazione di questo, le varie tipologie e le modalità di spiegazione. In 'animazione del cortile' si sono concentrati sulle modalità di coinvolgimento dei ragazzi, nello stare in mezzo a loro, e nel saperli intrattenere anche nei momenti "morti". Nella 'preghiera' hanno approfondito la tematica del saper pregare, e del far vivere agli altri tale esperienza. Infine nel gruppo 'formazione' hanno approfondito il tema del relazionarsi con i ragazzi e i principali aspetti educativi. Come momento conclusivo, prima dei saluti, c'è stato il lancio della festa dell'Estate Ragazzi (20 giugno- Ancona), e infine il rientro a casa dei vari oratori.

  • Davanti alla Croce con gli occhi di Francesco

    Flussi di coscienze. Alcuni: "Oooh, finalmente. Non ne potevo più di sentirmi raccontare il sogno dei nove anni". Altri: "Questi Salesiani, nemmeno il tempo di predicare gli esercizi hanno!". Altri ancora: "Curiosità! Magari mi viene voglia di farmi francescano...". Queste le reazioni che hanno caratterizzato il diffondersi della locandina degli esercizi spirituali di Quaresima vissuti dagli animatori della Toscana dal 5 al 7 Aprile 2019 a Pietrasanta. Tante cose si potrebbero dire di queste giornate così fitte, ma proviamo riassumerle così: "Signore, cosa vuoi che io faccia?", "Signore, chi sei Tu? E chi sono io?" e "Signore, dove sei?". Accompagnati all'interno della vita del santo di Assisi da fra Alessandro Martelli, ci siamo confrontati con tre dei suoi incontri con il Signore, scoprendolo vicino, giovane e con le stesse nostre domande. Già da subito entriamo nel tema rivivendo gli incontri di Gesù lungo la via della croce e completiamo la nostra via crucis con la "nostra" stazione: Gesù incontra Irene. Ti ricordi, Irene, il giorno, l'ora, il luogo? Sì... mi ricordo. Faccio due conti per alcune date, ma ci arrivo. Dal giorno dopo invece si parte con Francesco per la crociata, ma qualcosa va storto, e si torna subito indietro. "Alto e glorioso Dio, illumina le tenebre de lo core mio". "Signore, allora, cosa vuoi che io faccia?". Siamo di fronte al crocifisso di San Damiano, andiamo a ripescare tutti i nostri conti in sospeso con il Signore e ci mettiamo vigili, se per caso ci eravamo un po' addormentati. Quante volte ci sarà successo di avere piani o spunti rimasti a metà e di non aver saputo cosa il Signore voleva da noi. Quel che conta è essere svegli e pronti, e iniziare con quel pochino che Dio ci mostra passo passo. Il resto verrà. Se il Signore avesse detto a Francesco: "Vorrei che tu fondassi un ordine e attraverso di te vorrei convertire tutti da ora al 2019 e oltre" non so come l'avrebbe presa. Come Francesco poi ci scopriamo simili a quell'uomo in croce, abbiamo anche noi mani ferite, con tutti i disastri che hanno combinato, piedi feriti, con tutte le strade senza uscita che hanno percorso, e un costato ferito, con i desideri falsi che hanno preso posto nel nostro cuore. Davanti a Cristo, lasciamo che tutto venga a galla, e ci sentiamo accompagnati da Lui fino nei più bassi luoghi che l'umanità può raggiungere. Siamo feriti insieme e, piano piano, noi guariamo. Prima delle confessioni, fra Alessandro ci regala ancora un altro spezzone della vita di Francesco: La Verna 1224. "Signore, chi sei tu? E chi sono io?". Anche noi rispondiamo e condividiamo tra noi tanti vissuti e spunti diversi, ma infondo simili. La giornata non finisce e la sera, dopo la testimonianza di una famiglia, un gioco e un invito a Livorno, abbiamo l'adorazione notturna. La mattina dopo il Signore è ancora là e lo riscopriamo tanto umile da venirci incontro tutti i giorni. "Signore, dove sei?", eccoti qua. Qua, davanti a noi nell'Eucarestia. Qua, in questo corpo che ha fatto la comunione. Qua, nei fratelli che mi circondano. E non pensate, ci dice fra Alessandro, che gli apostoli avessero vissuto qualcosa di tanto diverso. Con i loro occhi vedevano un uomo, come voi vedete pane. Siamo invitati insieme ad andare oltre con gli occhi dello Spirito, ad incontrare Cristo che si mescola irrimediabilmente con noi e a far sì che faccia parte delle nostre vite come Lui vuole.

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