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  • Sui passi di don Bosco - Campo vocazionale 2021

    Dal 10 al 16 agosto la nostra Ispettoria ICC ha proposto per i giovani del MGS il campo vocazionale, a conclusione delle esperienze estive di questo 2021. Una settimana intensa in cui noi (9 giovani, 4 salesiani e una coppia di sposi) abbiamo avuto modo di confrontarci direttamente con don Bosco nei luoghi della sua vita. Abbiamo seguito in ordine cronologico i suoi passi, vivendo un campo “itinerante” che è iniziato al Colle don Bosco e si è concluso a Valdocco, camminando insieme ciascuno con la propria storia e le proprie domande, ma col comune desiderio di capire quello che il Signore chiede alla nostra vita. Di fronte alle storie di don Bosco e dei suoi tanti compagni di viaggio, storie di vite donate e spese fino alla fine, l’interrogativo che ci ha accompagnato è stato “PER CHI sono io?” La vocazione, quella consacrata salesiana come quella matrimoniale, trova senso nel momento in cui è un dono per altri, ed è per questo che alla base di ogni scelta è importante chiedersi per chi voglio donare la mia vita. Un Santo Salesiano diceva che “la condizione di vita di ogni creatura umana è la felicità”… e poiché la felicità non è mai una questione individualistica, siamo ben convinti che per essere felici c’è bisogno di donarsi, ognuno dove è chiamato a farlo, fino all’ultimo respiro… così come ha fatto don Bosco.

  • A cosa ti servo, qui e adesso?

    "Potrebbe esserci qualcun altro, è vero, un altro più bravo e più capace, ma ci sei tu. Potresti non esserci, eppure ci sei". Ecco quello che Lui mi ha detto con le parole di un salesiano, mentre Gli domandavo anche un po' arrabbiata: "a cosa ti servo qui e adesso?". Ricevere un mandato e sentirmi dire che era proprio Lui a mandarmi, partire in “Missione”, in questo campo dove sarei stata “più” di un'animatrice, indossare per la prima volta al collo una piccola croce e camminarci insieme per le strade, erano tutte montagne che guardavo con la testa tirata indietro nel tentativo di comprenderle, seppur meravigliata e spaventata. Forse per questo sono partita, mettendomi inconsciamente alla ricerca di “grandi cose” da fare, di un servizio quasi frenetico che mi stancasse e occupasse tempo, perché dentro di me credevo che avrei corso da una parte e dall'altra, ma per lo più sono stata ferma, per lo più, come diceva Lui in quel salesiano, ci sono stata. A Tocco non c'erano da fare quelle “grandi cose” di cui l'immaginario comune circa le esperienze missionarie mi aveva per così dire convinto, non c'era un mondo disastrato da salvare, ma solo un piccolo e breve tratto di quotidiano in cui entrare in punta di piedi, con attenzione e pazienza. C'erano ragazzi di cuore da affiancare nell'animazione estiva, una drammatizzazione da mettere in scena con un Giona da far arrivare dal re a Ninive, e bambini da conoscere in soli cinque giorni. C'era papà Don Bosco, già dipinto da anni col suo sguardo dolce sui muri dell'oratorio The Dream e su quelli del paese, come una presenza che non abbiamo dovuto “importare” noi in quanto animatori salesiani, ma che siamo stati chiamati a condividere, ad “indossare” insieme ad un intero paese sulle magliette rosso acceso della pedalata notturna, nel segno di un carisma che abbracciava già prima di noi tutti quegli animi incontrati. Infine c'era per me un gruppo di altri missionari, una specie di famiglia insieme alla quale attendere al nostro servizio, insieme alla quale attendere il nostro servizio. Perché da missionario impari che questo non è un semplice da fare che ti viene assegnato, ma al contrario qualcosa che arriva quando ci sei davvero, quando smetti di stare lì nel tuo a leccarti le paure, e capisci, al di là dei volti che vedi, al di là di quello che senti e spesso nemmeno ti piace, Chi vuoi servire, Chi vuoi innalzare, a Chi vuoi essenzialmente tornare utile. Ma in quest'attesa attesa siamo stati un gruppo: tredici persone connesse e unite, che per due settimane hanno fatto colazione chiedendosi 'che mangiamo a pranzo?', che hanno grattato di giorno in giorno un enorme tocco di zucchero, e che, soprattutto, hanno condiviso la preghiera, le riflessioni personali, la Mensa Eucaristica, e si sono sforzati in tutti i modi di essere autentici. Solo così dopo averlo atteso, siamo riusciti ad attendere al nostro servizio, sperimentando ancora una volta che Servire non è regnare solo perché questa è una bella frase, ma perché dietro di sé porta racchiusa una Vita immensa che queste due settimane a Tocco da Casauria ci hanno aiutato a vedere un po' meglio e un po' di più.

  • Col motore acceso - Campo Bivio 2021

    Se dovessi definirlo, definirei il Campo Bivio come un viaggio, per utilizzare una metafora che già mi ha accompagnato durante le ultime condivisioni. Sono stati solo pochi giorni, ma vissuti tanto intensamente da sembrare mesi: ogni attività, ogni condivisione, ogni sorriso insieme sembrava avere la capacità di dilatare il tempo, valorizzando e rendendo prezioso ogni istante. Sono stati per me giorni di profonda riflessione e meditazione, che mi hanno aiutato a capire meglio sia me stesso che gli altri. Grande importanza ha avuto anche il rapporto con gli altri, sia i membri dell'équipe, sia tutti i ragazzi e le ragazze che hanno condiviso quest'esperienza con me: penso che si sia creato davvero un bel clima familiare, un clima di casa, un bel cambiamento rispetto ai mesi di isolamento che ognuno ha vissuto nelle sue realtà. In definitiva, posso dire che ogni secondo di questo campo è stato fondamentale, un momento di crescita e di amicizia che ci ha permesso di conoscere ancora meglio il mondo dell'animazione. Grazie. Lorenzo Moi, Monserrato Il Campo Bivio per me è stato un importante stimolo per rimettermi in discussione: ho imparato ad interrogarmi e a prendere in mano il mio futuro, a tendere l’orecchio alla mia vocazione, ad avere un occhio di riguardo per la strada che è pensata per essere percorsa da me. Tanto più dopo un periodo confuso e ricco di cambiamenti, in cui avevo allentato il contatto con l’oratorio per via degli studi in Toscana, quest’esperienza è stata per me estremamente salutare, imprescindibile; rimettendo i piedi nel vecchio mondo ho percepito più che mai cosa vuol dire il Movimento Giovanile Salesiano: per questo nuovo anno punto di offrire il mio servizio ai ragazzi della casa salesiana di Livorno. Ho tutt’ora un grande bisogno di stare col motore acceso, attivo, mettendo in atto la mia vita secondo la spiritualità salesiana, che distingue noi animatori sulle orme di don Bosco. Un grazie doveroso a tutti, ma in particolare ai membri dell’équipe, che hanno saputo guidarmi nei momenti di maggior smarrimento e far risplendere, più forte di prima, il mio sorriso. Giuseppe Daga, Cagliari

  • Questa è la mia casa

    Hic Verbum caro factum est. Queste le parole che campeggiano sotto il manto dorato e nero della Vergine Lauretana. Qui il Verbo si è fatto carne, tra quelle mura l’Eterno ha incontrato il Tempo, in quella casa Dio è venuto a dimorare, Uomo tra gli uomini. Non solo 2000 anni fa: lungo tutta la storia della Salvezza, Dio sempre si sceglie una Casa da abitare per stare vicino il suo popolo, come per la tenda da cui parlava a Mosè; una Casa da visitare per incontrarci lì nel nostro quotidiano, come a Betania da Marta e Maria, archetipi dell’atteggiamento con cui scegliamo di accogliere e servire Cristo. Proprio nell’esperienza di “casa” ci siamo addentrati in questo Campo Biblico 2021, svoltosi a Loreto, lì dove si possono toccare con mano i mattoni che hanno udito il “sì” di Maria. Attraverso il confronto con la Parola e con la tradizione salesiana, abbiamo approfondito molteplici sfaccettature della natura dell’uomo, dal suo essere creatura privilegiata, a cui il Creatore affida la custodia della casa Comune, alla scoperta delle esperienze della nostra vita in cui ci riconosciamo chiamati ad essere fermento di bene nella società, chi come chiesa domestica in uscita, chi come strumento tutto consegnato a Lui. Il tutto, ovviamente, insieme ad altri giovani, famiglie e consacrati, in un clima di condivisione e confronto che non solo ha scaldato il cuore e lo ha reso certamente più disponibile all’azione dello Spirito, ma, soprattutto, vi ha fatto nascere un sincero sentimento di gratitudine per essere parte di questa larga e allegra famiglia che è il MGS, per averci fatto sentire a Casa.

  • Va' per la città e guardati attorno - Campo Bosco 2021

    "Consapevolezza. Ecco come descriverei in una sola parola l’esperienza del Campo Bosco appena vissuta. La consapevolezza di essere lì per un motivo, più o meno solido, ha unito tutti e fatto sì che questa esperienza potesse essere carica di emozioni intense. Tutti hanno capito da subito quanto sarebbe stato importante per ognuno di noi, e si sono impegnati per viverlo al meglio. È stato un campo indelebile: vedere per la prima volta i luoghi in cui Don Bosco è nato e cresciuto, Madre Mazzarello ha vissuto, insomma i luoghi di cui sentiamo parlare da quando abbiamo iniziato a prendere parte alla vita in oratorio, è stata un’esperienza forte, e credo che le sensazioni provate durante questo campo rimarranno incise dentro di noi per sempre. È stato come se Dio ci avesse preso per mano e accompagnati poi a vivere ciò per cui viveva Don Bosco, a comprendere ciò che lui pensava e capire così quale fosse il motivo per cui decidiamo ogni giorno di vivere in stile salesiano. La nostra età è molto vicina a quella che aveva Don Bosco quando ha intrapreso il percorso di vita ecclesiastica, e come lui anche noi ci troviamo davanti a mille dubbi e insicurezze. Credo che vedere come lui abbia affrontato questo periodo della sua vita abbia aiutato anche noi in parte nella nostra realtà. Il Campo Bosco è un campo dal quale si uscirà sempre sorpresi dall’esperienza vissuta, indipendentemente da ciò che ci si aspetta. Questo perché l’effetto che fa vedere determinati luoghi è indescrivibile a parole, e credo che solo vivendo questo campo abbandonandosi a Dio si riesca a capire a fondo l’essenza del momento che si sta vivendo. Credo poi che ad impreziosire questa esperienza sia stato il gruppo, equipe compresa. Saper di poter condividere emozioni e pensieri con altre persone di regioni diverse ha amplificato tutte le sensazioni e rapporti. Questo campo mi ha davvero fatto aprire gli occhi: mi sono accorta di non essere sola, mi sono resa conto che altri ragazzi come me aspirano ai miei stessi obiettivi e mi sono sentita amata davvero per quella che sono, senza aver bisogno di fingere o forzare qualcosa. Le dinamiche tra noi sono state semplici, ma davvero intense. Le cose più semplici (una partita di pallavolo, una canzone, una chiacchierata…) sono state lo spiraglio attraverso il quale Dio è venuto in mezzo a noi, e ci ha accompagnato per tutto il cammino. Ecco, questo mi ha insegnato il Campo Bosco, a riconoscere Dio tra gli altri." Alessia Carta, Cagliari san Paolo "Per me è stato un campo stupendo che rifarei altre cento di volte perché il toccare con mano, il percorrere, I luoghi di Don Bosco, Domenico Savio, Madre Maria Mazzarello e tutti gli altri santi salesiani è un’esperienza che mi ha messo una gioia grandissima e una voglia di essere come loro che non ho mai provato. Senza il gruppo che si è venuto a creare, e senza l’equipe, non sarebbe stato così bello, così toccante e allo stesso tempo così divertente, perché non credo che da solo avrei potuto provare delle emozioni così forti. Prima di andare al campo non sapevo nulla di alcuni personaggi della famiglia salesiana ma grazie all’equipe li ho conosciuti. Come tutte le esperienze di questo tipo, a rendere il campo così indimenticabile ci sono anche quelle cose inevitabilmente imperfette. Di queste imperfezioni ne vorrei citare un po’ tipo le zanzare di Chernobyl, che se ti pizzicavano ti venivano bubboni grandi come case, poi la pasta leggermente più cotta del solito o cose così che fanno ridere e proprio per queste cose ci ricorderemo di esserci stati." Giovanni Prudenzano, Civitanova Marche

  • Il Campo Base con i vostri occhi

    L'esperienza del campo base si potrebbe benissimo riassumere in una sola parola... UNICA! Sono stati cinque giorni super intensi, dove la sera non riuscivi a stare in piedi dalla stanchezza, ma il paradosso è stato che più ti sentivi stanco e più eri felice e carico per il giorno dopo. Ogni minimo particolare, che va dai momenti di formazione ai momenti di relax, mi hanno fatto davvero capire cosa vuol dire essere animatore, non solo nel corpo, ma anche nella mente e nello spirito. (Roberta Marongiu, campo base Arborea) Il campo base è stata un esperienza indimenticabile da molti punti di vista. Oltre a conoscere nuove persone, ho preso consapevolezza della mia fede e di quanto io faccia parte di un bellissimo progetto. Tutte queste cose me le porto nel bagaglio dell'animatore salesiano, bagaglio che rimane aperto. (Niccolò Falciani, campo base Col di Nava) Il Campo Base è molto più di ciò che ci si può aspettare. È stata un’esperienza incredibile che ci ha formato non solo come animatori, ma come persone che ora sono in grado di vedere attraverso nuovi occhi la vita di tutti i giorni secondo lo spirito salesiano. Incontrando nuove persone e legando di più con i nostri amici abbiamo compreso quanto sia grande il valore della condivisione con i nostri coetanei e la vera importanza di creare dei legami sinceri. Abbiamo imparato tanto e ci sono anche state donate molte cose che ora, con un po’ di lavoro, potremo donare ad altri. (Chiara Monachesi, campo base Loreto) Questo campo é stato la svolta: a livello personale perché ho avuto la fortuna di relazionarmi con persone allegre, capaci di farmi sentire a casa e che faranno sempre parte del mio percorso; a livello oratoriano perché ho capito le varie realtà che ci sono in Italia e del sacrificio che ognuno di noi impiega nel far passare un certo tipo di messaggio ai ragazzi. Esperienza assolutamente da ripetere! (Anna Flumini, campo base Colorito) Credo sia fondamentale per ogni ragazzo cercare il proprio io, passare del tempo con se stesso... purtroppo la vita frenetica della città ci porta a non guardarci mai dentro, a non avere del tempo per noi. Questa esperienza ha fatto qualcosa che io prima d'ora non sono mai riuscita a realizzare: stare sola. Il campo base mi ha resa vulnerabile per la prima volta, sempre a contatto con me stessa e i miei pensieri, senza la possibilità di riprendere fiato. Tutto ciò che ho vissuto è stato intenso, per un certo senso amplificato, ho capito che non riuscivo a fare tutto. Avevo come metro di di paragone la perfezione, un mezzo per ottenere approvazione da parte degli altri ma il campo mi ha aperto gli occhi su quanto la perfezione non esista, su quanto sia futile seguire obiettivi per amore degli altri o per dimostrare di essere giusti, degni di affetto; i bimbi con cui interagisci o giochi ti apprezzano perché vedono il bello che c'è in te e per la prima volta, grazie al campo e all'oratorio, ho iniziato a credere di avere qualcosa di bello e speciale. Il campo mi ha insegnato una grande lezione: possiamo decidere di essere chiunque agli occhi degli altri ma non possiamo nasconderci dagli occhi di Dio e dai nostri, ho capito di dover imparare a conoscermi davvero. Zero pretese, godere di questa meravigliosa vita. (Francesca Hritcan, campo base Arcinazzo) Riassumere in poche righe cioè che il campo base è stato per me non è di certo semplice, data la quantità di emozioni e insegnamenti che mi ha lasciato. Tornando a casa e in oratorio, ricominciando l'estate ragazzi mi sono resa conto di quanta consapevolezza in più avessi nel fare animazione, nello stare con i ragazzi e nel vivere il cortile. È un campo che mi ha dato basi solide come animatrice e che allo stesso tempo mi ha cresciuto tanto come ragazza. Ogni formazione e ogni discorso fatto, mi ha permesso di mettermi in dubbio, scambiare idee e crescere sotto diversi punti di vista. Mi sono per la prima volta resa conto di quanto effettivamente fare l'animatrice sia non solo indossare una maglia e animare dei giochi, ma soprattutto vivere uno stile di vita, (sia dentro che fuori dall'oratorio), capace di far star bene agli altri. Ognuna delle persone con cui ho avuto la possibilità di parlare e conoscermi mi ha lasciato qualcosa di meraviglioso e utile, con la voglia di andare sempre più avanti in un cammino seguito da ragazzi e ragazze della mia stessa età con i quali ho la possibilità di vivere esperienze capaci di cambiare il modo di vedere tante cose. (Letizia Fiorletta, campo base Bassano Romano)

  • Missionari MGS senza frontiere

    Dopo un anno di incontri online, eccoci finalmente al secondo incontro in presenza del Movimento Giovanile Salesiano della Toscana, nonché incontro conclusivo e di verifica dell’anno pastorale appena trascorso e di lancio delle attività estive: quello dell’assemblea MGS. L’assemblea si è tenuta nel pomeriggio di giovedì 3 giugno 2021 presso l’oratorio di Scandicci. Dopo la calorosa accoglienza riservataci dal nuovo incaricato don Ezio Rossi e il saluto iniziale del direttore dell'Opera, don Giorgio Mocci, l’assemblea ha avuto come ospite d’onore S. Em. Rev. Augusto Paolo Card. Lojudice, Arcivescovo metropolita di Siena, Colle Val d’Elsa e Montalcino che è stato presentato dal nostro segretario Antonio Corcione. Il Cardinale Lojudice, in collegamento a distanza, sulla base delle sue esperienze di vita accanto ai più poveri e ai più bisognosi e ispirandosi al carisma salesiano, invita ognuno di noi ad uscire e a guardarsi intorno proprio come Don Bosco fece all’inizio della sua missione. In particolare, ha lavorato come direttore spirituale del seminario Pontificio Romano, spingendo i giovani seminaristi appena arrivati a “sporcarsi le mani” sul campo, inserendoli nelle povertà di quartiere. A partire dalla sua conoscenza del mondo salesiano ci ha invitato a cogliere la bellezza e la ricchezza di avere al nostro interno tante realtà come scuole, oratori, centri giovanili e professionali senza cedere alla tentazione di rimanere “chiusi” nelle proprie attività e progettazioni pastorali. Invece siamo chiamati ad uscire dai nostri confini e andare incontro alle esigenze del momento, seguendo l’esortazione di Papa Francesco e rimanendo fedeli all’icona del buon pastore che va in cerca della pecorella smarrita. A conclusione della sua testimonianza, il Cardinale ci ha lasciato alcuni spunti di riflessione per guidare la verifica del cammino MGS fatto durante l’anno. In particolare, abbiamo riflettuto sui nostri sogni come giovani del MGS, sul nostro modo di vivere la comunità e sul nostro modo di vivere la comunione ecclesiale, seppur nel nostro piccolo (MGS, Scout, Azione Cattolica…). Rimane nel nostro cuore l’appello che il Cardinale ci ha fatto, quando ci ha chiesto se fossimo disponibili ad essere missionari nelle realtà più povere. La novità che questa assemblea ha portato rispetto agli altri incontri è stata la bellezza dello stare insieme, realizzato pienamente nella condivisione di un momento di adorazione e preghiera, finalmente in presenza. Poiché MGS non è soltanto verifica e programmazione, ma anche fraternità e desiderio di stare insieme, l’assemblea si è conclusa con la cena a base di pizza gentilmente offerta e cucinata dall’oratorio di Scandicci. Un grandissimo grazie a tutti i presenti per questi momenti di gioia piena.

  • Giovani al centro della scena

    Domenica 18 Aprile si è svolta la formazione giovani MGS Liguria. A differenza delle precedenti, in cui era presente un relatore, questa volta siamo stati messi noi giovani al centro della scena, con le nostre riflessioni, messi alla prova dal fatto di doverci esprimere su degli argomenti analizzandoli da punti di vista a volte differenti dal nostro. Partendo da un quiz, siamo giunti ad affrontare tematiche riguardanti la vita di noi giovani, il nostro rapporto con il mondo del lavoro e con l’università. Una volta suddivisi in gruppi, ai quali era stata assegnata una tematica, siamo stati invitati ad esprimerci usando la tecnica dei “sei cappelli”, che consiste nell’analizzare una situazione da varie prospettive, a partire dal colore del cappello che era stato abbinato a ognuno di noi. Il cappello bianco esponeva l’obbiettività, quello nero il lato negativo, quello giallo il lato positivo; invece quello verde richiedeva creatività, quello rosso emotività, il cappello blu coordinava i vari punti di vista. La tematica affrontata nel mio gruppo riguardava l’approccio e gli aiuti che sono stati messi a disposizione dei giovani per entrare nel mondo del lavoro. Dal confronto è venuto fuori che noi giovani, entrando nel mondo del lavoro, ci siamo sentiti spesso un po' trascurati e le riforme che dovevano aiutarci ci hanno solo fatti sentire poco valorizzati. D’altro canto un errore che noi giovani a volte commettiamo è quello di non metterci in gioco completamente, un po' per paura, un po' per pigrizia. Dovremmo imparare a uscire dal guscio e a valorizzare meglio il nostro tempo. Penso sia stato interessante esplorare questo argomento sotto vari punti di vista e soprattutto il fatto di essere stati al centro della formazione ha dato l’opportunità a tutti di esprimerci, di conseguenza di crescere. La domanda che più di tutte ci ha messi in discussione, e che voglio porre a voi, è la seguente: come possiamo noi, dal punto di vista salesiano, aiutare i nostri giovani ad entrare nel mondo del lavoro?

  • Un ritorno molto "animato"!

    Non mi ha preoccupato tenere la mascherina in treno per più di un’ora (nel lungo viaggio da Firenze a Livorno), la paura di ritardi di Trenitalia o la levataccia per arrivare in orario, perché la meta valeva davvero la pena. Finalmente domenica 16 maggio 2021 a Livorno le case salesiane della Toscana si sono ritrovate per passare una giornata tutte insieme. E non solo della Toscana perché abbiamo avuto anche ospiti dalla casa del Sacro Cuore di Roma. Infatti domenica alle 9 nei locali della parrocchia di Livorno si sono ritrovate le case di Firenze, Colle di val d’Elsa, Siena, Pisa, La Spezia e ovviamente Livorno, per l’incontro di formazione animatori della Toscana, dal titolo “AnimAzione – dalla teoria alla pratica”. Poco dopo abbiamo iniziato spediti con le attività della giornata, organizzate ad arte dal nostro comitato della Toscana. La prima della giornata, dover organizzare un’attività a partire da elementi dati ai vari gruppi, era solo un riscaldamento che ha anticipato il programma serrato di workshop e giochi fino all’ora del ritorno a casa. Ho apprezzato molto la proposta di diversi workshop che ognuno doveva scegliere, anche per una questione di spazi e numero di persone. Bisogna aggiungere infatti che per tutta la giornata sono state rispettate le norme. Senza andare troppo nel dettaglio, tutti i workshop (Istruzione, Carità, Gioco e Comunicazione) sono stati dinamici, divisi tra una parte più teorica e una invece più attiva. Così dopo tanto tempo mi sono ritrovato, come tutti gli altri, a conoscere nuovi ragazzi provenienti da altre case. Tutto ciò condito dalla carrellata di canzoni da tutto il mondo che gli organizzatori di Comunicazione ci ha gentilmente offerto! Ma il momento che più ci ha riportato alla normalità è stato il pranzo e la pausa. Sempre stando abbastanza distanti, sotto il portico si è radunato un gran numero di ragazzi per ridere, scherzare e conoscersi, oltre che per mangiare ovviamente! E con il pranzo sullo stomaco, anche sotto la pioggia, alcuni si sono messi a giocare a palla mentre quelli un po’ più pigri sono rimasti ai tavoli o hanno giocato al biliardino. Insomma, un solito momento post pranzo di ogni nostro incontro. In breve questa giornata si è avvicinata parecchio a quelli che sono i veri incontri del Movimento Giovanile Salesiano. Laboratori dai quali si esce formati, attività tutti insieme e soprattutto tante risate e tanta allegria. È così, allegri, che alle 18, mangiando gli avanzi della merenda e dei dolci del pranzo, muniti del pezzo di puzzle come ricordo che ognuno è tornato nella sua città. Siamo arrivati e siamo partiti da Livorno seguendo le parole del nostro Padre, Maestro ed Amico: “il demonio ha paura della gente allegra.”

  • Presentazione del nuovo cammino MissioLab

    Zoom, 7 maggio 2021 – L’animazione missionaria si rinnova. Sapevamo da tempo che qualcosa stava bollendo in pentola e avevamo già colto alcuni segni di queste novità: l’organizzazione nuova di vivere quelle che conoscevamo come “Scuole di Mondialità”, il nome nuovo dell’esperienza e il logo che la accompagna, il ritorno alla proposta di una missione estiva in Italia… ma ieri sera abbiamo potuto ascoltare e vedere quello che sta nascendo, non solo per quei giovani che hanno già un cammino sensibile ai temi della missionarietà, ma anche per tutti quei bambini, ragazzi e giovani che incontriamo nei diversi ambienti educativi e che hanno bisogno di crescere con lo sguardo ampio e un cuore grande. È nata ufficialmente la proposta del MissioLab, frutto del lavoro di un Gruppo di Studio interispettoriale, favorito (dobbiamo dirlo) dallo stop obbligato imposto dalla pandemia, sapientemente trasformato in ricco spazio di riflessione. MissoLab costituisce una revisione importante della prassi di animazione missionaria delle tre Ispettorie ICCI-ILS-IRO e si inserisce a pieno titolo nelle proposte di animazione del Movimento Giovanile Salesiano, supportando quanto le diverse opere educative del nostro variegato territorio già offrono. Il piccolo documento che presenta questo percorso conta poche pagine e due sole tabelle. Mantiene il linguaggio degli Itinerari di educazione alla fede e, di fatto, va ad arricchire gli strumenti individuati nella Carta MGS IC per quanto riguarda l’Animazione Missionaria. Nella serata di presentazione di questo lavoro abbiamo sentito raccontare il percorso di lavoro e abbiamo visto un’anteprima del documento scritto. Il terzo step, adesso, è affidato alle comunità locali che potranno sperimentare e mettere a progetto queste proposte all’interno delle programmazioni del prossimo anno. Pare quindi sensato concludere questa piccola comunicazione con la stessa citazione che apre il documento del MissioLab: «Intanto, dal punto a cui siamo arrivati, insieme procediamo» (Fil 3,16). Buon cammino a tutti!

  • Sale per la terra e protagonisti delle nostre vite

    Altro anno, altra corsa, anche questa volta gli esercizi spirituali di Quaresima del MGS IC li abbiamo vissuti online proprio come viviamo la gran parte dei nostri Incontri negli ultimi tempi. Mi piace pensare però, che fosse un buon metodo per non perdere nessuno per strada, per essere proprio tutti insieme, come una grande Famiglia, a vivere un momento così ricco, accompagnati dalla Parola, dono gratuito su cui molto spesso non riflettiamo. A colpirmi molto, è stato il nostro primo compagno di viaggio, Giuseppe, che nel giorno della sua Festa, ci ha insegnato attraverso la Sua vita quanto si possa amare in silenzio e quanto sia Bello prendersi cura dell’altro. A proposito di questo, è stata una grazia poter conoscere Paolo e Aurora, che con la loro testimonianza ci hanno trasmesso l’Amore con cui, sulla scia di Don Bosco, hanno servito i giovani e tutt’ora donano la loro vita e la loro quotidianità. Lo stupore più grande è stato non essermi sentita sola in questo cammino, grazie alla costante presenza di Don Emanuele, allo sguardo pieno di Suor Loredana e all’impercettibile vicinanza di tutti gli altri SDB e FMA che, con la loro discrezione e tenerezza, ci hanno accompagnati sulle orme del Risorto, sempre pronti ad ascoltare e a prendersi cura di noi. L’incontro con la Parola del Signore ha alimentato il fuoco vivo nei nostri cuori e il desiderio di amare ed essere amati, di perdonare ed essere perdonati, proprio come la donna adultera, perdonata da tutti ma soprattutto da Dio, che ci ama imperfetti e peccatori come siamo e che ci esorta a fare i conti con i nostri sbagli imparando da questi e perdonando noi stessi. Come il Samaritano, don Emanuele ci ha esortato ad avere compassione, ad amare l’altro, come vorremmo essere amati noi (e forse anche di più!), stando attenti a non imparare mai l’indifferenza di fronte alla sofferenza. Giunti all’ultima sosta del nostro viaggio, è stato interessante riflettere sulla figura del Sale. Chi è Sale per noi? Per chi noi siamo Sale o per chi vorremmo esserlo? Consapevoli della Grazia che siamo chiamati a testimoniare, sono stati fondamentali i momenti di riflessione individuale che abbiamo vissuto e ancor più belle le condivisioni con le quali ci siamo guardati negli occhi e abbiamo potuto pregare l’uno per l’altro. Questi Esercizi ci hanno dato modo di capire che, grazie al rapporto con Dio, coltivato quotidianamente, il nostro cuore può solo ardere e l’amore per gli altri assume un significato immensamente profondo. Dio ci vuole Vivi, con Lui, Sale per la Terra, misericordiosi verso il prossimo e verso noi stessi!

  • Formazione Animatori Sardegna nel cuore del mondo

    L'ultima domenica di febbraio si è svolta, dopo tanto tempo, la formazione animatori MGS Sardegna ad Arborea. Dopo la preghiera iniziale, si è sviluppato il tema "Nel Cuore del Mondo" grazie alle esperienze di cinque testimoni: Daniela Pettinao, docente universitario e Salesiana Cooperatrice; Matteo Contis, giovane impegnato nella sanità e animatore salesiano; Giulia e Lelle, famiglia che vive la sua missione all’interno di una comunità; Michele Piga, giovane con la passione per la musica impegnato nella vita pastorale locale e diocesana. Successivamente, dopo qualche abbuffata e altrettante chiacchere, ci si è dedicati ai laboratori volti a capire cosa più è rimasto impresso delle testimonianze del mattino, e su quale sia la nostra missione. In seguito, ci si è divisi per case di provenienza al fine di creare progetti per i propri oratori che si sono conclusi con una breve condivisione. Infine abbiamo celebrato la messa conclusiva e ci siamo salutati. Si è tornati a casa contenti di essere riusciti a fare, dopo svariato tempo, un incontro in presenza, ed essere tornati a vivere a pieno le emozioni di questi eventi.

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